Se mai verrete da queste parti preparatevi, perché dal picnic domenicale con si scappa, prima o poi vi tocca. I canadesi, anzi i Nordamericani in generale sono dei veri maestri del picnic, ne fanno un’ arte e la gita domenicale è venerata come un culto. Ogni occasione è buona per una scampagnata; ogni parco, bosco o fazzoletto d’erba diventa territorio perfetto per un pranzo al sacco in compagnia (e con qualunque tempo). I centri commerciali e gli appositi negozi specializzati per la vita en plein air vendono la qualunque sull’argomento. Si parte con tende da campeggio ultramoderne, set di vasellame pieghevole, letti e sedie gonfiabili comodi come quelli di casa propria, amache, kit di pronto soccorso impermeabili, zaini dalle mille tasche per arrivare al mitico barbecue da trasporto portatile (più piccolo di quello presente su ogni terrazzo degli edifici della città, le cui dimensioni spesso raggiungono quelle di una portaerei). Mi ritrovo spesso a curiosare tra gli scaffali di gadget en plein air, mi rapiscono, ne rimango affascinata; sono il top dell’ingegneria pratica, dove la parola d’ordine è avere tutto a portata di mano per cucinare comodi e tutto deve essere pieghevole, per essere riposto con cura ed occupare il minor spazio possibile.
Anche noi siamo stati invitati ad un picnic domenicale e per non farmi cogliere impreparata mi sono organizzata, o almeno così credevo. Di tutto ciò che offrono i mall mi sono limitata ad acquistare una borsa frigo abbastanza capiente da contenere i viveri per noi tre, acquisto che può risultare utile per i nostri viaggi canadesi con Merdolo. Ho preparato: insalata di riso, quiche, panini, macedonia e nel thermos del latte del nano (che non usa più) il caffè. Mi sono attrezzata con un banalissimo, ma funzionale, set bianco di piatti e bicchieri di plastica, bibite varie ed una coperta con il fondo impermeabile, da stendere a terra. Ovviamente avevo con me anche il rancio per Merdolo, anche se ha preferito sbafarsi la quiche agli spinaci piuttosto che la sua insipida minestrina.
Ero soddisfatta della mia organizzazione, ma il mio orgoglio è imploso appena ho visto il “bagaglio” da picnic dei nostri amici, che era così composto:
2 coperte,
4 sedie pieghevoli,
2 zaini frigo (con dentro l’impossibile),
1 chitarra,
1 ghiacciaia semiprofessionale (avrei potuto sdraiarmici dentro).
Alla visione del carico mi sono chiesta quanti giorni saremmo rimasti fuori casa. Pierre deve aver notato la mia faccia stranita, sorridendo ha esclamato “it’s a picnic party” ed è partito tutto allegro a caricare la macchina. Intanto Joanne, la moglie, si è avvicinata e timidamente mi ha detto “mi spiace non abbiamo preso la tenda, ma all’isola di Boucherville non è necessaria, c’è abbastanza ombra”.
Insomma, non c’è storia, certe cose bisogna lasciarle fare ai professionisti.