Post notturno, come si addice a questo mediometraggio danese fresco di visione. Opstandelsen è passato del tutto inosservato in Italia, e forse passerà inosservato anche su Plutonia Experiment, visto che già da domani si parlerà d’altro. Già la formula scelta, il mediometraggio, è talmente inusuale che desta qualche perplessità. Invece è un formato con molti aspetti interessanti, specialmente per opere quasi senza trama, quale è questo Opstandelsen (Resurrezione, tradotto dal danese).
Siamo ancora una volta nel cinema zombie, questa volta portato in quello che dovrebbe essere uno dei suoi luoghi principe: la casa del Signore. Il film è infatti totalmente ambientato in una chiesa di campagna, con tanto di camposanto adiacente. Durante una funzione funebre di un giovane, Simon, morto (si presuppone) per overdose, i morti risorgono dalle tombe e, come al solito, hanno tutte le intenzioni di trasformare i vivi in cibo da fast-food. Gli zombie invadono la chiesa e fanno una strage. A salvarsi sono tre fratelli del giovane che stava per essere seppellito: una ragazza (taciturna e vessata dalla madre), il fratello maggiore (responsabile e maturo) e l’altra pecora nera della famiglia, Peter, cocainomane come il defunto Simon.
Da quel punto in poi Opstandelsen si trasforma in una vera e propria corsa contro il tempo per salvarsi dagli zombie. Rifugiati nei sotterranei della chiesa i tre fratelli non possono far altro che scappare attraverso corridoi oscuri, resistendo a un attacco dopo l’altro. I morti viventi sono veloci, ferocissimi, ovviamente contagiosi. L’unica differenza con gli zombie classici è che muoiono anche se colpiti in altri punti vitali e non solo alla testa.
Le riprese sono particolari: si alternano quelle con telecamera a mano – in stile Cloverfield - ad altre più classiche, con una cura maniacale per i dettagli e i primi piani. Le scene di combattimento nei sotterranei della chiesa sono claustrofobici, angoscianti. Lo splatter abbonda (anche oltre il dovuto) e ci sono alcune scene che provocano un bel po’ di orrore, nel senso più classico del termine. I difetti sono quelli classici di alcuni cortometraggi: i cliché abbondano (anche se si tratta di cliché situazionali, non sui protagonisti), l’alternanza di stili opposti nelle riprese è quantomeno opinabile.
Opstandelsen non ha alcun significato recondito, non si nasconde dietro a moralismi beceri, né scade nella parodia, genere di cui posso francamente farne a meno. E’ un film horror nel senso stretto del termine, lungo quel tanto che basta per farsi vedere senza annoiare. Se vi capita di trovarlo (e in streaming si trova, sottotitolato in italiano), dategli una passata.
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