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“Opus alchymicum” di Lolita Timofeeva in Biennale di Mosca 2011

Creato il 22 settembre 2011 da Kengarags
“Opus alchymicum” di Lolita Timofeeva in Biennale di Mosca 2011In progetto speciale "Behind the mirror"
alla Rudomino All-Russia State Library for Foreign Literature





Lolita Timofeeva, artista lettone, ma bolognese di adozione quest’anno partecipa alla IV Biennale di Arte Contemporanea a Mosca con progetto “Opus alchymicum” all’interno del progetto speciale, tutto italiano, “Behind the mirror”. Curatore - museologo, storico e critico dell'arte Maurizio Vanni coinvolge tre artisti: Francesco Attolini, Christian Balzano e Lolita Timofeeva chiamati a confrontarsi sul tema della biennale di quest’anno “Rewriting worlds”. Dal 23 settembre al 16 ottobre 2011 le installazioni dei tre artisti saranno ospitate all'interno della Rudomino All-Russia State Library for Foreign Literature di Mosca. Il progetto, organizzato in collaborazione con Lu.C.C.A – Lucca Center of Contemporary Art

Lolita Timofeeva è una pittrice ostinata e fedele ai valori spirituali della vita, alla persistenza dei sentimenti e delle passioni che si scontrano gli uni contro gli altri nelle sue immagini con una sensibilità vulnerabile e vulnerante. Il volume, edito da Allemandi Editore, che esce in occasione della partecipazione di Lolita Timofeeva alla IV Biennale di Mosca, riproduce 29 dipinti, 47 opere su carta e un’installazione. La pubblicazione sarà presente ad Artelibro 2011 a Bologna (dal 23 al 25 settembre). L’artista indaga la dimensione metafisicadel mondo, la sua poetica appartiene all’ambito dei simboli e di archetipi, la sua ricerca si intreccia con gli studi dei testi di psicologia analitica e di filosofia. Il progetto è accompagnato da un saggio del prof. Arturo Schwarz che così lo conclude: “Tra tutti gli artisti che ho conosciuto, nessuno, salvo Marcel Duchamp – ma nel suo caso, in modo diverso e più criptico – ci ha donato un’opera talmente organica e dalla valenza tanto complessa e iniziatica quanto quella di Lolita Timofeeva. A lei, che rappresenta un caso raro nella crescente volgarizzazione dell’esercizio artistico, un mio plauso riconoscente.”


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