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Ora berlusconi sa di vecchio e stantio

Creato il 19 novembre 2011 da Speradisole

ORA BERLUSCONI SA DI VECCHIO E STANTIO

ORA BERLUSCONI SA DI VECCHIO E STANTIOUn antico detto dialettale bolognese, per indicare quanto fosse difficile e tribolata la vita dei poveri diceva:  è dura l’aringa (l’è dura l’aranga).

Mi è venuto in mente a proposito della condizione attuale di Berlusconi. Ovviamente non si riferisce alla sua “povertà” che non esiste, ma al lavoro che dovrà fare per riemergere, ammesso che ci riesca.

Ascoltare ora le sue parole, l’immagine che balza alla mente è  quella di un vecchio che non dice parole sagge, ma parole vecchie e stantie. In pochi giorni è trascorsa una vita.

Solo l’altro ieri diceva, Monti è un premier col timer; derubrichiamo questa fase a brutta parentesi; è una «sospensione negativa della democrazia»; dobbiamo «subire» a causa del «terrorismo dell’opposizione e della stampa italiana e straniera».

Il suo governo «durerà finché lo decidiamo noi», perciò fiducia e poi subito pronti a una campagna elettorale che potrebbe cominciare fra «tre mesi», anzi rettifica è cominciata «oggi».

Manda un ultimatum anche a Casini e a Fini «se si pente», perchè stiano all’erta e sappiano scegliere le future alleanze: le elezioni le «vinciamo noi perché perde chi governa».

Napolitano «maestrina»con la matita rossa che dettava i tempi della crisi e correggeva i decreti  agli «scolari» del fu governo.

E Casini, il «ragazzo» che al momento giusto andrà fatto ragionare  «con le buone o con le cattive»

Doveva andare a Montecitorio, voleva fare un discorso per spiegare dove  mettere i suoi paletti, (pur motivando l’appoggio del Pdl al «tecno-governo»), ma non  si è presentato, ha lasciato che al suo posto parlasse l’Angelino, ed è entrato solo alla fine o quasi, per votare.

Forse non sopportava di sedere nei banchi come semplice “onorevole deputato”. Ma dovrà adattarsi, quella ormai è la sua condizione.

Ha assicurato che non andrà per giardinetti, né si ritirerà a scrivere le sue memorie, ma che è ben determinato a riprendersi la piazza, a farsi una tv di partito (non gli bastano quelle che ha).

Ottimista sui sondaggi che, a suo dire,  lo hanno già premiato, per il gesto di “responsabilità” che ha compiuto, continua con le sue vecchie litanie  che lasciano il tempo che trovano.

Intende fare un governo ombra anche se è a tutti gli effetti un governo di maggioranza, dice lui, che ruberà la scena a Monti, rendendogli la vita difficile.

Quindi la «patrimoniale non passerà» «noi la sotterreremo perché è una misura depressiva sul valore degli immobili». E già, per chi ha una ventina di castelli, ville ed appartamenti, aziende supermiliardarie, tv, eccetera eccetera, diventa pesante.

Forse si è anche pentito di aver comprato “Le e due palme” nell’isola di Lampedusa. Introdurre l’Ici, mai e poi mai, è su quella che ha vinto.

E’ urgente subito la legge «sulle intercettazioni», quella sì a lui non costa niente e gli giova assai. Solito vecchio ritornello.

I dirigenti pidiellini sono convinti che il partito non regge se viene affidato ad Alfano, per questo Berlusconi ha annunciato che in primavera si terrà il congresso nazionale (sarebbe il primo). Per ora è sufficiente mantenere in vita il Pdl.

Rimane la piazza, ma con chi scendere in piazza? Con gli studenti arrabbiati? O con i cassintegrati ed i precari? O come forza di maggioranza  che ha dato la fiducia a Monti? Dilemma!

Per rimontare la china ce ne vorrà. Le sue parole sono vecchie, stantie e non  fanno nessun effetto, anzi ne dimostrano la vecchiezza, la ripetitività, l’inutilità e la vacuità.

La gente non tollera gli errori e la stupidità, non dimentica le delusioni e preferisce non mangiare una minestra riscaldata. E  Berlusconi è ormai, una minestra riscaldata fatta solo di promesse e di annunci.

Come si dice a Bologna l’aringa si fa dura. Riconquistare un consenso, riproponendo se stesso, è difficile.

Forse, però, le vere ragioni che hanno indotto Berlusconi a fare un passo indietro sono le stesse che nel 1994 lo costrinsero al passo avanti: evitare il fallimento delle sue aziende. Tutto il resto sono chiacchiere. E sugli affari lui non scherza.



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