Ora manca lo spazio e sei stanca

Da Nuvolesparsetraledita

Libri pieni di parole in ogni stanza, accatastati confusi affastellati, buttati qua e là in disordine apparente anche se tu sai sempre dove.

Abiti fuori dall’armadio, gettati stropicciati, sistemati senza senso  sulle sedie contro i muri.

Sei stata fuori, non hai avuto tempo. C’era una vita da vivere, cibo da preparare, mondo da incontrare.

Carta di fotocopie, bozze di scritti, disegni: c’ è di tutto intorno a te sopra di te sotto di te contro di te.

Hai poco tempo per far ordine, per trovare il filo, per  ricondurre ogni cosa al suo giusto posto. Non ci riuscirai, sei troppo stanca. Non potrai mai più trovare intorno a te l’ordine delle parole dei vestiti della carta, il giusto senso delle cose: non c’è senso, cosa è il giusto non lo sai ora che sei così stanca.

Te lo domandi mentre ti appoggi ad una sedia, poi crolli sul divano, chiudi gli occhi e pensi.

C’era uno spazio grande, un tempo, tutto da colmare. Eri tu, era il mondo attorno a te. Ora inutili cose lo hanno riempito e ti soffocano. Non sai, non puoi, non trovi. Non riconosci più spazio e tempo, non li riesci a svuotare per fare posto a te stessa.

Libri in ogni stanza, abiti, i vasi da fiori vuoti, il cestino della spazzatura pieno di fogli e di cartaccia.

Sei stanca e non sai come, non sai.

Sai che manca lo spazio, non c’è più molto tempo e tu sei stanca mentre la primavera fuori ti ricolma e tu sei stanca.

Stanchezza

Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza
non di questo o di quello
e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé,
stanchezza.
La sottigliezza delle sensazioni inutili,
le violente passioni per nulla,
gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno,
tutte queste cose
– queste e cio’ che manca in esse eternamente –
tutto ciò produce stanchezza,
questa stanchezza,
stanchezza.
C’è senza dubbio chi ama l’infinito,
c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile,
c’è senza dubbio chi non vuole niente –
tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi:
perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere…
E il risultato?
Per loro la vita vissuta o sognata,
per loro il sogno sognato o vissuto,
per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita…
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza,
una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima,
stanchezza…

Fernando Pessoa


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