Da “ora tocca a noi” a “oratoccamuà”, il confine sottile tra una n e una m: il Pd non chiede poltrone in giunta, decisivi per Zedda i due test delle primarie e del Lirico
19/10/2012 02:08La parola d’ordine è sempre la stessa: collegialità. Ma lo slogan più ironico è quello che è venuto fuori ieri sera nella riunione finale del Pd: da “ora tocca a noi”, lo slogan è diventato “ora tocca a moi”. Un semplice francesismo, la n che diventa m, oratoccamuà, dedicato senza polemiche al sindaco Massimo Zedda. La vera notizia però è un’altra: il Pd non chiede poltrone, nè nella giunta nè all’Ente Lirico. Lo fa per coniare uno slogan ottimo per le prossime primarie del centrosinistra: la politica non fa rima con gli assessorati. Ma il Pd chiede più coinvolgimento, e lo farà attraverso un documento firmato dal segretario cittadino Yuri Marcialis che già oggi verrà diffuso in tutti i circoli, vecchi e nuovi. Il Pd non vuole sentirsi escluso dalle scelte strategiche per la città. E ne ha pienamente diritto, inutile negarlo anche per chi non ha mai seguito D’Alema, Bersani, Veltroni o Renzi. Con 13 consiglieri comunali, è il primo partito a Cagliari, sino a prova contraria. Ma cosa è successo nella fatidica assemblea cittadina in via Emilia, nel bilancio di un anno e mezzo di amministrazione alla guida della città? La montagna ha partorito un topolino. Deluso chi sperava nel colpo di mano al sindaco, anche se forti critiche si sono alzate nei confronti della gestione del caso Lirico da parte del primo cittadino. Solo il consigliere Claudio Cugusi ha insistito sul fatto che il rimpasto in giunta sarebbe stato necessario. Gli altri hanno scelto la linea della prudenza, col chiaro obiettivo di non rompere il giocattolo del centrosinistra neppure in quella che è stata la settimana più difficile e nefasta per Massimo Zedda. Prudenza che fa rima con un avvertimento: il sindaco dovrà condividere le decisioni, un po’ come si fa su Facebook con le notizie più importanti. Altrimenti sarà addio. Perchè su un punto in via Emilia sono stati tutti d’accordo: la città è sporca, e tanti cittadini si lamentano. Non solo: il Pd è l’unico partito che non ha espressione diretta nella giunta, non ha insomma assessori scelti dalla direzione politica (anche se la Sassu ha la tessera del Pd). Insomma la giunta Zedda è esclusivamente la “giunta del sindaco”, questo si è detto dentro e fuori dai corridoi. il primo cittadino sarà responsabile, nel bene e nel male, del destino di Cagliari e il Lirico è solo una piccola tessera di un mosaico complesso. La scollatura c’è, le primarie non saranno un Attak. Zedda ha davati a sè due piccoli referendum. Il primo è quello delle primarie: sarà una sconfitta se Niky vendola, il suo leader carismatico che domani approda al Mediterraneo, non otterrà almeno 2650 voti a Cagliari. Cioè quelli che Zedda conquistò alle primarie del freddo ma rovente gennaio 2011. Il secondo test sarà in via Sant’Alenixedda: se la Crivellenti verrà confermata sovrintendente, dovrà per forza raggiungere i risultati sperati. Altrimenti sarà una sconfitta firmata dal sindaco (oppure, in caso contrario, una vittoria). Tutti spunti ideali su cui riflettere in un weekend delicatissimo per la politica cagliaritana. Tra la n e la m, il confine è sottilissimo. Tra “ora tocca a noi” e “oratoccaamuà”. Veleno Parlante.
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