La trama (con parole mie): per Piper Chapman la vita dietro le sbarre non procede propriamente tranquilla. A seguito dello scontro con Pennsatucky, infatti, la donna è stata costretta ad un periodo in isolamento cui fa seguito una trasferta legata al processo dell'ex boss per il quale lavorò l'ex fidanzata Alex Vause, responsabile della sua reclusione.
Quando proprio le dichiarazioni di quest'ultima separano di nuovo le loro strade e Piper fa ritorno alla sua "casa" dietro le sbarre, si troverà ad affrontare i cambiamenti nella geografia sociale delle detenute, dal nuovo ruolo della stessa Pennsatucky al progressivo potere assunto dalle afroamericane, guidate dalla temibile Vee, pronta a tutto per riprendere il controllo della prigione che, in gioventù, l'aveva già ospitata.
Come si evolveranno, dunque, le vicende? E cosa accadrà alla tornata in libertà Alex?
Una delle sorprese più piacevoli della scorsa stagione del piccolo schermo fu un titolo in grado di unire l'approccio "in rosa" di Julez alla necessità di dosi robuste di sesso, violenza, linguaggio scurrile ed un'ambientazione carceraria che non fa mai male come spesso e volentieri ricerca il sottoscritto: Orange is the new black.
Partita in sordina, infatti, con il crescendo finale la prima stagione del serial che vede la "brava ragazza" Piper Chapman costretta a vivere dietro le sbarre - con tutte le conseguenze del caso, da quelle sociali e legate ai rapporti con l'esterno a quelle con le quali ci si trova necessariamente a dover fare i conti all'interno - era riuscita ad alzare l'asticella delle aspettative per l'annata numero due, che purtroppo, a conti fatti, pur risultando molto interessante non si è rivelata altrettanto potente: fatta eccezione, infatti, per l'ascesa di Vee ed i conflitti razziali all'interno del carcere - charachter notevole, quello della perfida matrona afro, che tiene sulle spalle l'intera annata - e gli episodi dedicati a Miss Rosa - splendido il season finale, un concentrato di malinconia e desiderio sfrenato di libertà, oltre a quel "è sempre stata una maleducata" che chiude alla grandissima una vicenda che pareva non avere fine -, il resto pare campare del credito guadagnato l'anno precedente, a partire dalla scarsa presenza di Laura Prepon/Alex Vause - per il dispiacere di Julez, che l'ha ormai eletta a suo sogno erotico femminile - ad un ridimensionamento della follia di un charachter potenzialmente stupefacente come Pennsatucky, senza contare il muoversi ai margini di Nichols e Diaz, che paiono essere rimaste in qualche modo prigioniere dei loro archetipi.
Unico scossone effettivo il cambio di direzione nel carcere, che promette scenari interessanti rispetto alla prossima stagione, sia in positivo che in negativo: nel complesso, però, un'annata che pare di transizione, per Piper e le sue compagne di sventura, che soddisfa ma non lascia con la sensazione di aver assistito a tredici episodi memorabili almeno per la serie stessa.
Non voglio però apparire troppo severo, rispetto a Orange is the new black, che ha il merito di mostrare - ed è assurdo negarne l'esistenza - le palle dell'altra metà del cielo in un contesto insolito - almeno per quanto riguarda le proposte in rosa - senza dimenticare intrecci che toccano i massimi sistemi - amicizia, amore, desiderio di vivere ed affermarsi in quanto individui - senza drammatizzare troppo, mantenendo risvolti grotteschi e noir che non hanno nulla da invidiare ai capisaldi di genere.
Il lato più interessante di OITNB resta la volontà di umanizzare le detenute senza comunque dimenticare le loro inclinazioni o colpe, in modo che possano essere considerate umane ed in quanto tali, forse, destinate a legare i loro destini al "lato oscuro": l'esempio della già citata Miss Rosa è lampante, ma la stessa Piper, soprattutto nel corso del permesso ottenuto per assistere ai funerali della nonna, nota quelle che sono le differenze tra chi ha vissuto dall'altra parte del confine e chi si è visto negare uno degli aspetti più importanti dell'esistenza di una persona: la libertà.
Ed è bello, anche quando fa male, scoprire che non si deve fingere che la colpa non esista, o pretendere di essere perfetti ed integerrimi: come i detenuti cantati dalle canzoni di Johnny Cash, queste donne sono, dalla prima all'ultima, profondamente umane.
Ed è questa la loro forza, tanto quanto la loro debolezza.
Perfino quando si tratta di un'eminenza più che grigia come Vee.
L'unico accorgimento da tenere è quello di cercare di essere educati.
Perchè non si sa mai di quale "reaper" andremo ad incrociare il cammino.
MrFord
"Valentine is done
here but now they're gone
Romeo and Juliet
are together in eternity..."
Blue Oyster Cult - "(Don't fear) the reaper" -