Orchidea De Santis
Quando si cresce a pane e cinema, come ha fatto chi vi scrive, si finisce per affezionarsi in qualche modo a dei film a degli attori e a delle attrici; così si finisce per crearsi dei personali cult, che nel mio caso possono essere i film di Leone o di Kubrick, di Monicelli piuttosto che di Bertolucci, ad attori come Mastroianni e Eastwood, ad attrici come la Monroe.
Ecco, le attrici.
Nel 1970 vidi, in prima visione, un film che si chiamava Concerto per pistola solista; era un gioiellino, un thriller ironico in puro stile british, che mi divertì tantissimo.
Nel cast c’era un ‘attrice che iniziai a seguire con sempre maggiore interesse; nel film interpretava Evelyn , una cameriera un pizzico maliziosa che aveva una caratteristica che poi personalmente ho trovato fondamentale sia nelle attrici che nelle donne, ovvero il sorriso.
Lei aveva, in quel film (ma lo avrebbe mantenuto per molto tempo) quel sorriso aperto, spontaneo e sbarazzino che sarebbe poi diventato il suo personale “marchio di fabbrica”, un brutto termine che però serve a indicare la sua caratteristica peculiare.
Bella, bionda, affascinante, ecco Orchidea De Santis, attrice di talento e donna passionale, vera.
Lo intuisci dalla sua maniera di recitare, spontanea e poco costruita.
Lo intuisci quando leggi quello che scrive, quando si racconta, senza falsi pudori e con genuinità, quando “piccona” qualche mito del cinema alla sua maniera, raccontando non solo le luci ma anche le piccole e grandi meschinità che inevitabilmente ne fanno parte.
Dicevo che ho iniziato a seguirla con interesse, in quella sua carriera che non l’ha portata ad essere una star di primo piano, ma un’attrice che comunque ha un seguito assolutamente inaspettato tenendo conto che ormai sono passati quasi trent’anni da quello che fu l’ultimo film che la vide protagonista, Arrivano i gatti (anche se per la verità il suo ultimo ruolo risale al 1992, Le amiche del cuore).
Ho avuto la fortuna di poterla contattare sul suo blog e un po’ timidamente, lo confesso, le ho chiesto di rispondere a qualche mia domanda.
Con grande sorpresa, ha accettato, mostrando una disponibilità assolutamente inaspettata.
E’ nato così questo colloquio, che riporto integralmente.
Quello che viene fuori è il ritratto di una donna che non ha falsi rimpianti, che ha fatto sempre quello in cui credeva, riuscendo ad allontanarsi da un mondo, quello del cinema, che spesso ha fagocitato e distrutto alcune delle sue protagoniste, come la Antonelli, la Carati, Paola Senatore, Karin Schubert…
Colleghe meno fortunate o semplicemente meno forti caratterialmente.
Lei, la forza di carattere, ce l’ha da vendere; quante attrici avrebbero lasciato un mondo così importante come quello del cinema reinventandosi in qualche modo una vita, diversa e meno “in vista” ?
Orchidea lo ha fatto, ed è per questo che chi vi scrive ha, oggi, la certezza di aver scelto il suo personale mito senza sbagliare.
Non solo un’attrice, ma una donna.
E che donna…..
“Nelle varie interviste che hai concesso in questi anni, come quella per la rivista Nocturno o quella più completa e esaustiva da cui è nato il libro di Melelli ti viene appiccicata, a mio giudizio in maniera molto riduttiva, l’etichetta di regina dei decamerotici, quasi che la tua carriera fosse stata costruita attorno a questo genere di pellicole, dimenticando che hai lavorato con De Sica, con Salce, con Vicario e Rossati, Sollima, Lupo ecc.
Quanto ti va stretta questa etichetta, quanto ti ha fatto “soffrire” in passato questa miopia di critici e esperti di cinema?”
-Quello che dici in parte può essere vero ma ci tengo ad evidenziare alcune cose; credo che Nocturno quanto Melelli nutrono per me stima e credo anche affetto e pur incoronandomi ”regina dei Decameroni” lo hanno fatto, sono certa, senza che quest’ appellativo sminuisse la mia professionalità. E’ fuori da ogni discussione che avendo partecipato a più di un decamerone e soprattutto come nel caso del “Decamerone Proibito” e in quelli che hanno fatto degli ottimi incassi al botteghino, segno evidente del gradimento del pubblico e soprattutto quello di provincia, che questa corona può calzarmi bene. Infatti come spesso affermo, non sono mai stata premiata nè dal pubblico nè dalla critica per i film in cui speravo, mentre la “gloria” sempre tanto attesa direi che mi è arrivata dai cosiddetti film di serie B che ancora oggi vantano numerosi estimatori. Anche se stento a comprendere ancora questo fenomeno, sono felice che abbiano una vita così duratura.
Tu citi il film di Rossati e Scavolini, a cui sono molto affezionata, quello di Sollima e Vicario, ma anche film più ricchi per il cast quali appunto “Ettore lo Fusto” con la pletora di attori che tu hai elencato, o “L’invasione” di Yves Allegret con Michael Piccoli e Lisa Gastoni, oppure quello con Gerard Dèpardieu “ Tre simpatiche carogne” e ancora e finisco una lista che potrebbe continuare, lo sconosciuto film di un regista di cui molto si è parlato in questi giorni al Festival di Venezia Jerzy Skolimowski “ Le avventure di Gerard” con Peter Mc Enery, Claudia Cardinale, Eli Wallach ed altri. Insomma l’etichetta oggi non mi va stretta ma all’epoca, non posso negare, mi ha fatto soffrire proprio perchè i miei tentativi di farmi valere in ruoli in film diciamo più di “prestigio”, è risultato sempre vano.
“Gordiano Lupi invece, uno che di cinema se ne intende come pochi, afferma di trovare in te tanto talento, spesso mal sfruttato da registi e produttori, e ti definisce “una creatura solare”,
privilegiando in un certo senso la tua capacità di essere donna prima che attrice, quasi che il tuo lavoro, all’epoca altro non fosse che un bell’hobby più che una ragione di vivere, cosa che condivido in assoluto. E’ la verità oppure quell’appellativo, quell’etichetta di regina dei decamerotici in fondo rispecchia la realtà delle cose?”
Gordiano è una persona molto gentile e mi fa molto piacere godere della sua stima.
Lavoro e vita per me hanno da sempre marciato insieme. Mai però il lavoro è stato sopra ogni altra cosa, anche se, come saprai, il desiderio di fare l’attrice l’ho sentito già dalla più tenera età. La mia natura è istintiva e ho sempre indirizzato il mio cammino verso l’ esperienzale che includesse tutto ciò con cui vengo in contatto. Non mi è mai interessato un mondo circoscritto e votato solo in una direzione. La vita è affascinante e bellissima. E’ un immenso dono. Perché non attingere ad essa a piene mani? Ecco forse è quest’atteggiamento che viene fuori dalla mia immagine pubblica e uno sguardo attento lo può percepire nel modo che tu e Gordiano avete fatto. Voglio mettere in chiaro una cosa che delinea meglio questo mio modo di prendere le cose. Non provengo da una famiglia agiata che mi ha permesso il lusso di giocare con le mie ambizioni. Non posso neanche dire che la mia estrazione sociale fosse bassa, piuttosto direi che appartengo ad una famiglia di idealisti con mio padre in testa, ma non ricca. Siamo stati attraversati da parecchie vicissitudini che però non mi sembra il caso entrarne in merito più di tanto.
La fortuna che ho avuto è stata quella di avere in qualche modo un tacito, discreto sostegno famigliare che non mi ha messo i bastoni tra le ruote più di tanto, lasciandomi libera e dandomi la possibilità di poter fare della mia vita la mia esperienza e la mia ricchezza. La mia prima necessità dunque è ed è sempre stata il rispetto di una certa etica personale. Sono sempre stata attenta a rispettarmi e a farmi rispettare e pur amando moltissimo il mio lavoro non ho ritenuto opportuno dargli quella priorità e dedizione totale che invece viene richiesta e questo è stato il conto che ho dovuto pagare riguardo la carriera.
Orchidea interpreta il ruolo di Sandy in Sette cadaveri per Scotland Yard
“La tua carriera di attrice inizia prestissimo, tuttavia è nel 1970 che inizi davvero ad interpretare ruoli importanti, tant’è vero che in due anni giri ben 16 film; il primo vero successo è Quelli belli siamo noi, con Carlo Delle Pia ne, Ric e Gian, Carlo Dapporto, la Biagini…
Nel film c’era il bello e dannato Maurizio, leader dei New Dada, c’era un giovane ed inesperto Lino Banfi; che ricordo hai di questo film e del suo cast?
In particolare vorrei chiederti una cosa; il Morandini, per alcuni una specie di Bibbia, lo definisce “una modesta congerie di canzoni e scene di rozza comicità”.
Sembra l’inizio di un rapporto complicato tra i film che interpreti e il mondo dei soloni della critica; come hai vissuto questo ostracismo nei confronti delle pellicole in cui comparivi, spesso etichettate come rozze, scollacciate o peggio?“
Il ricordo di questo film? Innanzi tutto la Biagini che il primo giorno che ci incontrammo espresse la sua non simpatia per me perché un suo uomo aveva una fissa per me senza che io ne fossi a conoscenza però.
Scherzi a parte Maurizio era così come lo descrivi tu. Uno strano tipo molto attraente per noi giovani fanciulle, introverso e anche molto taciturno e riservato. Ho un buon ricordo di lui e mi sono trovata a mio agio lavorandoci. Poi Dapporto. Adorabile! Si divertiva molto e ci faceva divertire. Una persona garbata elegante mai volgare e questo direi di tutto lo straordinario cast di comici presenti nel film.
In quanto alle varie Bibbie del cinema, non ho mai fatto più di tanto caso a ciò che dicono i “luminari “in nessun campo. Anzi quel loro atteggiamento di detentori della Verità mi fa sorridere. In ogni caso che dire, anch’io molti dei miei film non li consiglierei di vedere. Tuttavia ai fini della carriera so che il loro sapiente giudizio ha inciso parecchio e lungi da me pensare che quel genere avrebbe attratto positivamente buone critiche. Il buffo è che è stato così anche nel caso di film come ” Una macchia rosa” o ” Il nero” o addirittura e torno sempre quì ” Colpo di Stato” la critica è stata critica:-).Però ad onor del vero conservo un paio di ritagli di giornali con critiche tra cui una di Gianluigi Rondi relativa questa a Ettore lo Fusto, in cui fa una nota di approvazione per la mia interpretazione di Briseide.
- Sempre nel 1970 giri Concerto per pistola solista, di Lupo, un autentico gioiellino a metà strada tra il thriller e la commedia, uno splendido esempio di cinema serio ammantato di comicità. Anche qui discreto successo di pubblico, ma la rivalutazione del film arriverà solo in tempi relativamente recenti. Siamo alle solite, no? Questo film, di pura ambientazione british, ti vede al fianco della famosa soprano Moffo, di Gastone Moschin e altri bravi caratteristi, e venne girato in una splendida villa della quale non ho mai saputo l’ubicazione. Ricordi dov’era e sopratutto,toglimi una curiosità:sembra che nel film vi divertiate davvero molto. Avevate raggiunto il giusto grado di amalgama, c’era qualcosa di speciale tra di voi del cast oppure è solo un’impressione personale?
Anche questo è un film a cui sono affezionatissima! Mi è per caso capitato di rivederlo dopo tutti questi anni recentemente in TV e sono rimasta molto colpita dall’ottima fattura. Si, hai ragione, il film è un ottimo esempio di cinema italiano con umorismo molto anglosassone. Anche quì il cast è eccezionale, c’è anche Marisa Fabbri ma anche Giacomo Rossi Stuart, padre dell’oggi famoso e bravo Kim, ma anche Chris Cittell che oggi è molto noto in Inghiterra perchè da circa vent’anni è protagonista di una fortunata serie TV.
E vengo alla tua curiosità. Il film è stato interamente girato in Inghilterra, precisamente in una località al nord di Londra; Lowestoft nella contea del Suffolk. Un posto vicino al mare in una villa che come avrai visto era di una bellezza mozzafiato. Il film mi impegnò per diverse settimane. Tutti i personaggi ,essendo un film corale, dovevano essere a disposizione, perciò la convivenza fu direi totale ed è vero che eravamo molto affiatati e in modo molto raro e anche se all’epoca questo succedeva spesso, in quest’occasione la fusione è stata veramente totale.
Un fotogramma e la locandina tedesca di Gli invincibili tre
“Esco un attimo dal seminato, se non ti spiace e passo al personale; una delle tue caratteristiche è un’aria sottilmente ironica, alle volte anche sarcastica, l’aria di chi ha imparato presto cos’è la vita e di conseguenza decide di prenderla sul serio molto relativamente. E’ così?
Non ti vedo, per fare un esempio, nei panni dell’adolescente complessata o della ragazza in cerca di Godot, quanto piuttosto in quelli di una persona che da subito sa cosa chiedere alla vita e sopratutto cosa aspettarsi.
O no?”
Hai colto anche questo. Sono dovuta crescere per una serie di ragioni molto in fretta e visto che dovevo frequentare un mondo non proprio semplice per perseguire nel mio sogno, percepivo la durezza della vita e invece di adagiarmi nei tormenti che sarebbero stati inutili e distruttivi, ho reagito adottando la maschera dell’ironia e sarcasmo come difesa. Così adattandomi a quest’atteggiamento ho fatto la mia strada senza prendere niente sul serio, niente di quel mondo così futile e provvisorio e tanto meno me stessa in quei panni di attrice. Non immagini quanta gioia mi da il fatto che ci siano persone che come te lo abbiano intuito.
Mi piace definirmi una persona cresciuta sulla strada, senza che questo che dico venga mal interpretato ovviamente:-) e come si sa la strada è un’ottima maestra.
Una delle foto che mette in risalto la sua splendida figura…
“Una domanda che con il cinema centra marginalmente all’apparenza.
Hai detto (cito a memoria, perdonami): “Poi un giorno tutto finisce e tu ti chedi perchè, ma non trovi una risposta”
L’hai detto con uno dei tuoi splendidi sorrisi, che però non è riuscito a mascherare una profonda amarezza. Hai poi trovato una risposta convincente alla cosa? Ti riferivi anche alle conseguenze dell’incidente di Verona,che ti portarono ad un lungo esilio dal cinema?“
No, non è per il film ” Arrivano i gatti”. Certo quello è stato un blocco forzato alla mia carriera, ma molto è attribuibile alla mia decisione perchè dopo questa triste vicenda ho preso coscienza che stavo pasticciando troppo con la mia vita inclusa la carriera che stentava a farmi affermare come avrei voluto e l’ho interrotta volontariamente.
Invece riguardo alla annotazione, penso di non dire niente di strano quando affermo che tutto nella vita ha una fine. Certo che lo dico con una certa amarezza, ma non si può negare che è così. Il lavoro di un attore è un pò come per i calciatori dura poco rispetto alla lunghezza di una vita.Certo è che si può comunque continuare a cavalcare l’onda anche se si è affievolita con maestria come pochi riescono a fare, mi viene in mente la Sandrelli o la Virna Lisi ma bisogna avere coscienza che tutto è per un tempo limitato.
Orchidea nel film Il nero
“L’incontro con Salce, sul set di Come imparai ad amare le donne del 1966… Quali sensazioni provasti nel recitare davanti ad uno dei registi più arguti e intelligenti del cinema italiano, come fu il primo giorno del “Ciak si gira” di quel film, circondata com’eri da Michèle Mercier e Anita Ekberg,Elsa Martinelli e Robert Hoffmann?
Ti è successo di rivivere quei momenti come accade a quasi tutti coloro che sognano il primo giorno di scuola o il giorno degli esami?”
Quei momenti li rivivo solo quando sono stimolata da domande come stai facendo ora tu. Salce è una delle persone di cinema che ho conosciuto a cui sono particolarmente affezionata perchè, non solo mi ha diretta in più di un film tra cui quello ai miei esordi,ma è stato anche un magnifico, divertente e mai volgare collega con cui ho recitato in parecchie occasioni.
Certo che durante le riprese di “Come imparai ad amare le donne” mi sentivo nella fossa dei leoni! Però l’incoscienza di quell’età mi ha molto aiutata a superare il senso di inadeguatezza e misurarmi con chi era più esperto con una certa disinvoltura.
Due fotogrammi tratti da Il tuo dolce corpo da uccidere
“In un’altra tua intervista hai smitizzato in qualche modo i rapporti che si creano tra i protagonisti dei vari film, mostrando un lato decisamente poco edificante degli stessi. Mi riferisco alle meschinerie, alle gelosie che hai stigmatizzato; quindi era davvero così difficile avere rapporti umani o d’amicizia con i colleghi e le colleghe?
Non ti chiedo dei nomi, ma ci sono stati attori e attrici con le quali proprio non sei entrata in sintonia, in che percentuale?”
Beh si gelosie tantissime e invidie anche, e sopratutto, in un mondo fatto di rapporti superficiali e opportunistici dove si respira molto l’aria dell’ipocrisia, non è possibile per una persona con certi valori accettarlo o condividere questi atteggiamenti.
Io sono per natura una persona che trova sempre il lato buono delle persone ed ho sempre evitato conflitti di questo genere, per cui non ho mai avuto particolari problemi con le mie colleghe. Inoltre, spesso nei film che ho interpretato, non mi sono mai veramente trovata gomito a gomito con le altre attrici, perciò non è che non voglio fare nomi ma è proprio perchè non ce ne sono state, ma lotte interne ne ho viste parecchie da spettatrice più che partecipante.
“Sempre nel 1970 giri Il tuo dolce corpo da uccidere, di Alfonso Brescia, un thriller di mediocre fattura,lenziano fino al midollo, ma anche antesignano di un cinema che ebbe tanta fortuna negli anni settanta. In questo film sei l’unica a recitare su uno standard di alto livello, visto che Ardisson e la Prevost mostrano lacune paurose. Sul set avesti la stessa impressione?
Una domanda cattiva, in aggiunta; ma un attore come Ardisson,un’attrice come la Prevost, erano scelti con quale criterio, per il loro bel volto, per il cachet o cosa?”
Vedi che anche tu non dai per buono tutti i prodotti, anche se penso che Alfonzo Brescia sia stato un discreto regista anche se non particolarmente apprezzato e riconosciuto come Lenzi?
Ti ringrazio di ciò che dici riguardo la mia recitazione ma penso che anche gli altri ce l’abbiano messa tutta. Forse è che spesso pur plasmandomi nel personaggio che interpreto cerco di essere abbastanza naturale ma soprattutto faccio attenzione a ciò che il regista vuole. Nel caso di questo film di due attori erano sulla cresta dell’onda per cui credo che se il regista non è sufficientemente forte e consapevole di avere a disposizione delle star li lascia andare a ruota libera può succedere che gli attori strafacciano fino ad esagerare e si lascino sfuggire ciò che veramente l’interpretazione di quel personaggio richiede. In quanto alla scelta degli attori e ancora oggi è così, avviene su richiesta della distribuzione, così è anche se il produttore pensa che siano nomi di richiamo.
Due fotogrammi tratti da Arrivano i gatti
“Amore e morte nel giardino degli dei, un gioiellino. Purtroppo trascurato dal pubblico e dalla critica rivalutato solo 40 anni dopo. Interpreti un ruolo drammatico, quello di Viola, che salva Azzurra , la protagonista, da un suicidio indotto. Lavori al fianco di Erika Blanc, un’altra attrice capace e di gran fascino; com’erano i rapporti tra voi due?
Secondo te perchè Scavolini,il regista, è praticamente scomparso pur avendo mostrato ottime doti? Ci credevi, in quel film? “
Certo che ci credevo in quel film ! Sauro Scavolini ma anche Romano due fratelli che all’epoca erano in simbiosi, tipo i Taviani, il primo come anche tu dici buon regista e il secondo straordinario direttore della fotografia e operatore alla macchina, sono scomparsi perchè queste cose succedono. Non ne conosco la ragione effettiva bisognerebbe chiederlo a Sauro. Romano so che fa documentari e cinema indipendente. Anche questo è un film che ricordo con affetto perchè quella Viola mi rassomiglia molto. Il film che tu definisci gioiellino, era anche un pò pesante, forse anche un po’ lento ma certamente molto curato e con una fotografia bellissima.
In quanto ai miei rapporti con Erica, che ho ritrovato parecchi anni dopo il film in una commedia teatrale con Fiorenzo Fiorentini, sono sempre stati ottimi. Erica è folle, una donna scatenata piena di vitalità, divertente e particolarmente in teatro ci siamo frequentate di più che nel cinema e siamo andate molto d’accordo.
Orchidea nell’intervista concessa per il documentario Eurotika!
“Hai lavorato con molti bravi caratteristi, come Montagnani, Vargas, Fiorenzo Fiorentini, Venantini, solo per citarne alcuni. Gente che ha lavorato in un mucchio di film, dando loro spesso quel tocco in più grazie alla loro professionalità. Con quali di loro sei riuscita a instaurare un rapporto umano, chi riusciva davvero a farti ridere, nel senso che sapeva essere il compagnone, l’amico e il confidente senza essere necessariamente l’uomo interessato solo alle tua bellezza e alla tua femminilità?”
Certamente uno dei miei preferiti è Renzo Montagnani con il quale, forse proprio perchè ci siamo ritrovati spesso sul set, si era stabilita una complicità recitativa che si è ripercossa anche nel rapporto umano. Ci siamo frequentati anche fuori dal set perchè eravamo rappresentati dallo stesso agente, Fausto Ferzetti. Ci si incontrava spesso in un certo ristorante romano e anche se eravamo in compagnia di altre persone univamo i tavoli per parlare e farci due risate. Era uno spasso il toscanaccio Renzo! Anche Fiorenzo Fiorentini, che mi tenne a battesimo a teatro, mi accolse nella sua numerosa e rumorosa famiglia, con enorme affetto. Arguto colto ed intelligente Fiorenzo ti incantava quando parlava della sua Roma e di tutti quegli aspetti o aneddoti sconosciuti ai più. A lui/ noi, spesso si univano Gigi Magni e Ghigo De Chiara. Si organizzavano spesso cenette in una bettola romana,Candido, e intorno al tavolo di legno e carta come tovaglia, con del buon vino rosso, iniziava ogni volta una sorta di itinerario tra storie, aneddoti e spesso la protagonista era la Roma papale.
Con l’amico Renzo Montagnani in Una bella governante di colore
“Sei stata tra le prime a scoprire le potenzialità infinite della rete, aprendo un tuo sito e un blog, nel quale ti racconti con schiettezza e nel quale riveli fatti e aneddoti altrimenti sconosciuti.
Molti tuoi colleghi e colleghe viceversa snobbano Internet, rimanendo in un algido silenzio, staccando la spina da quello che potrebbe essere il filo diretto del contatto con il pubblico che ha decretato il loro successo.
Tu perchè l’hai fatto?
Hai una spiegazione sul perchè molti invece preferiscono non dare più alcuna notizia di se?“
Sono una persona per natura curiosa ed attenta a ciò che mi succede intorno. Non resto chiusa nella mia torre di celluloide o nei ricordi. Ti ho già detto che vivo per la vita e non per la carriera. Non credo di peccare di presunzione dicendo di essere stato unico esempio tra i colleghi ad aver sviluppato interesse per tutto ciò che già parecchio tempo prima si intravedeva delle future tecnologie. Me lo ricordo ancora quando parlando con colleghi o gente di cinema sostenendo che la televisione avrebbe affossato pesantemente la produzione cinematografica, mi sentivo dare della visionaria. Quante volte ho tentato di far spostare l’ attenzione dai vecchi obsoleti book fotografici sostituendoli con una presentazione dell’attore davanti ad una telecamera, con la sua voce, il suo modo di esprimersi e non solo esibendo il suo bel faccino, tra l’altro molto curato dalla sapienza del fotografo. Da subito ho apprezzato le potenzialità dell’elettronica sperimentando mie idee con l’ausilio delle prime pesantissime telecamere. Riguardo internet devo però confessare che agli inizi anch’io mi sono avvicinata con diffidenza e un atteggiamento snob nei confronti del computer, che poi comunque ho superato. Il motore di tutto è stato che durante le prime navigazioni notai con non poca sorpresa la mia forte presenza in rete, sto parlando di almeno 15 anni fa, anche se ciò mi fece sentire molto fiera di essere entrata in quel mondo del futuro, trovai che quello che c’era e che mi riguardava era un pò scomposto e poco esaustivo. Così nel 2006, capitò che un amico webmaster mi chiese di occuparsi lui del mio sito ufficale e devo a lui il convincermi a rendere vivo il sito allegandogli il blog. Non sapevo neanche cosa fosse un blog nel 2006 e soprattutto avevo una sorta di impaccio nello scrivere, non mi ero mai cimentata in questa nuova dimensione. Per cui sono molto grata al blog e sono anche molto fiera perchè mi ha dato la possibilità di rinnovarmi con un nuovo talento, quello della scrittura.
Mi chiedi perchè i miei colleghi o colleghe snobbino questo mezzo. Ti posso dire che penso che per ognuno di loro ci possa essere una motivazione. Non so, posso azzardare qualche ipotesi se vuoi; innanzitutto scrivere e comunicare così non è proprio facile facile per chi è abituato ad avere altri che scrivono. Poi credo che, come è accaduto a me inizialmente, può esserci una posizione snobistica, oppure semplicemente non sono interessati. Perchè non danno notizie di se? Anche quì dovresti chiedere loro, i motivi sono tanti e penso per ognuno diverso…poi si può supporre tutto ciò che viene in mente.
Il libro di Melleli
“Il vizio di famiglia, di Mariano Laurenti; un film riuscito, di successo.
C’è un’intesa speciale, per esempio, tra te e Montagnani, una complicità che rende ancora più credibile la vostra storia, quella dei due complici che alla fine beffano tutti.
Ti rendevi conto di questo, durante la lavorazione?
Mi sembra che il tuo fosse un ruolo che ti divertiva, è così?”
Con Montagnani l’ho già detto c’era un’intesa sul piano recitativo molto forte e con lui era piuttosto semplice perchè era un collega sensibile, garbato, oltre che bravissimo e simpatico. Si è così, ci siamo molto divertiti nei nostri personaggi in quel film, anche durante le riprese.
La dottoressa sotto il lenzuolo Sempre a proposito di Il vizio di famiglia, lavori con la Fenech e con Nieves Navarro (Susan Scott), altre due bellissime dello schermo.
Come donne, aldilà della loro bellezza, come le trovavi?C’era un minimo di rapporto extra lavoro, tra di voi?
Tra le belle donne e non solo tra le attrici c’è sempre una sorta di rivalità e competizione, ma direi anche di vulnerabilità perchè innanzitutto non si è mai contente di ciò che si ha, sembra sempre che l’altra abbia qualcosa che tu non hai e poi forse incosciamente si sente che la bellezza e la giovinezza è effimera e dura poco. Con le colleghe, non dovendo condividere scene insieme, è difficile entrare in stretto contatto durante la lavorazione dei film per questo non posso esprimere un parere. Non era sufficiente darsi il buongiorno al trucco e poi avere tutti gli altri tempi separati per capire qualcosa dell’altra. Io poi nelle ore di pausa, che potevano essere quello un momento di incontro, preferivo parlare e stare al tavolo con le maestranze che trovavo più divertenti e più spontanee. L’unica nel “Il vizio di famiglia”con la quale si creò istintivamente una sorta di intesa e che ho anche frequentato fuori set è stata Juliette Meniel ( madre di Alessandro Gassman), veramente una gran bella donna, anche simpatica, semplice e gradevole.
I due figli di Ringo
“Come attrice e come donna hai attraversato gli anni più fecondi dal punto di vista artistico e sociale della nostra storia. Alla rinfusa cito il cinema più creativo e la musica rock, i cantautori e il divorzio, l’aborto e il femminismo ecc.
Eppure, larga parte della retorica di molti storici identifica quel decennio come gli anni di piombo, quasi fosse stato l’elemento più importante quello delle p38.
Come ti spieghi questa contraddizione?
Quando ti volti indietro, ti rendi conto della fortuna che abbiamo avuto a vivere quegli anni straordinari oppure li consideri solo una tappa come le altre?“
Penso che innanzitutto si era giovani e ogni momento storico vissuto da giovani ha un sapore particolare ed unico. Non c’è contraddizione nell’identificare quel periodo fecondo come dici tu, con la retorica degli storici che lo liquida come “anni di piombo”; penso che ogni periodo storico ha risvolti buoni e cattivi.
Però c’è da dire che guardando il mondo di oggi sono contenta e mi ritengo privilegiata di aver vissuto gli anni della mia giovane età in quel periodo.
“Il tuo processo di allontanamento dal cinema inizia sul finire degli anni settanta, e subisce il colpo definitivo con il ricordato episodio di Verona. Qualcosa quindi covava sotto la cenere; era una crisi di identità profonda legata al tuo lavoro o aveva anche implicazioni personali? Ti è pesato molto allontanarti da quel mondo che in fondo era stato così importante per te e che ti aveva dato tanto?“
Certo che mi è pesato l’allontanamento dal cinema, ci sono praticamente cresciuta in quel mondo! Non è stato per nulla facile perchè lo amavo quel lavoro e non sapevo fare altro che quello. Fa parte però del mio coraggio il mio essere nel mondo in una sorta di sfida continua . Se ho paura di saltare io salto e poi si vedrà, questa è la mia filosofia.
Sotto la cenere covava essenzialmente il mio non sentirmi realizzata nel modo in cui aspiravo e una certa insoddisfazione in ciò che stavo facendo. Stavo maturando e quei personaggi che continuavano a propormi non mi divertiva più interpretarli, per questo motivo, dopo l’incidente andai in tournèe con Mario Scaccia e mi riaffacciai nel cinema nel ’92 accettando un ruolo nel film di Michele Placido” Le amiche del cuore” , proprio perchè il personaggio che avrei dovuto interpretare era totalmente diverso dai soliti. Poi in seguito un altro ruolo interessante in un tv movie per rai uno ” Il caso Redoli”. Insomma il mio atteggiamento dal ’92 è proprio quello di chi ha smesso di nutrire ulteriori speranze ma senza tirarsi indietro, infatti se una proposta la trovo molto allettante l’accetto anche se in questo panorama desertico è sempre più difficile.
“Hai detto: “Ho amato, sono stata amata, ho fatto quello che volevo, mi sono divertita”
In fondo, quando si legge quello che scrivi, si capisce che ti consideri una privilegiata. Eppure qualcosa che volevi e che non hai avuto ci deve essere. Cosa?
E adesso, cosa farai da grande?“
Si, avrei voluto poter suonare uno strumento e continuare a coltivare il canto con il quale ho iniziato i miei primi passi nel mondo dello spettacolo. Però ho imparato a comunicare in altri modi come nel blog o in radio nei programmi radiofonici per Rai 2 che ho fatto per anni. Ho prodotto e condotto i primi programmi sugli animali per varie emittenti televisive private, ho realizzato rassegne di cinema nell’ambito dell’estate romana con grande successo. Insomma ho esteso la mia professione in altri campi e anche la mia vita ne ha beneficiato perchè ho allargato l’ambito delle mie competenze continuando a realizzare i miei sogni, per cui come faccio a non sentirmi privilegiata? Poi cosa farò da grande, anche se questa domanda mi fa sfuggire un sorriso, non so, ma certamente è mia intenzione continuare a rispondere ad interviste come la tua e vivere sempre con più intensità la vita che per me è il più grande dei privilegi.
Due fotogrammi tratti dal film Ride bene chi ride ultimo
San Pasquale Baylonne
Quelli belli siamo noi
Fotografata da Frontoni
La biografia di Orchidea: http://filmscoop.wordpress.com/2009/03/13/orchidea-de-santis/
Il sito di Orchidea: http://www.orchideadesantis.it/
Il blog di Orchidea: http://orchideadesantis.blogspot.com/