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Ore d’Orrore, a cura di Marco Lazzara“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”
“Uno dei fenomeni che aveva attirato maggiormente la mia attenzione era la struttura del corpo umano, o meglio, di ogni essere vivente. Da dove procede il principio di vita? mi chiedevo spesso.” (Mary Shelley, Frankenstein)
Il Romanzo di Mary Shelley
Penso che un po’ tutti conoscano la storia raccontata in Frankenstein, ma ripercorriamone i punti fondamentali. Victor, giovane barone di Frankenstein, è un brillante studente di chimica e fisiologia. Nel corso delle sue affannose ricerche sulla materia organica, scopre la causa della generazione della vita, e diviene in grado di infonderla nella materia inanimata. Decide allora di creare un essere artificiale per dimostrare quanto ha scoperto. Dato che ricreare un corpo è complesso, a causa della piccolezza dei singoli organi, realizza allora un essere gigantesco, altro due metri e mezzo e robusto in proporzione, raccogliendo materiale organico da tombe, ossari, sale settorie e mattatoi, e grazie alla strumentazione da lui ideata riesce a infondergli la vita. L’essere è però mostruoso, deforme, e questo lo renderà furioso verso il proprio creatore. Al suo rifiuto di creargli una compagna, si vendica uccidendo la fidanzata dello scienziato. Frankenstein gli dà la caccia fino al Polo Nord, dove la creatura trova la sua fine scomparendo nelle acque ghiacciate.
Frankenstein nei Secoli
Il sottotitolo del romanzo è Il Prometeo Moderno. Prometeo era uno dei titani, figure della mitologia classica, che Ovidio ne Le Metamorfosi racconta essere il creatore dell’umanità, plasmata con le sue mani dalla creta e a cui la dea Atena ha dato il soffio della vita. Secondo invece altre tradizioni elleniche, i primi uomini spuntarono dal suolo, figli della madre terra Gea.
Nella Bibbia (e anche nel Corano), Dio plasma l’uomo dal fango e gli infonde il soffio vitale. Ma lo stesso uomo si interroga sulla propria creazione: “Ti chiesi io, Creatore, dall’argilla di crearmi uomo, ti chiesi io dall’oscurità di promuovermi?” (John Milton, Il Paradiso Perduto)
Nell’Antico Egitto la mitologia racconta che il dio criocefalo Hnûm abbia modellato gli uomini dalla creta su una ruota da vasaio. Invece nell’Antica Cina, si narra che la dea Nüwa abbia fabbricato con della terra gialla figure umane a cui ha dato vita.
Cambiando un po’ argomento, le leggende inuit parlano del tupilaq, un essere artificiale creato da uno stregone usando parti di animali e cadaveri di bambini, a cui viene data vita per mezzo di incantesimi, ed esso può assumere l’aspetto di una qualsiasi delle cose che lo compongono. Lo stregone lo utilizza per dare la caccia e uccidere un rivale, ma la cosa potrebbe anche ritorcerglisi contro: se il nemico è un esperto conoscitore della stregoneria, potrebbe anche fermare il tupilaq e “riprogrammarlo” per cercare e distruggere il suo stesso creatore.
Il golem è una figura della mitologia ebraica e del folklore medievale. Secondo la leggenda, i conoscitori della kabbalah hanno il potere di fabbricare un gigante di argilla, a cui viene infusa la vita pronunciando una combinazione di lettere alfabetiche. I rabbini potevano usarlo come servitore o come difensore del popolo ebraico dai suoi persecutori. Il termine golem deriva dall’antico ebraico gelem che indica “una massa ancora priva di forma”. In ebraico moderno golem significa anche robot. Con la parola robot si intende una macchina creata dall’uomo per svolgere lavori pesanti (il termine viene dal cecoslovacco robota, che vuol dire per l’appunto “lavoro pesante”). Robot di forma umana, dotati di un’intelligenza artificiale, sono chiamati androidi. Ulteriore raffinamento sono i replicanti del film Blade Runner, androidi organici realizzati per mezzo dell’ingegneria genetica, pressoché indistinguibili dall'uomo, a lui superiori per forza e agilità, con la possibilità di sviluppare emozioni proprie e assumere autocoscienza, ma dalla vita limitata a soli quattro anni: “Io voglio più vita, padre!” (Rutger Hauer in Blade Runner)
Il vero Frankenstein
Johann Konrad Dippel (1673-1734) era un teologo e alchimista tedesco nato a Castello Frankenstein, vicino Darmstadt. Fu ideatore di un preparato, l’olio di Dippel, che era convinto essere un elisir di lunga vita; assieme al produttore di pigmenti Johann Diesbach, grazie a esso ottenne il pigmento noto come “Blu di Prussia”.
Circolano diverse storie sulla sua figura, anche se molte sono false invenzioni moderne, ma almeno alcune sembrano plausibili. Si sa comunque per certo che Dippel usasse praticare esperimenti su animali deceduti, di cui era un avido dissettore. Si racconta anche che effettuasse esperimenti con cadaveri sul trasferimento dell’anima da un corpo a un altro (comune esperimento degli alchimisti), ma l’unica prova a sostegno è un suo saggio dove affermava di credere a tale teoria, cosa che rende forse plausibile che egli stesso compisse di tali esperimenti.
Quando le sue attività giunsero all’orecchio dei cittadini, venne scacciato dalla città. In diversi paesi europei era anche bandito per le sue controverse credenze religiose. Si rifugiò quindi a Wittgenstein, dove mise in piedi un laboratorio per riprendere i suoi studi alchemici. In quel periodo i documenti storici si fanno vaghi e il colore locale sulle sue attività si accentuò. Un magistrato lo accusò per esempio di rubare corpi dalle tombe, fare esperimenti sui cadaveri e di essere in combutta col Diavolo. È possibile fosse lo stesso Dippel a fomentare le voci secondo cui fosse un oscuro stregone e avesse venduto l’anima al Diavolo, in modo da farsi pubblicità per la vendita del suo elisir.
Immagino vi starete chiedendo se Mary Shelley conoscesse la storia di Dippel. La questione è controversa. Secondo lo storico Walter Scheele, la vicenda di Dippel fu trasmessa dai fratelli Grimm, il cui traduttore inglese era nientemeno che Mary Jane Clairmont, matrigna di Mary Shelley. Inoltre Sheele ritiene che nel viaggio attraverso l’Europa che la Shelley fece assieme al marito Percy e alla sorellastra Claire e che si concluse col celebre soggiorno presso il lago di Ginevra dove nacque il suo romanzo, i tre avessero visitato anche Castello Frankenstein, dove Mary avrebbe udito le leggende locali riguardo quest’oscuro personaggio.
Per oggi è tutto, abitatori delle tenebre. Nella seconda parte dell’articolo parleremo dei temi scientifici che hanno influenzato il Frankenstein sia nella versione letteraria che in quelle cinematografiche.
CONTINUA
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