Magazine Cinema
Siete quindi pronti per i tempi supplementari? Se non lo siete mi dispiace per voi, perché il nostro impavido guerriero in camice bianco pare proprio esserlo e, stavolta, non sembra voler concedere altro spazio al suo nemico.
E allora avventuriamoci senza altro indugio nella sezione più scientifica della discussione, aspetto che, come ho notato altre volte, sembra essere quello di maggior richiamo per i lettori del blog. Concetti in un certo senso abbastanza complessi ma indubbiamente affascinanti. E complimenti a chi di voi troverà la forza di lasciare un commento: personalmente, quando Marco Lazzara parte in quarta a parlare di cose tecniche, io sono terrorizzato....
Ore d’Orrore, a cura di Marco Lazzara“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”
“Be' io credo... che un lupo mannaro può essere ucciso solo da qualcuno che l'ama.” (dal film Un Lupo Mannaro Americano a Londra)
Nella seconda parte dell’articolo abbiamo parlato dei terrificanti guerrieri mannari. In quest’ultima parte parleremo invece degli aspetti psicologici dietro la figura del lupo mannaro.
Patologie
Come abbiamo visto nel primo articolo della serie, la rabbia ha diverse connessioni col mito dei vampiri, ma anche con quello della licantropia, che conferma ulteriormente che essi abbiano avuto una comune origine e si siano poi differenziati. La rabbia è una malattia trasmissibile attraverso il morso dell’animale (e spesso si tratta del lupo). Allo stesso modo la licantropia, anche se, come abbiamo visto, questo aspetto della leggenda ha un’origine più moderna dovuto al folklore sui vampiri, il che indica che i due miti si siano anche influenzati a vicenda.
L’ipertricosi è un’affezione che porta a un’abnorme crescita di peli su tutto il corpo, dovuta a un’iperattività degli ormoni diidrotestosterone e glucocorticoidi. Differente è invece l’ipertricosi genetica (anche nota volgarmente come “sindrome del lupo mannaro”), che porta a un notevole ricoprimento di peli, compreso l’intero volto, la cui probabile causa, secondo un recente studio, è un’alterazione a carico di alcuni cromosomi.
Questa sindrome ha forse contribuito alla nascita del mito del lupo mannaro? Si tratta comunque di un’affezione estremamente rara, al momento i casi documentati nel mondo sono meno di un centinaio (ed essendo una sindrome genetica riguarda in genere membri di una stessa famiglia).
Psichiatria
La licantropia clinica è una rara sindrome psichiatrica che induce chi ne è affetto a credere di potersi trasformare in animale. Non si tratta per forza del lupo, dato che sono stati documentati diversi casi che riguardano altri animali. Per esempio in Giappone la casistica comprende anche le volpi: questo è dovuto all’influenza culturale delle kitsune, le volpi mannare del folklore giapponese, che possono cambiare aspetto a loro piacimento e assumere anche sembianze umane. Sono inoltre numerosi i casi in cui i soggetti non sono coscienti di una specifica identità animale ma si credono semplicemente degli animali-umani.
Gli individui che ne sono affetti riportano la credenza delirante di stare per trasformarsi in animale o di essersi già trasformati. La trasformazione avviene solo nella mente e nel comportamento del soggetto, per cui è stata collegata con gli stati mentali alterati che accompagnano la psicosi, in quanto in genere comporta anche deliri e allucinazioni. Uno studio ha proposto alcuni criteri diagnostici con cui la licantropia può essere riconosciuta: un paziente riferisce in un momento di lucidità di sentirsi a volte come un animale oppure si comporta in un modo che ricorda quello di animali. La sindrome costringe chi ne soffre a voler assomigliare a un animale, spesso un lupo, nell'aspetto ma principalmente nel comportamento. Negli stadi più gravi i malati desiderano cibarsi di carne cruda, a volte umana, e di sangue. Vi sono numerosi esempi di assassini psicopatici che hanno dilaniato i corpi delle proprie vittime coi denti e ne hanno mangiato il cuore.
In base ai criteri del DSM-IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) la licantropia clinica è definita una manifestazione schizofrenica riconoscibile in base a quattro criteri sintomatici. (1) Delirio: la persona credere di potersi trasformare in animale. (2) Allucinazioni: il soggetto ha vivide allucinazioni di essere un animale e di avere i tratti che lo contraddistinguono, come artigli, pelliccia, zanne. (3) Discorso disorganizzato: i soggetti riproducono i versi dell'animale in cui credono di trasformarsi; quindi, se una persona crede di essere un lupo mannaro, inizia a ululare alla luna o a volte anche alla luce del giorno. (4) Schizofrenia, comportamento disorganizzato: i soggetti si comportano come l'animale che credono di essere diventati.
La licantropia clinica è in larga parte considerata come espressione peculiare di un episodio psicotico causato da un'altra condizione, come schizofrenia, disturbo bipolare o depressione clinica. Tuttavia, come visto, certe condizioni neurologiche o influenze culturali possono avere influenza sulla tematica uomo-animale che definisce la condizione.
Tra i fattori neurologici scatenanti su cui ancora si ricerca, un fattore importante potrebbe essere differenze o modifiche in alcune parti del cervello note per essere coinvolte nella rappresentazione della forma del corpo, ad esempio l’immagine del corpo e la propriocezione (la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei muscoli anche senza il supporto della vista, cosa di importanza fondamentale nel controllo del movimento). Uno studio di imaging neurale di persone affette da licantropia clinica ha dimostrato che queste aree mostrano un’inusuale attività, suggerendo che i soggetti, quando ritengono che i loro corpi stiano cambiando forma, possono realmente percepire tali sensazioni.
Socioantropologia
Lo studioso Robert Eisler, in un suo libro che indaga su sadismo e masochismo, espone una teoria secondo cui l'umanità si sia evoluta da due gruppi di scimmie: una pacifica, vegetariana, che praticava l'amore libero; l'altra violenta, carnivora, che litigava per i partner sessuali. In origine erano tutte del primo gruppo, ma durante l’era glaciale la scarsità di cibo ha portato alcuni dei nostri antenati a imitare lupi e altri animali da preda, indossando pelli di animali e occupandosi della caccia. Egli sostiene che è questa la base storica delle leggende sui licantropi: indossare la pelle del predatore e trasformarsi in esso, in modo da poter cacciare con successo e poter sopravvivere.
Chi è l'uomo-lupo? Per alcuni è il serial killer, per altri il sadico, che prova piacere nell'infliggere dolore fisico o umiliazioni psicologiche, oppure ancora il violento, magari contro la propria compagna tra le mura domestiche. Eisler non crede che l'uomo sia naturalmente buono e che la società lo abbia corrotto, ma nel suo saggio suggerisce di intenderlo anche come risultato di una caduta della nostra specie, in termini di un'autentica mutazione genetica.
In questa sua ricerca, Eisler si è ricollegato alla teoria junghiana delle idee archetipe, quelle stesse che sopravvivono negli strati ancestrali subconsci della mente e che si rivelano nelle leggende, nei miti e nei riti primigeni e universali dell'uomo: significa cercare quel lupo che abita nei nostri desideri profondi e del quale abbiamo solo idee vaghe.
Perché proprio il lupo?
Il lupo è stato un animale da sempre intimamente connesso all’immaginario umano ed è stato soggetto a un processo continuo di rielaborazione: prima temuto, poi ammirato, poi demonizzato, poi rivalutato. Il lupo è un simbolo ambivalente: amato per gli stessi pregi che hanno fatto dei suoi discendenti l'animale domestico per eccellenza, invocato nei riti sciamanici come guida sul terreno di caccia, ammirato per la forza e l'astuzia, addomesticato per diventare un alleato, ma poi cacciato per impedirgli di predare le greggi e infine addirittura demonizzato durante il Medioevo.
I miti che riguardano la figura del lupo hanno origine probabilmente durante l’età del bronzo, quando le migrazioni delle tribù nomadi le portarono in contatto con le popolazioni stanziali europee. Le religioni e i miti lunari e femminili degli antichi europei si mescolò con le religioni solari e maschili dei nuovi arrivati, dando vita ai miti delle origini, in cui spesso il lupo è protagonista. La sovrapposizione tra i culti solari della caccia e quelli lunari della fertilità si riscontra in tutti quei miti che vedono il lupo come animale propiziatore della fecondazione.
Il modo di considerare il lupo muta col passaggio dal nomadismo, basato sulla caccia, alla cultura stanziale e agricola. Il cacciatore ha bisogno della forza dell'animale totemico e del predatore, e il lupo è il predatore per eccellenza; per l’allevatore, invece, il lupo è una minaccia per le greggi, ma d’altra parte i suoi discendenti, debitamente addestrati, diventano preziosi alleati contro di esso.
Nell’antichità classica i lupi sono visti con benevolenza: nell’antica Grecia il lupo era simbolo di sapienza (lupo in greco antico si dice lykos, che ha la stessa radice di liceo) e per i popoli dell’Italia centrale era sacro (Romolo e Remo vengono allevati da una lupa). D’altra parte iniziano a sorgere miti sulla ferocia a loro associata (come quello di Licaone) e il lupo un po’ per volta diviene il classico antagonista nelle favole (il lupo cattivo).
Nel latino medievale wargus designava il lupo, ma il termine deriva da una parola germanica che indica l'uomo punito per un crimine: nella società germanica questi veniva allontanato dalla civiltà e dalla protezione che essa offre, divenendo simile all'essere selvatico per eccellenza.
Dal Basso Medioevo in avanti, il rogo è la soluzione usata per sbarazzarsi dei sempre più numerosi mutaforma. Le fonti stimano circa ventimila processi e condanne di licantropi tra il 1300 e il 1600, ma alcuni si sbilanciano fino a un numero prossimo a centomila: nel XVII secolo la licantropia aveva portato a quasi una sorta di isteria di massa, simile a quella per i vampiri due secoli dopo.
I lupi continuano a spaventarci e affascinarci, e il motivo è che in fondo ci assomigliano più di quanto crediamo: sono mammiferi, sono estremamente intelligenti, creano società e gruppi di lavoro, scelgono il proprio compagno per tutta la vita. Sono nel nostro immaginario collettivo da sempre, grazie al fascino della loro forza e potenza, della loro agilità, della loro straordinaria capacità di adattamento e sopravvivenza, della loro astuzia predatoria; il lupo è simbolo della libertà selvaggia, ma priva di regole, e perciò ancora più ammaliante.
Per oggi è tutto, spaventose creature, e spero che l’articolo abbia trovato il vostro favore. In attesa del prossimo appuntamento con Ore d’Orrore, torno nel mio laboratorio a compiere qualche altro terrificante esperimento.
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