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Dopo aver regolato vampiri, mostri e lupi mannari non rimane che una sola sfida da affrontare per il nostro dottor Marco Lazzara.
Sicuramente la più terribile, la più angosciante, la più impegnativa, direte voi, miei piccoli lettori. Ma potrebbe davvero una semplice mummia impensierire un torinese? Come potrebbe un disarticolato ammasso di bende e ossa, privo di organi interni, avere qualche possibilità di fronte ad uno che tra i corridoi del Museo Egizio ci ha giocato a palla da bambino?
Questa volta tutti pronostici sembrano essere dalla parte del nostro beniamino ma, come ben sanno gli sportivi, i pronostici servono soltanto per essere smentiti. Incrociamo quindi le dita e addentriamoci senza alcuna esitazione nel vivo di questa ennesima sfida tra fantasia e realtà. Ancora una volta, come è ormai tradizione consolidata, il vostro Obsidian Mirror si mette in disparte e lascia le chiavi di casa al suo ospite. Mi raccomando di dare da bere alla pianta carnivora. L'ultima volta, al mio rientro, mi è parsa un po' sofferente...
Ore d’Orrore, a cura di Marco Lazzara“Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio”
"Benvenuto in pace nel tuo sarcofago, la sede eterna del tuo cuore! Le mie braccia son spalancate per avvolgere il tuo corpo divino. Voglio proteggere il tuo corpo, far la guardia alla tua mummia, vivificare in eterno l’anima tua! (papiro funebre rinvenuto in un sarcofago)
Quello della mummia è un personaggio anomalo all’interno dell’immaginario horror. A differenza dello spettro e dello zombie, del vampiro e del lupo mannaro, che ognuno di noi, nelle giuste condizioni, potrebbe diventare, la mummia emerge da un contesto storico-geografico alquanto lontano: proviene infatti da una precisa area geografica, l’Egitto (anche se in effetti esiste una trilogia cinematografica su di una mummia azteca), nonché da un lontano passato (“dall'alto di queste piramidi quaranta secoli vi guardano”, aveva detto Napoleone ai soldati francesi).
Se poi vampiri, zombie e spettri sono tutti non-morti che si ostinano a non lasciare il mondo dei viventi, per la mummia è l’esatto contrario: vorrebbe rimanersene nella pace dell’oltretomba e ritorna tra i vivi solo quando il suo sepolcro viene violato e il suo sonno eterno disturbato. Nelle storie lo scavo archeologico viene quindi rappresentato come un atto sacrilego verso una tradizione religiosa diversa, dovuto all’eccessiva sicurezza e all’arrogante visione di superiorità degli occidentali nei confronti delle altre culture.
Sebbene le mummie egizie siano molto antiche la loro entrata nell'immaginario horror è relativamente recente, precisamente parliamo del XIX secolo, dopo il ritrovamento della stele di Rosetta, quando ebbe inizio l’interesse archeologico verso l’Egitto.
Decomposizione
Gli studiosi ritengono che la decomposizione abbia inizio al momento della morte, immediatamente dopo di essa, anche se non immediatamente visibile. È dovuta principalmente a due fenomeni: autolisi (suddivisione dei tessuti per l’azione degli enzimi) e putrefazione (scissione degli elementi costitutivi dei tessuti da parte dei batteri). Insetti e altri animali saprofagi sono gli agenti principali della decomposizione, posto che il corpo sia loro accessibile.
Questi processi rilasciano gas, tra cui ammine (putrescina e cadaverina) prodotte dalla decarbossilazione degli amminoacidi, che sono la causa principale dell'odore caratteristico dei corpi in decomposizione. La miscela può essere arricchita da una rilevante percentuale di metano, magnesio e potassio, che talvolta può innescare una fiammata al contatto con l'aria (fenomeno del fuoco fatuo).
Con mummificazione s’intende quel processo, naturale o artificiale, tramite il quale un corpo viene conservato preservandolo dal processo di decomposizione. Sostanzialmente si tratta di un processo di disidratazione (essiccamento). Può avvenire in maniera naturale, grazie a un clima freddo, secco e ventilato, che ostacola la putrefazione (Ötzi, l’uomo del Similaun, ne è un esempio), oppure per l’inumazione in terreni asciutti capaci di assorbire liquidi in grande quantità, o ancora per la presenza di certi tipi di muffe che disidratano il corpo. Oppure ancora in maniera artificiale, tramite imbalsamazione (tassidermia nel caso di un animale): il termine viene dal latino in balsamum, che significa “mettere nel balsamo”, cioè in una mistura di resine vegetali.
Mummificazione nell’Antico Egitto
Nell’Antico Egitto la conservazione dei corpi divenne una vera arte, riservata al faraone e alla sua famiglia, ma anche a nobili e ricchi. Gli imbalsamatori, che univano conoscenze di anatomia e chimica a rituali religiosi, dovevano agire con rapidità per evitare che il cadavere iniziasse a decomporsi per il clima caldo e umido. Il tutto era affidato a specialisti che lavoravano in laboratori appositamente attrezzati, in prossimità del Nilo o di uno dei suoi canali (cosa necessaria per i numerosi lavaggi del corpo nelle diverse fasi). Il completamento del processo richiedeva circa 70 giorni, intanto che veniva completata la tomba del defunto.
Come prima cosa bisognava rimuovere dal corpo gli organi interni, dato che i tessuti molli avrebbero potuto accelerare il processo di putrefazione. Polmoni, stomaco e intestini venivano rimossi praticando un'incisione sull'addome. La rimozione del cervello rappresentava invece una difficoltà: per evitare di dover incidere il cranio del defunto, veniva estratto per mezzo di uncini metallici inseriti attraverso le narici. L'unico organo interno che non veniva rimosso era il cuore.
Gli organi venivano conservati all'interno di speciali vasi chiamati canopi, aventi le fattezze dei quattro figli del dio Horo, che venivano deposti nella tomba durante i riti funebri e consegnati con il defunto alla sua vita eterna. In epoca tarda anche gli organi interni venivano mummificati e avvolti con bende di tela, per poi essere reintrodotti nell'addome, ma i vasi canopi continuarono lo stesso a essere deposti nelle tombe.
Dopo l'asportazione degli organi, si procedeva immergendo il corpo per un periodo di circa 40 giorni in natron (carbonato di sodio idrato, un efficace agente disidratante), sale che si depositava nelle pozze di esondazione del Nilo dopo il loro prosciugamento. Successivamente il corpo veniva lavato con vino di palma in modo da impedire lo sviluppo di batteri decompositori (l’alcol è un biocida). Nell'addome venivano introdotte bende impregnate di natron, pezzi di lino e segatura e l'incisione addominale veniva coperta con una placca metallica detta occhio di Horo.
Il corpo veniva di nuovo ricoperto col natron e unto con appositi oli balsamici (resine di conifere e altre piante, cere d'api, oli aromatizzati), infine veniva strettamente avvolto con spesse strisce di tela di lino impregnate di resina, su cui venivano riportate formule magiche allo scopo di proteggere il defunto, e tra i vari strati del bendaggio venivano inseriti amuleti legati alla vita.
Credenze religiose
Gli Egizi credevano che l'anima fosse divisa in più parti. Il ka, lo spirito duplicato del corpo, cresceva con l'uomo e non lo abbandonava mai, ma conduceva un'esistenza indipendente, e dopo la morte del corpo era in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. I più recenti studi non considerano tuttavia adeguata la traduzione di “spirito” o “doppio”: il ka si trasmetteva infatti di padre in figlio, ovvero faceva parte, usando termini moderni, del patrimonio genetico ereditario di un uomo. Dopo la morte, il ka viveva nella tomba, nutrendosi del cibo lì presente (a questo scopo nei sepolcri venivano lasciati diversi generi alimentari) e necessitava di visite periodiche al corpo, in cui si stabiliva periodicamente ritornando in esso o in alternativa in una statuetta del defunto presente nella tomba. Il ba, o personalità, era invece libero di giorno di vagare per la terra dei viventi e il suo compito più importante era quello di viaggiare, di notte, verso la terra dei morti.
Il Libro dei Morti è un testo sacro egizio che si compone di una raccolta di formule magico-religiose che dovevano servire al defunto per proteggerlo e aiutarlo nel suo viaggio verso l'aldilà, che si riteneva irto di insidie e difficoltà. Secondo quanto scritto nelle sue pagine, il defunto dopo la morte viaggiava attraverso gli Inferi, seguito dal suo ba lungo lo stesso percorso. Nel suo viaggio incontrava demoni spaventosi che il ba neutralizzava pronunciandone il nome. A mezzanotte il ba arrivava presso la Sala del Giudizio, dove incontrava una giuria di 42 dèi, presieduta da Osiride in persona. Il ba recitava una "confessione negativa" di 42 torti non commessi dalla persona di cui era parte (“io non ho ucciso”, “io non ho rubato”).
È opinione diffusa che i Dieci Comandamenti siano stati ispirati dal Libro dei Morti. Anche il monoteismo ebraico sarebbe un ricordo del monoteismo egizio del faraone Akhenaton (l'argomento è trattato nel saggio storico Mosè e il Monoteismo di Sigmund Freud).
Il cuore del defunto veniva posto sulla bilancia della Sentenza in opposizione a due piume di Maat, dea alata della Verità e della Giustizia (ecco l'importanza di lasciare intatto il cuore durante la mummificazione). Se la bilancia rivelava che il cuore era appesantito dal peccato, veniva gettato in pasto ad Amut, mostro in parte coccodrillo, in parte leone, in parte ippopotamo, che lo divorava, e la persona cessava di esistere per sempre. Se invece il cuore si dimostrava più leggero delle piume, il ba tornava alla tomba e si combinava col ka per formare un'anima immortale, l'akh. Dopo di ciò le credenze sono diverse e di vario tipo.
Per oggi è tutto, terrori dell’oltretomba. Nella seconda parte dell’articolo parleremo della maledizione della mummia, per cui cominciate a far scorta di amuleti protettivi.CONTINUA
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