- Titolo: Ore Giapponesi
- Autore: Fosco Maraini
- Casa Editrice: Corbaccio
- Pagine: 524
- Letto su: Cartaceo
Uno sente alle Invasioni Barbariche il racconto dell'esperienza giapponese di Fosco Maraini fatto dalla figlia Dacia e pensa che Fosco Maraini in Giappone ci tornerebbe solo armato di Kalashnikov e Napalm; e invece Fosco Maraini in Giappone ci è tornato nel 1952 e il resoconto (anche fotografico) di quel viaggio costituisce Ore Giapponesi.
Maraini viveva in Giappone, per la precisione a Kyoto, dove insegnava italiano, quando i giapponesi attaccarono Pearl Harbor nel 1941. Ed era sempre lì l'8 settembre 1943, quando l'Italia si ritirò dall'Asse. In seguito all'armistizio Fosco e la sua famiglia (moglie e due figlie, Dacia e Yuki) furono imrpigionati in un campo dalla polizia giapponese insieme ad altri prigionieri politici italiani, dove soffrirono fame e umiliazioni, raccontate con dovizia di particolari in uno degli ultimi capitoli del libro; scelta che si rivela estremamente saggia, in modo che il resoconto di Maraini del Giappone non possa venire offuscato da pregiudizi relativi alla lettura della cronaca di prigionia.
Fosco Maraini
Nel resto del corposo libro Maraini ci regala un affresco piuttosto completo del Giappone. C'è davvero di tutto: dalla storia millenaria (comprese le origini mitologiche), alla letteratura (su tutti il Genji Monogatari), la figura dell'Imperatore, la religione (un eterogeneo connubio tra Buddismo e quella strana religione pseudopagana che va sotto il nome di Shintoismo), il cibo, l'architettura (compreso uno studio comparato sulla struttura della pagoda nell'area asiatica), il rapporto dei giapponesi con la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale e la bomba atomica, lo stato della società e delle città nel Dopoguerra. Non lesina di parlare di argomenti piuttosto scomodi, come il problema degli "intoccabili" nella società giapponese e la crescente passione per i giapponesi per il Pachinko, che Maraini aborrisce totalmenteNegli anni '50 il Giappone somiglia molto all'Italia nello stesso periodo: due nazioni uscite sconfitte dalla guerra ma in grande fermento, in cui si intuisce l'inizio del boom economico che porterà entrambi i Paesi ad essere tra i più industrializzati al mondo. In questa edizione inoltre Maraini ha aggiunto alla fine di ogni capitolo delle note in cui sottolinea le differenze tra il Giappone degli anni '50 e quello degli anni '80, ormai grande potenza mondiale, ma prima dell'esplosione della "grande bolla" degli anni '90 che ha portato il Giappone in una situazione di stallo che perdura ancora oggi, con la montante concorrenza della Cina a livello politico ed economico.
In tutto il libro si intuisce l'intenso amore che Maraini prova nei confronti del Giappone e la sua solida preparazione a livello antropologico (Maraini era uno dei più grandi esperti al mondo del popolo Ainu che abita l'isola più settentrionale del Giappone, l'Hokkaido), con uno stile sorprendentemente fresco e chiaro. Ogni tanto si abbandona a qualche lirismo di troppo (ma autori della stessa generazione sono molto peggio da questo punto di vista) ma nel complesso il libro è invecchiato molto bene e risulta godevolissimo ancora oggi.
Leggendo Ore Giapponesi ci si chiede come sia possibile che permangano ancora tanti stereotipi nell'immaginario comune sulla terra del Sol Levante, quando Maraini già nel 1952 ci forniva in un unico libro un mirabile compendio del Giappone, senza far leva sull'esotismo o utilizzando i filtri della Cultura occidentale per descrivere un'altra cultura, completamente diversa e particolarmente complessa e difficile da penetrare e per questo, almeno per me, affascinante.
Quattro stelle su cinque, lo consiglio a tutti, sia a chi è a digiuno di cultura nipponica, sia a chi ne è appassionato e vuole andare più in là del Giappone descritto nei manga o negli anime.