Non scese solo nelle sue viscere, volle cantare nel buio, sedotto da altre voci. Sprofondò senza doversi girare a distinguere nel buio ciò che le sirene avevano chiamato sirene: ne vide le forme, ne volle stare ad ascoltare il richiamo e lasciarselo alle spalle.
Dimorò lì, cieco, non abbastanza lontano perché la carne non fosse ancora lambita dalla risacca del suo canto; non troppo vicino da tradirsi, sedendo sulla strada del ritorno, mentre scogli gravitanti intorno alla sua voce attendevano che si arenasse più in fondo.
Fissava l'uscita per specchiarsi nello sguardo che l'avrebbe risucchiato nei suoi acquitrini. Lasciò che l'ombra si avviasse e la chiamò, per districare il brillio colloso dei suoi occhi sciolti dal sole. Lei lo irretì, lui riemerse dalle sue viscere e la seguì fino a mezzogiorno.
Allora sollevò i piedi, inciampandovi, e ricominciò a scavare sotto di sé.
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