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Organi in vendita: Piccoli Affari Sporchi

Creato il 21 giugno 2014 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Organi in vendita: Piccoli Affari Sporchi
Qui a Parigi Sud 5 tutto, ma proprio tutto, è in vendita, a partire naturalmente dalla carne umana, viva o cotta. Voi mi direte: siamo nel futuro, nella Nuova Francia, è frutto dell'immaginazione dell'autore, del suo pessimismo. Queste cose, oggi, non possono accadere. Non accadranno nemmeno domani, l'umanità non può finire con brandelli di se stessa tra i denti. Stuzzicadenti elettronici che saranno venduti più degli Ipad di oggi, contateci. Ai vostri dubbi risponde Stephen Frears col suo film Piccoli Affari Sporchi (2002). Anche lui non scherza, immaginando una apocalittica Londra di oggi, a livello umano, dove il contrabbando di carne umana si fa strada nei garage, dietro la porta di anonime camere d'albergo. Tutto sotto il nostro naso, che continua a fiutare apparenze. Organi in vendita, vivi e ancora al loro posto (ma questa è una storia vecchia), ma soprattutto pezzi di carne strappati via da corpi vivi e impacchettati in scatole di polistirolo, nel ghiaccio, pronti per una nuova, veloce, installazione. Roba che frutta parecchi soldi, un business che affonda le unghie nella miseria umana. La Londra di Frears non è molto lontana da Parigi Sud 5, dalla futura Nuova Francia che barcolla tra i suoi quartieri subumani e antropofagi. La realtà è sempre all'avanguardia, punta il dito verso la deriva finale. Ma quello è il mio territorio, io sono più figlio di puttana di Frears. 
Per ora restiamo nella Londra di Piccoli Affari Sporchi, vediamo cosa ci racconta questo film. L'inizio del film è illuminante, ci viene presentata la scena del portiere di notte del Baltic Hotel (uno dei due protagonisti della storia, un clandestino nigeriano interpretato alla grande da Chiwetel Ejiofor) che trova un cuore umano dentro il water di una camera. Non male, vero? Iniziate a capire? L'hotel, come molti altri, è in realtà un grande mattatoio, corridoi vuoti, stanze dove molti disgraziati sono costretti a farsi operare in modo approssimativo, ad accettare il "biglietto del bisturi" per una vita migliore. Si può anche sopravvivere senza un rene, se le infezioni non faranno il loro lavoro fino in fondo, si ricevono in cambio 10.000 sterline e nuovi documenti. Se tutto funziona, può essere un buon affare per tutti. Non troverete demoni con la faccia scheletrica, ma pezzi di merda davvero convincenti, come Juan (che attore Sergi López!), un moderno Caronte vestito con la divisa di direttore d'albergo. Rossa ed elegante, ovvio. La parte "buona" dell'umanità, che interviene negli eventi, è rappresentata da personaggi secondari atipici, come la prostituta Juliette (caro Marchese, quanti omaggi, non solo il solo a pensarti) e Guo Yi, l'addetto dell'obitorio. Gente che lavora con organi vivi, ancora caldi, o con frigoriferi ripieni di corpi ormai freddi, grigi, andati.
Organi in vendita: Piccoli Affari Sporchi
Frears, come contorno al suo primo piatto ben cucinato, ci mostra altri "biglietti di sopravvivenza", quelli che conosciamo meglio. La verginità scambiata con un biglietto per New York, succhiarlo in ginocchio per mantenere un lavoro di merda e per non essere denunciati all'ufficio immigrazione. Molto incisiva, in questo senso, la scena del laido proprietario della lavanderia che si rilassa nella bocca della bellissima Audrey Tautou (l'altra protagonista del film, che interpreta la ragazza turca Senay), chiusa in un maelstrom di vestiti in fila, sigillati nella loro pellicola di plastica. Vero, in questi casi siamo nel campo del conosciuto: miseria, alienazione, disperazione, prostituzione. Ma Frears riesce a farci affondare fino al collo nel fango di questi territori di confine. Binari storti, senza fermate. Tirate la leva d'emergenza se non ce la fate ad andare avanti, se non volete guardare, sapere.Ora potete gustarvi il trailer, purtroppo non ho trovato la versione in lingua italiana. Accontentatevi, come si accontentano (e lo vedrete) i protagonisti di questa pellicola davvero originale. Film consigliatissimo, con abbinamento al mio romanzo Naraka (se vorrete considerare tutte le conseguenze della deriva umana) e un bicchiere di montrachet, per mandare giù l'amarezza. Insomma, divorate questo film, e poi leggetevi le storie della mia Parigi tecnologica e antropofaga, mi odierete.


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