Le organizzazioni professionali agricole della provincia di Agrigento, la Cia, la Coldiretti, l’Upa e la Copagricoltura, chiedono ai sindaci dei comuni di Ribera, Sciacca, Menfi e Bivona di partecipare ad un vertice operativo.
Lo scopo è quello di bloccare il pagamento dell’Imu agricola perché soltanto questi quattro comuni pagano la tassa in quanto considerati meno svantaggiati degli altri 39 centri dell’Agrigentino.
A scrivere ai sindaci Carmelo Pace, Fabrizio Di Paola, Vincenzo Lotà e Giovanni Panepinto sono stati i responsabili delle organizzazioni professionali Caruana, Mandracchia, Cortese e Venturella i quali, durante la riunione dei giorni scorsi, hanno proposto l’organizzazione di un vertice operativo che si svolgerà giovedì 19 dicembre prossimo alle ore 10 presso il comitato di zona della Cia in via Roma a Ribera.
I proprietari dei terreni agricoli dei quattro centri agrigentini si lamentano e protestano perché soltanto loro sono costretti a pagare l’insano balzello calcolato su un ipotetico costo o valore catastale che nei fatti risulta maggiorato di almeno il 250 per cento rispetto al valore reale di mercato.
Le organizzazioni professionali agricole denunciano questa palese ingiustizia, invitano le amministrazioni comunali a riprendere con lena la battaglia iniziata nel corso del 2012 quando i consigli comunali deliberarono la richiesta al governo nazionale di inserimento dei loro comuni tra i centri svantaggiati con lo scopo di essere esentati dal pagamento dell’Imu per i terreni agricoli.
La redazione e la pubblicazione di quelle delibere consiliari – ricordano i sindacati agricoli firmatari del documento inviato ai sindaci – consentì la costituzione, il 28 gennaio scorso, a livello regionale, di un tavolo tecnico presso l’assessorato regionale all’Agricoltura, ma da quella data ad oggi non si è svolta alcuna riunione, alla luce del fatto che l’indirizzo del governo regionale era quello di eliminare totalmente l’Imu sui terreni agricoli.
Ora, con le nuove disposizioni governative, la tariffa è tornata per il secondo semestre del 2013 e migliaia di agricoltori saranno costretti a pagare l’Imu che, anche per tanti terreni incolti e abbandonati, varia, a secondo i comuni, dal 5,60 al 7,50 per mille con un aggravio di spesa che sino a qualche settimana fa sembrava decisamente scongiurato.
Un’altra batosta economica si aggiunge, sul bilancio delle famiglie, dopo l’acqua potabile, la raccolta dei rifiuti solidi urbani, l’Irpef e l’Imu-Tares, ora c’è anche quella derivata da questa decisione.