Finalmente la decadenza è arrivata. Davvero, non se ne poteva più. Hanno ragione quei senatori quando – di nascosto – dicono che la giornata “storica” che si attendevano, in realtà, ha serbato non così tante emozioni. Era un copione già scritto da mesi, giusto la litigata tra Bondi e Formigoni ha ravvivato la noiosa serata romana, chiusi nell’aula di Palazzo Madama. Ma la giornata storica lo è, molto più di tante altre. Berlusconi Silvio non è più un senatore della Repubblica, quindi è fuori dalla vita istituzionale del Paese che ha guidato per dieci anni. Bene o male che sia.
E il giorno “più difficile di Silvio” è anche il momento della gloria (apparente) dei suoi detrattori. Coloro che si scandalizzarono per la mortadella mangiata in Parlamento al tempo della caduta dell’ultimo Governo Prodi non si sono fatti certo mancare qualche bottiglia di Champagne e una allegra serata di festeggiamenti. Sì, perché quando il nemico è sconfitto, bisogna rallegrarsi. Anche se nella vittoria ci si è messo davvero poco di proprio, gioire del risultato non costa niente. Anzi. I vari Pd, Sel, pentastellati e popolo viola a parte aver accelerato i tempi, non hanno alcun ruolo nella sconfitta dell’odiato Caimano. L’occasione per farlo fuori l’hanno avuta qualche decina di volte nelle varie tornate elettorali. Ma niente. Fortuna che c’è la Giustizia.
Gli antiberlusconiani non fanno festa tutti allo stesso modo. Anche a sinistra c’è modo e modo di esternare la propria soddisfazione per la morte politica del Cav. Semplificando, si possono dividere in due categorie: i radical-chic, guidati dall’ariete Repubblica, e la sinistra militante, popolare e meno intellettuale.
La seconda è convinta che senza Berlusconi andrà tutto alla grande. Niente più leggi ad personam, il delinquente è in prigione e una nuova era si prospetta per una rigogliosa Italia finalmente libera. “E’ fuori e può finire dentro”, titola il Fatto Quotidiano, che è la voce di questo folto gruppo di anti-Cav. Il prossimo passo, infatti, è la galera o la morte. Perché il nemico è sconfitto ma non abbattuto, potrebbe risorgere: “ci sono 6-7 milioni di elettori che continuano a sperare nella resurrezione dell’adorato Silvio”, dice Padellaro nelle righe del suo giornale. Come a dire: guardate che la gente è scema proprio, l’unico modo per evitare il ritorno del Caimano (o dei suoi) al governo è fare in modo che non sia fisicamente possibile, cioè galera o morte. Questi sono gli anti-B. arrabbiati, quelli che sui social network dicono “festeggerò quando sarà deceduto, non decaduto”. Sono i manettari, gli anti-perché-è-mafioso, quelli che dei processi Berlusconi sanno solo dire: “si è salvato con le prescrizioni e le sue leggine”. Ma non stupisce: così come esistono i falchi e l’esercito di Silvio, anche dall’altra parte ci sono i fanatici. Così è la vita.Il gruppo meno folto ma mediaticamente più importante dei nemici del nano è invece quello che fa capo a Repubblica, gli intellettuali, quelli che un po’ si sentono i depositari del Bene e del Male politico italiano. Hanno lavorato per venti anni a descrivere il mostro del berlusconismo e di Berlusconi che ora, giustamente, se la godono un po’. Ma non basta: bisogna anche ribadire la superiorità morale e culturale della sinistra, offuscata per anni dalla irregolarità della destra al governo. Barbara Spinelli ed Ezio Mauro, due big del salottino radical-chic, hanno parlato di “anomalia” e “eccezione”. Berlusconi e i suoi venti anni di governo e vittorie sono un’anomalia al normale andamento della politica in Italia, che deve necessariamente riconoscere la supremazia degli illuminati di sinistra. Come esempio di quanto si sentano un gradino sopra al becero elettore berlusconiano, valgano le parole di Francesco Merlo sul Vangelo Repubblicano: “ecco, è questa la vera decadenza, oggi l’Italia di Berlusconi è l’Italia degli avanzi, residuale, una specie di lumpenborghesia marginale(…), sono solo un fenomeno di casting, non simboli della rigenerazione ma della degenerazione”. Ecco, quindi quei milioni di italiani che hanno per errore messo la croce sul nome Berlusconi si ravvedano o se ne tornino nell’ombra. L’eccezione è finita.
In realtà per entrambi gli schieramenti avversi all’ex premier il voto di decadenza di ieri non è altro che l’orgasmo atteso da venti anni. Il secondo avverrà con la morte fisica e sarà quello liberatorio. Ma non si sono ancora accorti che in realtà saranno orfani di chi, pur sconfiggendoli, li ha tenuti a galla nel panorama politico nostrano. Dopo di che dovranno iniziare a presentare un programma per il Paese senza nascondersi dietro la corazzata dell’antiberlusconismo. Ne saranno capaci? Ma sì, loro sono gli illuminati. Questi venti anni hanno fatto trionfare Berlusconi perché non valeva la pena impegnarsi. Tanto era un’eccezione, appunto.
Giuseppe De Lorenzo