opera di Helen Lehmann
Ipotesi:Fare figli è un cammino impervio ma meraviglioso.
Dati:
un maschio sedicenne metallaro e incazzato+una femmina tredicenne intellettuale e sognatrice+una madre fragile e forte
Dimostrazione:Si parte dall'orgoglio e il sollievo di mettere al mondo due figli sani, e si inizia. Riempirsi di gioia universale perdendosi nei loro primi sorrisi, battere le mani vedendoli fare i primi assi, sostenerli con entusiasmo nei primi giorni di scuola, coccolarli prima della nanna, incoraggiarli nelle prime gare di corsa, rassicurarli sulle difficoltà con gli amici, rimproverarli con fermezza e dolcezza per le loro prime bugie, spiegare a loro tutto quello che sappiamo, aver paura di non sapere abbastanza, ma cercare di trasmettere tutta la sicurezza che abbiamo. Ridere con loro. E si continua. Usare la pazienza che abbiamo in ogni tasca, contare fino a 10 e trovarne ancora, quando quella è finita. Farli piangere e soffrire più di loro. Sorprendersi a vederli avvicinarsi alla nostra altezza. Fare la spesa sorridendo mentre compriamo qualcosa che piacerà a loro, aspettare il rientro serale con un pò di ansia e coprirla con un sorriso quando ci appaiono davanti. Accarezzare i capelli sul divano guardando telefilm che non ci interessano, anche se le teste sono cresciute e il mento inizia a pungere. Sorprendersi sempre per i loro ragionamenti. Ridere con loro. Pettinare i capelli lunghi ripetendo quanto sono belli e quanto è bella la natura che fa sbocciare i piccoli seni. Sognare un futuro per loro senza dirlo per non influenzarli troppo. E si continua. Sentire ancora lo stesso orgoglio, ma che sta cambiando, per quest'opera immensa che è un figlio che cresce. Sperare di aver seminato parole ed esempi nel nostro modo migliore. Metterci alla prova ogni giorno, ogni mattina, ogni sera, ogni istante. Resistere al nervoso, contare fino a 50 e accogliere ancora. Insegnare che possono mirare in alto e che devono credere in se stessi. Piangere per loro. Rispondere a tutte le domande del cosmo e centellinare le nostre. Aspettare. Guardarli leggermente allontanarsi, e ancora tornare. Gioire ancora, dopo tanti anni, nel guardarli addormentati e vedere ingenuamente negli occhi chiusi qualcosa di angelico. Aspettare. Fare da muro alla loro rabbia, contare fino a 100. Resistere. Riaprire porte sbattute. Guardarli e trovarli sempre più belli. Lasciar dire a loro più spesso l'ultima parola. Essere stanchi. Sentire ancora orgoglio, ma sentirsi ogni tanto sull'orlo del precipizio di non farcela più. Ma resistere. Sentire che è una vicinanza a tempo e godere ogni minuto, anche se ci fa sfiancare dalla fatica. Ridere con loro. Gridare con loro. Aspettare. Sperare. Resistere. Accogliere. Sperare.