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Orlando Furioso – Canto XI

Creato il 25 gennaio 2016 da Phoebes
Orlando Furioso – Canto XI

Come d'oscura valle umida ascende
nube di pioggia e di tempesta pregna,
che più che cieca notte si distende
per tutto 'l mondo, e par che 'l giorno spegna;
così nuota la fera, e del mar prende
tanto, che si può dir che tutto il tegna:
fremono l'onde. Orlando in sé raccolto,
la mira altier, né cangia cor né volto.

Avevamo lasciato Ruggiero a spogliarsi goffamente per approfittare delle grazie della svestita Angelica, ma ecco che lei approfitta subito dell'anello magico e scappa. Appena si rassegna alla sua scomparsa, Ruggiero si ricorda di Bradamante e rimpiange l'anello perché era un suo regalo. Veramente molto incostante questo cavaliere! E pure l'ippogrifo se n'è andato e l'ha lasciato a piedi: gli sta bene! Comunque ritrova all'improvviso Bradamante per vedersela rapire davanti agli occhi da un gigante. Lasciamo il Paladino ad inseguire il rapitore, e torniamo da Orlando.

Riprendiamo esattamente da dove l'avevamo lasciato, che ha appena gettato in mare l'archibugio. Qui Ariosto introduce una riflessione sulle armi, che non può non generare una riflessione anche in noi lettori del XXI secolo: gli archibugi e le altre armi da fuoco di allora sono una sciocchezza rispetto a quelle odierne, eppure ad Ariosto sembravano già eccessive quelle.

Orlando arriva finalmente a Ebuda, e c'è già un'altra fanciulla legata per essere data in pasto al mostro. Eh già, perché me ne ero dimenticata, ma Ruggiero aveva solo tramortito l'animale con lo scudo, non l'aveva ucciso. Meno male che c'è sempre Orlandone nostro! :D Per quanto mi piaccia molto questo poema, quando c'è Orlando mi entusiasmo sempre di più! :) Di fronte a questo mostro che Ariosto descrive in tutta la sua spaventosa grandiosità (bellissima la descrizione che ho riportato a inizio post, mi sono piaciuti molto questi versi!), Orlando non si perde minimamente d'animo, e si pone immediatamente tra lui e la sua preda. E non è che va così allo sbaraglio: ha un piano! Usa l'ancora della nave con cui è venuto che Da un amo all'altro l'àncora è tanto alta, / che non v'arriva Orlando, se non salta. (vv. 38,7-8, pagina 271) Mi ha fatto sorridere l'idea di Orlando saltellante come unità di misura! Comunque, già lo pensavo prima, ora lo confermo: Orlando è proprio un supereroe! Anche più di quanto pensassi! Infatti nell'ottava 41 (vv. 6-8) viene elogiata la sua forza sovrumana: da quella forza ch'ogni forza eccede, / da quella forza che più in una scossa / tira, ch'in dieci un argano far possa. e poi più avanti (vv. 50,7-8) scopriamo che dal capo alle piante / dura la pelle avea più che diamante. Ahaaahaaa! Quindi c'è il truuuucco! Orlando è invulnerabile!! Le mie note mi rimandano per maggiori informazioni ai canti successivi, quindi ne sapremo di più andando avanti con la lettura. Comunque io Orlando continuo ad adorarlo sempre di più! Un'altra ottava meravigliosa che mostra la sua straordinarietà è la numero 49:

Ma come l'orso suol, che per le fiere

menato sia da Rusci o da Lituani,

passando per la via, poco temere

l'importuno abbaiar di picciol cani,

che pur non se li degna di vedere;

così poco temea di quei villani

il paladin, che con un soffio solo

ne potrà fracassar tutto lo stuolo.

Gli abitanti di Ebuda si buttano su Orlando prendendo armi a caso: mi hanno un po' ricordato i villani arrabbiati di Shrek che con torce e forconi si avventano sull'orco. E come Shrek spegne la torcia con le dita come fosse una candelina, così anche per Orlando sono meno che moscerini questi ebudiani che gli si rivoltano contro! :D

Comunque, la fanciulla data in pasto al mostro questa volta è, indovinate un po'?, la nostra Olimpia! Poraccia! Dalla padella alla brace! Quindi Orlando la salva di nuovo e di nuovo si prepara a farsi carico delle sue ingiustizie, ma per sua fortuna Oberto il re d'Irlanda si innamora della fanciulla e ci pensa lui a perseguire Brieno che viene alla fine ucciso. Olimpia sposa Oberto diventando così regina d'Irlanda. L'epilogo della sua storia Ariosto ce lo racconta molto brevemente, più o meno in un'ottava e mezza, mentre prima per descriverne la bellezza se ne era prese 5 o 6. Ma va bene, abbiamo capito che ogni donna che incontriamo qui è così bella che tutte le altre a confronto sono cesse, speriamo tra di loro non si incontrino mai! XD Comunque, mi dispiace un po' che Olimpia sia stata liquidata così in fretta, non sappiamo nulla dei suoi sentimenti per Oberto, e io avevo già iniziato a shipparla un po' con Orlando, insomma, ci sono rimasta un po' male. Per fortuna la storia prosegue continuando a seguire il nostro protagonista, che a tutte le sue eccezionali qualità aggiunge anche la modestia: perché Orlando a far l'opre virtuose, / più che a narrarle poi, sempre era pronto: / né mai fu alcun de li suoi fatti espresso, / se non, quando ebbe i testimonii appresso. (vv. 81,5-8, pagina 281). E intanto facciamo un altro salto temporale, perché passa l'inverno in cui le imprese di Orlando rimangono nascoste, e arriva la primavera e d'Orlando usciron le mirabil pruove / coi vaghi fiori e con l'erbette nuove. (vv. 82,7-8, pagina 281). Mi fa un sacco ridere questa immagine delle imprese del nostro Paladino che riciacciano fuori come piantine nuove! :D Ariosto di nuovo si ferma lasciandoci in sospeso, perché lasciamo Orlando ad accorrere a un grido di aiuto:

ma diferisco un'altra volta a dire
quel che seguí, se mi vorrete udire.

Già nel canto precedente avevamo incontrato il termine "schifo" nel senso di imbarcazione, ma mi ero dimenticata di parlarne. Mi ha colpito particolarmente perché mi ha fatto pensare al motoschifo di Alla ricerca di Nemo

! :)

incasinato: quando Orlando affronta il pescione e lo tira a riva, nel mare succede il finimondo: Proteo se la batte disperdendo il gregge, ninfe e varie altre divinità marine non capiscono che succede ma per sicurezza fuggono immediatamente, e perfino Nettuno se ne scappa in Etiopia (luogo, a quanto pare, per gli antichi era un luogo pieno di innocenti in cui gli dei si recano per rilassarsi).


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