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Orologio stellare da ricalibrare

Creato il 04 gennaio 2016 da Media Inaf

Le macchie solari (sunspots), come quelle visibili al centro di questa immagine, forniscono informazioni sull’attività del Sole. Crediti: NASA/SDO

Secondo il team di astronomi del Carnegie Institute guidato da Jennifer van Saders il metodo recentemente sviluppato per determinare l’età di una stella dovrebbe essere ricalibrato per le stelle che sono più vecchie del nostro Sole. Questo a causa di nuove informazione sulla rotazione delle stelle più vecchie, la rotazione delle stelle è infatti una delle poche finestre osservative per determinare la loro età.

Il risultato, pubblicato su Nature, può avere implicazioni per il nostro sistema solare, in quanto indicherebbero che il nostro Sole possa essere sul punto di una transizione del suo campo magnetico.

Proprio come i pianeti, le stelle ruotano attorno ad un asse. Con l’aumento dell’età della stella, la rotazione diminuisce in quanto il vento stellare, il flusso di gas che si allontana dalla stella, influisce sul suo campo magnetico. La perdita di massa, infatti, influisce sul momento angolare del Sole e ne provoca il rallentamento. In questo modo, il campo magnetico agisce come un freno.

Circa un decennio fa, si è scoperto che questo fenomeno può essere utilizzato per calcolare l’età di una stella simile al Sole se la velocità di rotazione e di massa sono noti. Il processo è chiamato gyrochronology (girocronologia). Tuttavia, nel loro nuovo studio Saders e il suo team dimostrano che le stelle non rallentano la rotazione esattamente come fin qui previsto quando invecchiano. E questo nuovo dato porta alla correzione del calcolo girocronologico per le stelle più vecchie.

«La capacità di determinare l’età di una stella è importante per migliorare la nostra comprensione del ciclo di vita dei sistemi astronomici» spiega la van Saders. «La girocronologia ha il potenziale per essere un metodo molto preciso per determinare le età della stella media simile al Sole, a condizione che possiamo ottenere le calibrazioni corrette».

I dati ottenuti con il satellite Kepler permettono di testare le calibrazioni di girocronologia per le stelle più vecchie del nostro Sole, che è quello che van Saders e il suo team hanno cercato di fare. Ed hanno trovato che i modelli standard prevedono un rallentamento maggiore delle stelle nella prima fase della loro esistenza portando  a concludere che l’azione di frenata del campo magnetico sia più debole nelle stelle intermedie e anziane, stelle più vecchie del Sole.

Questo porta ad ipotizzare che la tecnica di calcolo con la girocronologia potrà restare accurata per le stelle più giovani, ma non per quelle di mezza età o più vecchie.

Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf


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