In principio fu L'innocenza del diavolo , pellicola in cui un visetto che era stato considerato angelico da milioni e milioni di fans si trasformava nel volto di uno spietato assassino bambino. Quel volto apparteneva a Macaulay Culkin, star di parecchio cinema per bambini o per famiglie di inizi anni '90.
I riferimenti di Orphan a tale pellicola sono abbastanza palesi ma qui c'è differenza che l'attrice che interpreta Esther, Isabelle Fuhrman appare subito inquietante con la sua aria vintage e i suoi vestiti clamorosamente fuori moda.
Quindi sotto questo profilo sappiamo subito che cosa aspettarci e del resto il regista Jaume Collet Serra, un passato glorioso a girare spot televisivi, non punta sull'effetto sorpresa. Anzi, fa vedere subito di che pasta è fatta Esther e di come prevarica i fratellastri a cui mostra subito il suo volto feroce.
Il problema sono gli adulti che capiscono poco e tardi quello che sta succedendo: Kate quando ha sentore di qualcosa si impegna in uno scontro frontale col piccolo demonio, mentre John è come soggiogato dalla bambina e la sua dabbenaggine deciderà il suo destino.
Orphan è girato con uno stile senza troppi compromessi: procede per accumulo di situazioni , tira sciabolate piuttosto che lavorare di fioretto su paure e suggestioni, lascia poco o nulla all'immaginazione.
Sembra un thriller dalle venature horror piuttosto canonico ma tutti i trucchi che il regista usa per amplificare la suspense ( musiche, cigolii e gli altri rumori strani che possono popolare una casa di notte) rappresentano il diapason a cui accordare la benevolenza di uno spettatore che non sta vedendo nulla di nuovo ma quello che sta vedendo gli piace e lo appassiona.
La regia di Jaume Collet Serra è talmente brillante che permette di sorvolare evidenti cadute di sceneggiatura: per esempio non convince l'effetto bomba atomica che ha avuto su John e Kate l'aborto della terza figlia ( la terza, non la prima!) , è piuttosto lacunosa la descrizione delle dinamiche tra i due adulti della vicenda e poi meglio sorvolare anche su alcune battute (che sembrano scritte per Stephen Seagal) che vengono pronunciate nella lotta all'ultimo sangue che caratterizza il finale.
Pure se è ambientato in un inverno freddissimo e nevosissimo è uno di quei thriller horror che possono allietare l'afa di questa stagione.
Nulla di strabiliante ma degnissimo di una visione a neuroni spenti.
( VOTO : 6,5 / 10 )