Da: Il Corriere della Sera.itQuelle 90 poltrone in più per tagliare i parlamentari
Primo sì a un ddl per eleggere una commissione di riforma della Costituzione. Con stipendi da deputati: indennità incluse
Di SERGIO RIZZO(Ansa) ROMA - L'ultimo a rammaricarsi pubblicamente è stato Gianfranco Fini: «Abbiamo perso una grande occasione. La politica non ha capito che si doveva fare di più, per esempio con il taglio dei parlamentari». Dichiarazione di due mesi fa, quando il presidente della Camera certo ignorava l'esistenza di un'ipotesi suggestiva. Cioè che le politiche di marzo ci potrebbero regalare un numero di eletti addirittura superiore a quello attuale: 1.035 anziché 945. Novanta poltrone in più.
Non è uno scherzo. È quello che stabilisce un disegno di legge approvato a razzo dalla commissione Affari costituzionali del Senato con l'unica opposizione dell'Italia dei valori, il cui rappresentante Francesco «Pancho» Pardi ha invano cercato di demolirlo, e subito fiondato in Aula dove giovedì ha rischiato di essere ratificato al volo. Che cosa dice? Prevede semplicemente l'elezione a suffragio universale di una commissione Costituente che dovrebbe occuparsi della revisione della seconda parte della Carta costituzionale. Ne dovrebbero far parte novanta persone, che non potrebbero ricoprire altri incarichi elettivi, come quello di parlamentare o consigliere regionale. Con il risultato inevitabile di far crescere, sia pure per un solo anno (tanto dovrebbe durare l'incarico) il numero delle poltrone.
A loro saranno affidati interventi come il taglio dei parlamentari, l'abolizione del bicameralismo perfetto, i poteri del presidente della Repubblica... Il tutto mentre nei cassetti di Palazzo Madama giacciono proposte di legge a bizzeffe sugli stessi argomenti. Sulla riduzione del numero dei parlamentari si era perfino raggiunto un accordo fra tutti i partiti: 508 deputati e 254 senatori. Poi la cosa era sfumata.
Dunque il Parlamento non riesce a tagliare il numero degli eletti, pure in presenza di un accordo, poi però riesce a istituire a tempo di record, guarda caso, una commissione di novanta membri che deve provvedere al taglio.
Il disegno di legge è frutto dell'unificazione di numerose proposte variamente datate. E destinate probabilmente a sonnecchiare fino al termine della legislatura se il leader dell'Api Francesco Rutelli, autore di una di esse e relatore insieme a Pasquale Viespoli (prima Pdl, poi Fli, quindi Responsabile), non le avesse improvvisamente rianimate chiedendo e ottenendo il primo agosto scorso la corsia preferenziale della procedura d'urgenza. Che ha però conosciuto un intoppo ieri quando è mancato il numero legale. Se ne riparlerà la prossima settimana, e non si può escludere il moltiplicarsi dei mal di pancia, finora piuttosto isolati. Anche perché c'è la questione dei soldi. Questa commissione Costituente avrà infatti un costo che dovrà essere coperto, in parti uguali, dalla Camera e dal Senato. E lo stipendio dei Novanta? «Il trattamento economico dei membri della commissione Costituente è pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie», hanno proposto Luciana Sbarbati e il suo collega Giampiero D'Alia. Il conto? Una ventina di milioni in un anno. Per fare una riforma che, come ha ricordato Pardi, secondo l'articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento. Un po' caruccio di questi tempi, no?
23 novembre 2012 | 7:45
!!!!!!!!!!!!Non è possibile!L'hanno già fatto a gennaio di quest'anno con il (finto) intento di equiparare i loro lauti stipendi, benefit e vitalizi (i più alti in Europa) a quelli, appunto, della media europea.Abbiamo pagato lautamente una Commissione presieduta dal Presidente dell'ISTAT che ha reso le armi dicendo che era troppo difficile arrivare ad una conclusione: e si è dimesso.Avrebbe dovuto, anzi doveva essergli imposto, dimettersi anche da Presidente dell'ISTAT! Se non sei in grado di ricavare un dato statistico su cui uniformare tali prebende allora vai a fare un altro mestiere!Ma è fin troppo chiaro che è tutta una manfrina per prendere tempo, fregandosene altamente dell'ennesima spesa imposta al Bilancio dello Stato mentre si fanno entrare soldi nelle tasche di "quelli del giro"!
Avevo dedicato a questo evento un post:
martedì 3 gennaio 2012
Fanno "ammuina"
DA: TGCOM24
Gli stipendi dei politici non si toccano
I cittadini si infuriano, il Palazzo tace
Commissione Giovannini, nessun big del Parlamento entra nel merito. Da Schifani solo una dichiarazione "di procedura"
Ora salta fuori questa ennesima orrida idea per continuare a mangiare, mangiare, mangiare... Quando, come scrive Rizzo, per fare tale riforma:... "secondo l'articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento".Un Parlamento inutile, incapace, se non per fare leggi a favore degli eletti e non di noi tartassati.
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Quanto a Fini, che secondo questo articolo del Corriere della Sera, sarebbe: "L'ultimo a rammaricarsi pubblicamente è stato Gianfranco Fini: «Abbiamo perso una grande occasione. La politica non ha capito che si doveva fare di più, per esempio con il taglio dei parlamentari». Ricordo a tutti quanto da me riportato nel mio post del 25 ottobre 2011 dal titolo "Bossi: "La gente ci ammazza"DA: LETTERA 43 quotidiano on-lineMartedì, 02 Agosto 2011
Camera, inammissibile tagliare il vitalizio
Scontro tra Fini e l'Idv Borghesi sull'abolizione del privilegio.
Scontro nell'Aula di Montecitorio tra il presidente Gianfranco Fini e il deputato dell'Italia dei Valori, Antonio Borghesi. In discussione l'ammissibilità di un ordine del giorno, proposto dallo stesso Borghesi, sull'abolizione del vitalizio ai parlamentari. O meglio, come ha spiegato il deputato, per la sua sostituzione con una erogazione dell'Inps, l'Istituto nazionale previdenza sociale, commisurata ai contributi versati.
QUESTIONE DI PRINCIPI. Fini, al contrario, ha parlato di una «soppressione di un diritto acquisito per gli ex parlamentari» che «sarebbe in contrasto con i principi generali dell'ordinamento, trattandosi di posizioni ormai consolidate».
Ancora, pur senza volersi esprimere sul merito della proposta, Fini ha aggiunto che «l'ordine del giorno interviene impropriamente in una materia, quale quella delle competenze degli enti pubblici previdenziali, che non può che essere regolata da una legge ordinaria dello Stato».
Borghesi: «Fini ha cambiato le regole a gioco iniziato»
Immediata, e dura, la replica di Borghesi. «Il 21 settembre dello scorso anno, un ordine del giorno esattamente uguale a quello che è stato qui da me depositato sui vitalizi è stato ammesso, è stato discusso, è stato votato da questa Assemblea», ha osservato il deputato Idv. «Devo arguire che è cambiato qualcosa da settembre ad oggi. Il fatto che il Presidente decida queste nuove regole dopo che gli ordini del giorno sono stati depositati mi lascia altamente perplesso, perché è come intervenire a gamba tesa quando il gioco è già iniziato».
L'analogo tentativo di eliminare il vitalizio per i parlamentari da parte di Borghesi era stato bocciato dall'Aula con 498 'no' e soli 22 'sì' a settembre 2010.
Fini e tutti gli altri parlano come gli conviene di momento in momento, mentre non ci sono soldi per quello che serve a noi (scuole, mezzi pubblici, sanità ecc.) ma per loro sempre!