Orrore in Canada: camere a gas per animali. Ma nel resto del mondo lo scenario non cambia. La mia piccola inchiesta vi illustra alcune sfaccettature di questa atroce realtà.

Da Mela Verde News

Camere a gas, forno crematorio, paralizzante neuromuscolare (eutanasia), morte per inedia e assenza di cure, morte per sbranamento indotto, impiccagione, accoltellamento, investimento, lapidazione sono solo alcuni dei metodi messi a punto dalla macabra mente umana quando si arroga il diritto porre fine all’esistenza di altre creature viventi.
Da sempre il Canada si professa un Paese civile eppure da stamattina, grazie ad Anime per la vita, circola online una fotografia che ritrael’inizio di un vero e proprio olocausto animale. Come tutti i Paesi del mondo anche il Canada ha i suoi canili. Ma che succede quando gli ospiti di queste strutture non riescono ad essere adottati? Vengono brutalmente soppressi nella camere a gas. Vi ricorda qualcosa?

Se funziona bene, il monossido di carbonio può richiedere fino a 25 minuti per abbattere un animale. Questo lungo periodo di tempo provoca una morte disumana.
Facendo riferimento agli orrori del monossido di carbonio, l'esperto Doug Fakkeme ha dichiarato: «L'animale è in una scatola calda, di solito con gli altri animali. Non sa cosa stia succedendo. Il sibilo del gas che filtra all'interno li stordisce, poi si scatena il panico. Possono verificarsi delle battaglie disperate e le grida degli animali a volte si sentono all'esterno della camera... »

Il problema è che la sorte di queste povere bestioline canadesi tocca a tanti altri animali nel resto del mondo. Il destino dei cani randagi giapponesi, per esempio, è segnato non appena la loro zampetta tocca una strada o varca il cancello di un canile. Ogni mese in Giappone più di 300.000 animali vengono atrocemente soppressi nelle camere a gas e poi smantellati in sacchi della spazzatura o dati in pasto alle fiamme. Questa macabra realtà è stata mostrata al mondo grazie al documentario “Cani, gatti e uomini” del regista nipponico Motoharu Iida secondo cui le persone sanno ma fanno finta di non vedere perché la realtà è troppo penosa.

Ma che succede precisamente in queste roventi scatole della morte? Ogni volta circa 20-30 animali vengono chiusi in una cassa d'acciaio. Dopo alcuni minuti un impiegato aziona il gas che è velocemente pompato nella struttura d'acciaio. Il veleno si diffonde e gli animali cercano invano di uscire dal portellone da cui sono entrati, ma quest’ultimo naturalmente è chiuso. Con le zampe tentano di rompere i vetri infrangibili della cassa. Si sentono i rantoli penosi e sofferenti dei randagi che diventano sempre più deboli. All'improvviso poi, i cani smettono di abbaiare.
Stando al sito France24 anche negli Stati Uniti la pratica di gasare i cani starebbe prendendo piede. Per farvi un’idea della quantità di innocenti creature che perdono la vita in questo territorio vi basta sapere che ogni anno circa 8 milioni tra cani e gatti entrano nelle sovraffollate strutture americane e di lì molti di loro escono privi di vita.

 In Romania poi esiste una vera e propria licenza per uccidere centinaia animali sanissimi (è stata soprannominata legge ammazza-cani) che entrano in canili o strutture affini e vengono fatti fuori dopo soli 3 giorni (stessa sorte tocca ai randagi di Capo Verde). La scusa ufficiale che secondo loro giustifica i massacri è liberare le strade delle città rumene da una sovrappopolazione di randagi e prevenire i rischi di attacchi alle persone e contagi di rabbia. Ad oggi le polemiche e le battaglie degli animalisti non sono servite a contenere le stragi (così come in Ucraina dove i massacri continuano senza ritegno, come in foto qui sotto).
Anche la Spagna non è da meno poiché (come molte altre “civili” nazioni europee) ammette espressamente l'eutanasia come strumento di contrasto al randagismo. Forse molti di voi ricorderanno la lettera di denuncia e protesta che il presidente dell'ente nazionale protezione animali (Enpa), Carla Rocchi, ha scritto all'ambasciatore spagnolo in Italia. Tra le righe del documento si legge: "Gli italiani che scelgono di trascorrere le vacanze nel suo bellissimo Paese e sono davvero molti, tornano spesso stravolti e turbati se hanno avuto la sventura di imbattersi nella realtà che le perreras testimoniano (guarda foto sotto)”. Secondo quanto confermato da alcune fonti locali dell'Enpa, nel solo 2009 oltre 17mila trovatelli sono stati soppressi nei canili pubblici spagnoli. Per cercare di arginare seppur minimamente il problema volontari e animalisti hanno creato delle strutture private, le protectoras, con l'obiettivo di offrire una casa sicura ai randagi e di proteggerli dall'eutanasia forzata.

In Croazia invece si adottano soluzioni estreme di altro genere. Poiché la città di Parenzo non è dotata di un canile pubblico è stata pagata una clinica veterinaria per catturare i cani, detenerli per due mesi e poi sopprimerli se non vengono adottati. È tuttora in circolazione una petizione per dire stop a questa aberrante soluzione.
E in Italia? Nella nostra nazione fortunatamente è proibito sopprimere cani sia che essi si trovino in canile, sia che siano di privati, a meno che non siano ammalati in modo incurabile. In alcuni canili (che non sono degni di questo nome) purtroppo si lasciano morire di fame e di sete, oppure i cuccioli vengono uccisi alla nascita per evitare il sovraffollamento, come purtroppo le cronache ci hanno fatto sapere e vedere, ma la Legge lo vieta ed i responsabili sono perseguibili dalla Magistratura. Stando ad un recente sondaggio AIDAA in merito ai metodi di controllo del randagismo su un campione di 1064 italiani maggiorenni il 33% degli intervistati si dice favorevole all’abbattimento dei cani tramite eutanasia. Per fortuna il 63,8% è assolutamente contrario a questa forma di sterminio e ritiene che le migliori forme di lotta al randagismo siano la sterilizzazione e la costruzione di altri canili. Soluzioni che seppure con pochi fondi a disposizione si cerca di mettere in atto.

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