La migliore, più affidabile e più veritiera, recensione a “Orso, buco!” di Nicola Grossi (editrice minibombo) non sarebbe certo quella composta dalle mie parole, per quanto sentite e appassionate.
La presentazione più sincera a questo gustosissimo albo, geniale quasi, sarebbe indubbiamente quella data dal volto completamente rapito del mio piccolino di poco più di due anni già alla sola prima lettura del libro.
Ne sono consapevole oramai per esperienza: le pubblicazioni per l’infanzia che riescono a catturare totalmente l’attenzione dei più piccini fin dal primo contatto sono rare.
I bambini, soprattutto quelli al di sotto dei tre anni, sono esigenti: di solito hanno bisogno del capolavoro – affermato o in erba che sia – per rinunciare alla loro brama di movimento, di anticipazione, di salto in avanti o indietro, di interazione continua con i fogli e le figure e lasciarsi incantare, sorridenti ed estasiati, da una storia.
Quando ciò accade io mi delizio al pari loro; il libro finisce per splendere di due luci: quella della bellezza, arguzia, spassosità proprie delle sue pagine e quella – fantastica! – della meraviglia e la gioia negli occhi del bimbo che ascolta.
Purtroppo, non potendovi mostrare lo sguardo ridente di mio figlio, né far ascoltare i suoi molteplici “ancora! Leggi ancora!” mi toccherà di raccontarvelo io, il libro. Tanto, fidatevi, lo so oramai a memoria.
Innanzitutto questo è un albo dove la parte figurativa è affidata a macchie e forme di colore.
Ricalcando più che efficacemente il solco tracciato dai piccoli blu e giallo di Lionni, i cerchi e i lunghi rettangoli di Nicola Grossi, oltre a rappresentare i protagonisti della storia, danno anche il senso del movimento, dei luoghi e dello spazio-tempo in una composizione fluida e perfettamente compiuta e consistente.
In secondo luogo questo è un libro che si poggia su un ritmo perfetto.
Presentazioni, rivelazioni, assecondamenti dell’aspettativa e colpi di scena sono dosati con un equilibrio impeccabile facendo sì che il lettore si senta, sempre al momento giusto, accompagnato, divertito e spiazzato.
Non c’è mai un punto di rottura tra storia e ascoltatore; insieme procedono al passo di un duetto perfetto nel quale non ci si allunga, non ci si annoia, non ci si spaesa, non ci si perde mai.
Infine questo è un racconto ideale per la lettura ad alta voce e per essere memorizzato, quasi come un mantra giocoso, dai bambini.
Facendo tesoro di un altri capolavori imprescindibili (uno su tutti “A caccia dell’orso” di Michael Rosen e Helen Oxenbury), anche qui ci si affida al suono, golosissimo per i bambini, delle onomatopee.
I termini onomatopeici che fungono da fulcro della narrazione, inoltre, come esperienza insegna, vengono ripetuti come irresistibili leitmotiv che si compongono per aggiunta, ad ogni passaggio della storia, di un nuovo suono. Inutile specificare che tutti i rumori sono simpaticissimi, azzeccati anche nella successione, e fanno ridere tanto i piccoli lettori.
Un grosso orso bruno (rappresentato da un cerchio marrone di buone dimensioni) ha smarrito la sua tana e si incammina per il bosco cercandola.
Durante la ricerca fa un bel capitombolo – BADABUM – in un buco che si rivela ahimè non la sua casa bensì quella di volpe (cerchio più piccolo rosso).
I due, sicuri dell’unione che fa la forza, si mettono in cammino alla ricerca della tana dell’orso.
Ma lungo la via, SPATAPAM (nuova parola onomatopeica), cascano in un altro covo d’animale, che scopriranno essere quello di un rospo (cerchio ancora più minuto e verde)
E così via secondo un meccanismo d’aggiunta-ricerca-cammino-caduta che si ripete più volte apparentemente identico a se stesso…
Fin quando, a lettore ben assuefatto e pronto ad anticipare il gioco, non si cambia registro e un nuovo protagonista – molto più grosso! – fa la sua apparizione a sistemare i fatti e a variare un pochino la struttura del racconto che si fa ancora più dinamico e movimentato.
Un albo che è davvero una lezione di efficacia – narrativa, figurativa, ritmica, intrattenitiva.
Un lavoro che, senza timore di esagerare, ritengo che andrebbe studiato quale esempio di come si fa un libro per bambini.
In un’apparente veste di semplicità e linearità si racchiude un mondo; invero risulta anche difficile illustrarlo esaurientemente a parole, commentarlo senza avere la sensazione che l’albo sia sicuramente di più, vada oltre gli aspetti che si cerca di sottolineare.
Il piccolo lettore, o ascoltatore, oltre a essere divertito, è stimolato a mettere in gioco – e quindi esercitare – competenze logico-cognitive, come la capacità di simbolizzare, astrarre, memorizzare, anticipare, confrontare, figurare…Una palestra non indifferente per piccole menti in formazione, e il bello è che tutto avviene in maniera naturale, giocosa, piacevolissima e vivace, come è giusto che sia.
Tirando di nuovo in ballo l’apprezzamento assoluto di mio figlio, chiudo con un aneddoto che testimonia la grande immediatezza con la quale sono stati colti il senso, l’intento e la struttura del racconto. Al termine della famosa prima lettura dell’albo, ho trovato il piccolo sul pavimento (leggevamo a letto) con la schiena a terra e le gambe all’insù. A mia ovvia domanda: “Nicola, cosa fai lì in terra?” la sua spontanea e impettita risposta: “Non vedi mamma? Sono caduto in un buco!”
Geniale. Il libro come i bambini.
(Vorrei soffermarmi ad indicare anche l’ottimo rapporto qualità/prezzo di tutti gli albi minibombo. Davvero: verificare per credere!)
(età consigliata: dai due anni)
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