Insomma, l’altro giorno stavo cercando dell’Ortica per fare un risotto.
Mica come l’anno scorso che, convinta che le foglie delle piante adulte fossero quelle buone, ho fatto un risotto che alla fine sapeva di stalla, e non contenta, l’ho pure ricucinato, e sempre di stalla sapeva.
Quest’anno ho chiesto suggerimento a Mama, nota esperta di erbe della famiglia, che mi ha detto di raccogliere i germoglietti delle piante piccole, ovvero le fogliette giovani in cima a ogni arbusto di Ortica.
Così sono andata nel bosco in cerca delle piantine, e dopo un po’, scoraggiata dal non aver trovato nulla, mi son accovacciata in un angolino dietro casa a scavare un po’ di terra buona per l’orto e le piantine in vaso, e TAC! mi son sentita pungere le chiappe.
Trovata! O meglio, mi ha trovata lei, un po’ come quelle storie sul Pejote, che appunto ti trova lui quando è il momento.
Così ho raccolto un bel sacchetto di germoglietti di ortica, ovviamente con guanti e forbicine, e a sera ho cucinato uno skuisito risotto che alla fine aveva il giusto sapore. Una bontà!
Come si fa?
Si raccoglie una bella quantità di germoglietti (che come gli spinaci diminuiscono notevolmente di volume una volta cotti), con guanti e forbici, e si sciacquano con cura sotto l’acqua fredda, a lungo e sempre coi guanti di gomma.
Poi si soffrigge cipolla o scalogno, si aggiungono le ortiche tagliate grossolanamente e si fanno appassire. Si aggiunge il riso, si sfuma con vino bianco o aceto di mele, si aggiunge brodo fino a cottura ultimata e infine, se si vuole, si spolvera di un bel po’ di Parmigiano, o anche no.
Buon appetito, quindi, e attenti a non farvi pungere le chiappette!