La nascita di un luogo.
Progetto: Francesco Domenico Moccia, Alessandro Sgobbo, Ciro Borrelli, Salvatore Carbone, Simona Castagliuolo, Paola Cecere, Alfredo Cerrato, Pasquale D’Apice, Giuseppe Fracassi, Federica Galasso, Gaia Santamaria Amato.
Nel 1977 Eugenio Finardi disse “e fuori c’è tutto un mondo da scoprire sul quale si può intervenire”, questa si che è una buona ragione per scrollarsi di dosso quella “scimmia” che anestetizza le aspettative, che mina l’interazione tra gli uomini che ottunde la naturale bellezza di ciò che ci circonda… la sua “scimmia” era l’eroina, quella che in maniera altrettanto subdola ci avvelena, ci fa ammalare, e alla fine ci fa anche incazzare, è la “munnezza”.
E allora mostriamo a chi forse ha perso la speranza, dimostriamo a chi probabilmente non ci ha mai creduto che i “ri-fiuti ri-ciclati ri-vivono” questo è lo spirito con cui noi laureandi della Facoltà di Architettura (coordinati dal Prof. Arch. Francesco Domenico Moccia e dall’Ing. Alessandro Sgobbo), interagendo con alcuni dottorandi della Facoltà di Agraria e con Valerio Borgianelli Spina responsabile marketing del centro commerciale Campania abbiamo lavorato al ri-festival (www.ri-festival.it) sperando di chiarire che insieme “facciamo la differenza”.
“in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” l’impegno sta dunque nell’indirizzare gli scarti verso una trasformazione costruttiva (compost, fibre tessili sintetiche, energia) e non distruttiva (polveri sottili, percolato, macerie post-moderne).
“Investire in progetti legati a pratiche di sostenibilità ed educazione è per noi la direzione da seguire per garantire ai nostri visitatori momenti ludici e di svago ma che siano allo stesso tempo costruttivi e di crescita” così si è espresso il direttore del centro Fabio Santoro quindi, avallati dal suo entusiasmo, abbiamo raccolto la sfida.
L’Architettura gioca un ruolo fondamentale: gli spazi spazi (asimmetrici, disarmonici, svincolati dalle fin troppo compiaciute necessità prospettiche) sono concepiti per favorire l’esperienza intesa come alternanza di scoperte tattili olfattive e visive; sono spazi sorprendenti da scoprire superando innumerevoli variazioni di quota… sono spazi sono a misura d’uomo!
Gli elementi scelti per la configurazione delle vasche per la coltivazione sono i pozzetti di raccolta e di ispezione con i relativi anelli aggiuntivi in cemento prefabbricato, le scale sono frutto della combinazione di pedane EUR EPAL… tutti “pezzi” prefabbricati, tutti “strappati” ad uno scopo prestabilito e contestualizzati in una nuova avventura spaziale. L’impatto ambientale dell’intervento è pari a 0 nonostante il materiale predominante sia il cemento prefabbricato. La grande rapidità con cui si susseguono gli eventi, con cui si alternano le necessità implica una grande produzione di rifiuti: “c’è bisogno di un orto? bene, costruiamolo… l’orto non serve più? benissimo, smantelliamolo!”. I pozzetti e le pedane tornano a reintegrarsi nel ciclo produttivo da cui sono stati precedentemente estrapolati; il risultato è che non si produce immondizia. anche l’impatto ambientale relativo al trasporto (CO2 emessa dai mezzi) è riconducibile ai dettami della strategia “km 0”.
La composizione è regolata modularmente rispetto all’abaco degli elementi disponibili, ne risultano zone di flusso (cognitive) e zone di stazionamento (sperimentali). al termine delle attività, quando il sole è ormai troppo basso per consentire di studiare ma abbastanza rosso e caldo da innescare lo stato d’animo che predispone alla riflessione, vi sono piccoli spazi dove è possibile sedersi per contemplare la natura che nasce, cresce, matura per donarsi al mondo come nutrimento, colori, profumi, fruscii. tutto rientra a far parte di quell’equilibrio cosmico che ha trasformato il nostro pianeta da ammasso primordiale di sostanze tossiche a LUOGO per la vita.
via Europaconcorsi
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photos: www.antonellomontesi.com