La zona vinicola
La zona vinicola che interessa la denominazione dell'Orvieto DOC si trova a cavallo tra l'Umbria e il Lazio, coinvolgendo sia la provincia di Terni che quella di Viterbo. Parte infatti dalla famosa rupe della cittadina umbra di Orvieto fino ai comuni posti a nord-est del Viterbese. Per questo la denominazione viene suddivisa con la sottozona Orvieto Classico a garantire il nucleo originale corrispondente all'omonimo comune ed alcuni limitrofi.
Ad Orvieto la viticoltura è presente già in tempi antichi, come testimoniano le cantine scavate nel tufo della rupe dagli Etruschi che qui eseguivano la fermentazioni nel fresco delle grotte rallentandola fino a farla durare mesi e mantenere una buona concentrazione zuccherina residua, molto amata all'epoca. Durante le epoche medioevali e rinascimentali i vini di Orvieto servirono la corte papale, in particolare quella di Paolo III Farnese ma anche gli artisti dell'epoca. Si dice addirittura che Pinturicchio chiese di inserire nel contratto di lavoro in Orvieto una fornitura quasi illimitata di questo vino visto che il documento reciterebbe "tanto vino quanto fosse riuscito a berne". Anche i lavoratori del Duomo e delle cave che fornivano il travertino vennero spesso pagati anche in vino, come recita sempre il contratto. Ne è un esempio quello firmato da Luca Signorelli nel 1500, autore di alcuni affreschi. Nel compenso anche 1.000 litri all'anno di vino Orvieto. Anche alcuni famosi brindisi videro l'Orvieto protagonista come quelli di Garibaldi e i suoi Mille alla partenza dal porto di Talamone o di Enrico Fermi e il di via Panisperna alla riuscita del loro esperimento più famoso. Per D'Annunzio era Sole d'Italia in bottiglia, per Philip Dallas tra i migliori e per Alexis Lichine un bianco delizioso.
I vitigni
Per questa denominazione, vinificata solo in bianco, i vitigni utilizzati sono principalmente il Trebbiano Toscano, qui detto anche Procanico, e il Grechetto. A queste uve vengono anche affiancati altri vitigni coltivati nella regione. Il Grechetto ha questo nome per la sua origine greca che risale al flusso migratorio del VII secolo avanti Cristo che diede vita alla Magna Grecia. Possiamo considerare infatti il Grechetto come una delle viti capostipite che origina il gruppo dei Greco, oggi oggetto di molti studi approfonditi anche in laboratorio che hanno stabilito con sicurezza nuove certezze. Il Greco di Todi, il Pignoletto e il Ribolla Riminese sono lo stesso vitigno mentre diversi tra loro sono il Grechetto di Orvieto e il Grechetto di Tufo.
Quindi abbiamo due tipi di Grechetto, quello di Orvieto, e quello di Tufo, qualitativamente migliore. I due vitigni sono uguali nell'aspetto e questo ha generato confusione in passato. I grappoli sono mediamente piccoli, cilindrici e serrati. Gli acini sono medi, ovali e molto pruinosi. Il colore è giallo e le bucce fini. Subisce potature drastiche a causa delle sue rese molto alte, anche in caso di gelate primaverili e freddo intenso.
I vini sono ottenuti, in particolare in Umbria, con il Grechetto in purezza, anche se spesso viene assemblato specialmente con il classico Trebbiano. In quella regione è praticamente onnipresente. I vini sono strutturati, molto caratteristici, profumati alle noci con aromi terziari di vernice. Il corpo è pieno con palato spesso astringente. Antinori lo assembla con lo Chardonnay per vinificare il nobile ed eccellente Cervaro. I vini del Grechetto in purezza si trovano i grande accordo con i risotti di mare, ma anche con la carne bianca o della buona selvaggina. Il Grechetto è inoltre un vitigno molto versatile, da appassire ma anche da spumantizzare.
L'Orvieto DOC
La denominazione di origine controllata Orvieto DOC nasce dal decreto legge del 7 agosto 1971, per autorizzare la vinificazione di soli vini bianchi nelle tipologie Secco, Abboccato, Amabile, Dolce, Superiore, Vendemmia tardiva e Muffa nobile. Le uve devono provenire dai comuni di Orvieto, Allerona, Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle, Guardea, Montecchio, Fabro, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto, Porano in provincia di Terni e Castiglione in Teverina, Civitella D’Agliano, Graffignano, Lubriano, Bagnoregio in provincia di Viterbo. La zona di produzione prevede anche la sottozona di qualità denominata Orvieto Classico che coinvolge la zona definita più antica attorno al torrente Paglia.
La base ampelografica prevede l'impiego del Trebbiano Toscano e del Grechetto per almeno il 60% dell'assemblaggio. I vigneti devono essere coltivati tra i 100 ed i 500 metri di quota e le rese massime sono fissate a 11 tonnellate per ettaro per l'Orvieto generico e ad 8 tonnellate
per il Superiore. Il Vendemmia Tardiva invece vede le rese bloccate a 7 tonnellate per ettaro mentre per il Muffa Nobile a 5 tonnellate per ettaro con un grado alcolico minimo del vino di 16.00% vol a differenza del generico fissato a 10,00% vol.
Produttori
Ottimo l'Orvieto Classico superiore Calcaia di Barberano, con il 45% di Grechetto, il 20 di Trebbiano e Verdello e un 15% di Sauvignon. È un vino dolce carico di profumi, alla buccia di agrumi e alla frutta esotica, con fondi iodati. Perfetto l'equilibrio dolce-acido al palato. Le uve attaccata dalla muffa nobile sono raccolte in diverse epoche. L'abbinamento è con lo strudel di mele.
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