Steve McQueen e Lupita Nyongo’o si abbracciano dopo l’Oscar a 12 anni schiavo.
Lupita Nyongo’o con il suo Oscar per 12 anni schiavo
Matthew MacConaughey (bacio con la moglia Camila Alves) e Jared Lero, premiati per Dallas Buyers Club.
Vincono agli Oscar 2014 12 anni schiavo (film, sceneggiatura non originale, best supporting actress) e Gravity (regia più altri sei premi tecnici). Molto bene, meglio del previsto, Dallas Buyers Club (i premi ai due attori più miglior makeup). Perfino il meraviglioso, ma non proprio mainstream, Her di Spike Jonze si porta via un Oscar, quello per la sceneggiatura originale. E ci dobbiamo lamentare? No che non ci lamentiamo, anzi va bene, molto bene così. Han vinto i migliori, e quelli che son rimasti al palo, pur avendo i loro meriti, non si può dire sian rimasti vittima di chissà quale ingiustizia, incomprensione, pregiudizio o complotto.
Lo penso e l’ho scritto, 12 anni schiavo è un film gigantesco che resterà al di là della contigenza Oscar, il migliore tra quelli in corsa. Perturbante, feroce, implacabile, solo che Steve McQueen ha avuto l’abilità somma di nascondere il suo teatro della crudeltà sotto la patina del film di denuncia e di impegno molto politicamente corretto riuscendo a farlo accettare a tutti o quasi. Quanto a Gravity, pochi si aspettavano un tale successo (700 milioni di dollari incassati nel mondo, adesso i tanti Oscar), ma il film di Cuaron si merita tutto. Una sfida produttiva e narrativa, e anche estetica, che sfiora lo sperimentalismo. Sfida vinta, perché non era così facile tenere avvinte le platee globali con due personaggi spersi nello spazio tra carcasse di astronavi e tempeste di spazzatura cosmica. Con effetti speciali usati e piegati per trasmettere allo spettatore una nuova esperienza sensoriale. Insieme a Her di Spike Jonze, Gravity e 12 anni schiavo costituivano la triade migliore tra i concorrenti all’Oscar, e hanno vinto.
Ineccepibile la vittoria di Matthew McConaughey e di Jared Leto, molto superiori al loro film (Dallas Buyers Club non è granché), anche se il web pullula di fan deluse per l’ennesima trombatura di Di Caprio. Però Matthew mica ha rubato niente, sono anni che infila un film più bello dell’altra, un’interpretazione più memorabile dell’altra (Killer Joe, Magic Mike, Mud) e, spiace per le Leo-addicted, nella scena di The Wold of Wall Street che divide con DiCaprio lo sovrasta senza remissione. Se mai c’avrebbe più da lamentarsi Michael Fassbender, smisurato in 12 anni schiavo, fregato da Jared Leto grazie a un personaggio più amato dalle masse. Ecco, DiCaprio e il film di Scorsese: sono loro i veri sconfitti della serata. The Wolf of Wall Street è un gran prodotto, girato da uno Scorsese ormai maestro massimo nell’uso della cinepresa, una lezione fatta film. Ma non è poi così ispirato e, nella sua costante isteria cocainica, finisce col produrre per paradosso una certa monotonia narrativa. Un esempio mirabile di fare cinema, non un capolavoro. Altro sconfitto è American Hustle, molte nominatione e zero statuette. Il problema è che in ogni categoria se l’è dovuta vedere con qualcuno di più bravo o, semplicemente, più affine al clima dominante all’Academy. Ma di capolavori incompresi e trascurati non se ne vedono. A parte, ovviamente, la categoria documentari, dove The Act of Killing avrebbe dovuto vincere di default, tant’era palese la sua superiorità sugli altri concorrenti, ma si è dovuto piegare a 20 Feet from the Stardom, un film sulle coriste delle star che in America ha incassato cinque milioni di dollari, un’enormità per un documentario. Ingiustamente sconfitto anche il Miyazaki di The Wind Rises (peraltro snobbato a Venezia dagli stessi critici italiani che adesso si straccian le vesti per il suo mancato Oscar), ma qualcuno seriamente pensava che avrebbe potuto togliere l’Oscar a Frozen? Finisco con i corti live action, che ero riuscito a vedere sabato l’altro qui a Milano. Bene, ha vinto uno dei peggio tra i cinque in lizza, il danese Helium. Quanto a Sorrentino, io credo che il danese Il sospetto gli fosse superiore, ma non si può mica dire che il suo Oscar lo abbia rubato. Certo gli è andata di c..o, per via di un incastro irripetibile di circostanze favorevoli: La vie d’Adèle non ammesso alla corsa perché presentato fuori tempo massimo, esclusi dalla cinquina finale i concorrenti più insidiosi, il cileno Gloria e Il passato dell’iraniano Farhadi. Sorrentino praticamente ha corso da solo.
Tutti intorno a Steve McQueen dopo l’Oscar a 12 anni schiavo.
Angelina Jolie e Sidney Poitier consegnano l’Oscar per la migliore regia a Alfonso Cuaron per Gravity.
Matthew McConaughey con il suo Oscar