Una brillantissima Ellen De Generes ha guidato ieri sera con piglio da sergente la Cerimonia di consegna degli Oscar 2014. Abbigliata nei suoi comodi e abituali tailleur-pantalone, ma anche con un assurdamente divertente abito da fatina, ha presentato con professionalità sul palco e in sala: dovendo coprire con i suoi interventi i molti intervalli pubblicitari della Abc, ha coinvolto Streep, Scorsese e gli altri in una quantità di selfie (nuova moda lanciata dal Presidente Obama). E ad un certo punto, con la cerimonia che si prolungava, e dato il numero di donne incinta fra attrici e mogli di attori, ha pensato bene di ordinare pizza per tutti.
Ellen De Generes – credit: Greg Harbaugh / ©A.M.P.A.S.
L’asso pigliatutto della serata è stato GRAVITY: era uno dei favoriti ed è stato premiato per la Miglior Regia ad Alfonso Cuaron. Ha inoltre raccolto il premio per la Migliore Colonna Sonora originale e ben 5 premi tecnici: fotografia, montaggio ed effetti visivi, montaggio ed effetti sonori. Ottimo risultato per un film che, se non si svolgesse nello spazio, si potrebbe definire di impianto teatrale, con l’intero script affidato com’è a due soli attori.
E pensare che quando per il premio alla Migliore Regia si sono presentati sul palco Angelina Jolie, moglie del produttore e attore Brad Pitt, e Sidney Poitier, decano e padre spirituale degli attori neri americani, tutti davamo per scontato che l’avrebbero assegnato a 12 ANNI SCHIAVO - a cui è andato invece il premio per Miglior Film dell’anno. Curioso che a consegnarlo sia stato Will Smith: con una specie di doppio salto mortale il più mainstream degli attori neri americani ha premiato l’opera colta e rigorosa dell’inglese Steve McQueen, grande regista che in ogni minima inquadratura non ci fa mai dimenticare di essere soprattutto un grande artista visivo.
Cate Blanchett and Lupita Nyong’o on TV
Quanto ai premi per le Migliori Attrici sono andati alle mie favorite: una perfetta Cate Blanchett, Protagonista di BLUE JASMINE del rinato Woody Allen, e la dolcissima, commossa ed entusiasta Lupita Nyong’o, Non Protagonista di 12 ANNI SCHIAVO.
Meritatissimi i premi per Migliore Attore Protagonista a Matthew McConaughey e Non Protagonista a Jared Leto, insieme in DALLAS BUYERS CLUB: sarebbe stato un biopic come tanti senza la monumentale interpretazione di entrambi, coadiuvati anche dall’eccellente Trucco e Parrucco dei premiati Adruitha Lee e Robin Matthews.
Jared Leto e Matthew McConaughey in Dallas Buyers Club
Spike Jonze ha trionfato a settembre alla Festa del Cinema di Roma: qui per il suo HER ha incassato il premio per la Migliore Sceneggiatura Originale. Coraggiosa la scelta dell’Academy di premiare un’idea insolita e molto poco hollywoodiana.
Il premio per il Miglior Film in Lingua Straniera è andato al nostro LA GRANDE BELLEZZA, che propone un modo felliniano di mostrare l’Italia che probabilmente gli americani apprezzeranno. E proprio a Federico Fellini, insieme a Martin Scorsese, a Diego Armando Maradona e ai Talking Heads, il regista Paolo Sorrentino ha dedicato la sua vittoria.
Paolo Sorrentino – credit: Johnny Vy / ©A.M.P.A.S.
E Scorsese? Come dicevo nel titolo: alcune delusioni, e la più grande è la totale assenza dall’elenco dei premiati di THE WOLF OF WALL STREET. Leonardo Di Caprio ne è stato solo sfiorato, con i Premi a Migliori Scene e Costumi assegnati a Catherine Martin per IL GRANDE GATSBY. Do per scontato, ormai, che Leo non verrà MAI premiato con un Oscar (ma è in buona compagnia, dal sommo Cary Grant in giù) ma stavolta il vecchio leone, dopo 9 nomination e una sola vittoria nel 2007 per THE DEPARTED era pronto per il bis.
Segnalo piuttosto una mia piccola gioia personale: il premio per il Miglior Cortometraggio è stato vinto dal danese HELIUM, una dolcissima favola fra il sogno e lo steampunk, 30 minuti di poesia con una magnifica fotografia e attori perfetti: spero tanto che qualcuno lo distribuisca in Italia.
Una commossa Glenn Close ha ricordato i grandi che ci hanno lasciato: dagli scrittori Elmor Leonard e Richard Matheson, agli attori che se ne sono andati troppo presto come James Gandolfini e Philip Seymour Hoffman, alle grandi dive del passato come Joan Fontaine e Eleanor Parker. Per finire due personaggi come la bimba canterina Shirley Temple e il mago degli effetti speciali Ray Harryhausen: diversissimi fra loro ma hanno incarnato entrambi in pieno quel sogno chiamato Hollywood.