Piero Tosi (a sinistra) sul set di ‘Morte a Venezia’ con Luchino Visconti e Silvana Mangano.
Bene, La grande bellezza ha vinto stanotte il suo peraltro molto annunciato Oscar come miglior film in lingua straniera. Sorrentino nel suo spiccio speech in discreto inglese ha ricordato come sue fonti di ispirazioni oltre a Fellini e Scorsese, anche Talkin’ Heads e Maradona (che c’azzeccano? mah), e va bene lo stesso. Però c’è stato anche un altro momento Italia rilevante nella lunga notte degli Oscar, quando son stati citati sul palco del Dolby Theater i premi onorari assegnati dal Board of Governors dell’Academy a personaggi che si fossero distinti per la loro carriera. Premi già consegnati il 16 novembre scorso e ieri sera solo rievocati: andati a Angela Lansbury, Steve Martin e al nostro leggendario costumista Piero Tosi, collaboratore vicinissimo di Visconti (Il Gattopardo, Ludwig, Morte a Venezia) e Zeffirelli (La Traviata). Un monumento vero, celebrato in tutto il mondo, e dai nostri media semi ignorato. Anche perché Tosi è sempre stato schivo e alla ribalta non ci ha mai tenuto. Non è andato nemmeno a Los Angeles il 16 novembre a ritirare il riconoscimento dell’Academy, al posto suo Claudia Cardinale, per la quale lui inventò i memorabili vestiti del Gattopardo. Ma un altro nome italiano è stato pronunciato ieri sera sul palco del Dolby Theater, quello di Riz Ortolani, nel segmento In Memoriam dedicato a coloro che sono scomparsi negli ultimi dodici mesi. Riz Ortolani in America godeva di solidissima fama e culto, il suo pezzo More da Mondo cane era stato candidato all’Oscar come migliore canzone e con Forget domani aveva vinto un Golden Globe.