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"Birdman" miglior film, regia, sceneggiatura e fotografia
È sembrata una Hollywood in cerca di eroi quella che il 22 febbraio si è presentata al Dolby Theatre di Los Angeles per la cerimonia di premiazione dell’ottantasettesima edizione degli Academy Awards. Infatti ben cinque degli otto lungometraggi in concorso come miglior film ruotavano attorno a figure in qualche modo eroiche. Alla fine ha prevalso con merito l’eroe sgangherato ma umanissimo di Birdman, per il quale l’estroso Alejandro González Iñárritu si è aggiudicato anche gli Oscar per la regia e per la sceneggiatura originale. La storia dell’attore divenuto famoso per aver interpretato un supereroe poi finito nell’oblio e in cerca di riscatto ha avuto la meglio sul controverso eroe di American Sniper, il cecchino più famoso d’America, sull’avvincente vicenda del matematico e crittoanalista Alan Turing che riuscì a decifrare il codice nazista della macchina Enigma raccontata da The Imitation Game, sulla figura del paladino dei diritti civili Martin Luther King narrata in Selma e sulla ricostruzione della drammatica gioventù dell’astrofisico Stephen Hawking de La teoria del tutto. Il cui interprete, Eddie Redmayne, si è però aggiudicato meritatamente la statuetta come migliore attore protagonista. Attraverso lui i giurati hanno voluto premiare una storia di coraggio, l’eroismo di chi affronta quotidianamente senza arrendersi una malattia grave e invalidante. E una scelta analoga l’hanno compiuta premiando come migliore attrice Julianne Moore, alla prima statuetta dopo cinque candidature, intensa protagonista di Still Alice, storia di una cinquantenne malata di Alzheimer. Insomma, messaggi positivi in un’edizione in cui non c’è stato nessun titolo che abbia sbancato — le otto pellicole in gara come miglior film hanno vinto almeno una statuetta — anche se Birdman si è preso le più importanti, compresa quella per la miglior fotografia, mentre quattro Oscar “tecnici” li ha vinti pure Gran Budapest Hotel, originale e suggestivo. Miglior film straniero il polacco Ida di Paweł Pawlinowski, che racconta con poesia ma senza retorica un pezzo di storia di un Paese chiamato, come la giovane protagonista, a fare i conti con il proprio passato. (gaetano vallini)
(©L'Osservatore Romano – 24 febbraio 2015)
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