Mancano 25 giorni all’88^ Notte degli Oscar. Le nomination sono state annunciate lo scorso 14 gennaio, 4 giorni dopo le premiazioni dei Golden Globe 2016. In sostituzione di www.awardscircuit.com, le cui previsioni si sono arrestate alle candidature senza osare indovinare i vincitori, accanto a www.indiewire.com aggiungiamo oggi www.hollywoodreporter.com, fonte altrettanto attendibile, specializzata ed autorevole.
Metto poi subito in chiaro che in questa sede non ci occuperemo delle polemiche sollevate da uno Spike Lee (premiato giusto quest’anno con l’Oscar alla carriera), o da Will Smith o Ian McKellen o Danny DeVito o da una Charlotte Rampling (pure lei coinvolta a pieno titolo nella competizione). Qui si osserva il panorama dei concorrenti per come si presenterà domenica 28 febbraio, senza impaludarsi in discorsi cui interessino le discriminazioni di razza, le tendenze sessuali o i pur discutibili criteri con cui si mantengono i membri votanti, evidenziando semmai qualche sorpresa e le immancabili indebite sviste riguardo i titoli che prendono parte a questo grande evento culturale.
Ecco l’elenco dei lungometraggi caratterizzati da plurime candidature.
- 12 categorie – “Revenant – Redivivo”;
- 10 categorie – “Mad Max: Fury Road”;
- 7 categorie – “Sopravvissuto – The Martian”;
- 6 categorie – “Carol”, “Il caso Spotlight” e “Il ponte delle spie”;
- 5 categorie – “La grande scommessa” e “Star Wars: Il risveglio della Forza”;
- 4 categorie – “The Danish Girl” e “Room”;
- 3 categorie – “Brooklyn”, “The Hateful Eight” e “Sicario”;
- 2 categorie – “Ex Machina”, “Inside Out” e “Steve Jobs”.
Gli ultimi titoli di rilievo ancora inediti in Italia stanno riempiendo le sale proprio in questi mesi di gennaio, febbraio e marzo. Possiamo ora entrare maggiormente in dettaglio analizzando categoria per categoria, ognuna nelle proprie peculiarità.
Miglior film
Sia Indiewire che l’Hollywood Reporter puntano con sicurezza sul trionfatore agli NSFC (National Society of Film Critics Award) “Il caso Spotlight” (prodotto da Michael Sugar, Steve Golin, Nicole Rocklin e Blye Pagon Faust) e sul vincitore dei PGA (i Producers Guild of America Awards, sovente “cartina da tornasole” per la categoria miglior film) “La grande scommessa” (prodotto da Dede Gardner, Jeremy Kleiner e Brad Pitt, quest’ultimo premiato 2 anni fa per “12 anni schiavo” e già nominato nel 2012 per “L’arte di vincere”). I soli altri 6 titoli ammessi alla competizione sono “Revenant – Redivivo” (Arnon Milchan, Mary Parent, Keith Redmon, nuovamente Steve Golin e Alejandro González Iñárritu), vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico, “Il ponte delle spie” (Marc Platt, Kristie Macosko Krieger e Steven Spielberg), “Room” (Ed Guiney), “Sopravvissuto – The Martian” (Simon Kinberg, Michael Schaefer, Mark Huffam e Ridley Scott), vincitore del Golden Globe come miglior film commedia (e qui si è a lungo dibattuto su quanto inopportuna si sia rivelata tale classificazione), l’incontrastato padrone ai Critics’ Choice Awards “Mad Max: Fury Road” (Doug Mitchell e George Miller), insignito anche del National Board of Review Award al miglior film dell’anno, e infine “Brooklyn” (Finola Dwyer e Amanda Posey).
In tutta franchezza è semplicemente vergognoso (anche se non sconcertante, visto che non si tratta di un evento unico) che non siano stati scelti, avendone a disposizione un totale di 307, altri 2 lungometraggi perlomeno fra “Carol”, “The Hateful Eight” e “Inside Out”, che non meritava certo meno di “Up” (2009) e “Toy Story 3” (2010) l’accesso alla sezione più importante. Contenuti nelle liste del mese scorso, non ce l’hanno fatta “Star Wars: Il risveglio della Forza” (in fondo una proposta simile non si è rivelata solo azzardata, ma anche fuori luogo) e “Straight Outta Compton”, oltre agli extra-categoria “Il figlio di Saul” e “Anomalisa”. Esclusi anche “Joy”, “Creed – Nato per combattere” e “L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo”. Da sottolineare l’assenza dello “Steve Jobs” di Danny Boyle e del “Sicario” di Denis Villeneuve. Ancora, per rendere omaggio alla sensibilità artistica di Vin Diesel, non è stato minimamente preso in considerazione “il film più colossale della storia del cinema”, ossia “Fast & Furious 7”, che secondo il primattore avrebbe dovuto vincere in quest’edizione la statuetta per il miglior film, “sempre se l’Academy ci tiene ad essere ancora presa sul serio”.
Miglior regista
Qui i pronostici si rivelano decisamente più divergenti. L’unico che non sembra favorito è Lenny Abrahamson (“Room”); gli altri 4, George Miller (“Mad Max: Fury Road”), il vincitore del Golden Globe Alejandro González Iñárritu (“Revenant – Redivivo”), Thomas McCarthy (“Il caso Spotlight”) e Adam McCay (“La grande scommessa”), sono difficilmente inquadrabili in una classifica preferenziale. Rimangono a bocca asciutta l’acclamato Ridley Scott (“Sopravvissuto – The Martian”), nominato invece ai DGA (Directors Guild of America Awards, i cui esiti saranno comunicati il 6 febbraio), il ponderatissimo Todd Haynes (“Carol”), Quentin Tarantino “il rivoltoso” (“The Hateful Eight”), e i talenti di László Nemes (“Il figlio di Saul”), Steven Spielberg (“Il ponte delle spie”), David O. Russell (“Joy”) e Ryan Coogler (“Creed – Nato per combattere”). Escluso anche in questo caso Danny Boyle (produttore, oltre che regista).
Miglior attore protagonista
Il maestoso Leonardo DiCaprio di “Revenant – Redivivo”, dopo il suo terzo trionfo ai Golden e il primo ai SAG (Screen Actors Guild Awards), è dato per vincitore da entrambe le fonti sopracitate, mentre si contendono il ruolo di “potenziale spoiler” Michael Fassbender per “Steve Jobs” e Bryan Cranston per “L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo”. Completano la cinquina Eddie Redmayne (“The Danish Girl”) e Matt Damon (“Sopravvissuto – The Martian”), miglior attore in una commedia per i Golden. Niente da fare per il Johnny Depp di “Black Mass”, che era stato invece nominato ai SAG e in ogni caso aveva dichiarato di non apprezzare la condizione di sfidante da opporre ad altri talenti. Esclusi anche Will Smith (“Zona d’ombra”) e il non adeguatamente quotato Michael Fassbender del granitico “Macbeth” di Justin Kurzel. Da sottolineare anche l’assenza di Michael B. Jordan (protagonista in “Creed – Nato per combattere”), premiato come miglior attore agli NSFC.
Miglior attrice protagonista
Completamente indovinata è la rosa delle attrici protagoniste: Brie Larson (“Room”), vincitrice del Golden Globe nella categoria drammatica e del SAG, e Charlotte Rampling (“45 anni”), date bizzarramente entrambe per favorite, quindi Saoirse Ronan (“Brooklyn”), Cate Blanchett (“Carol”) e Jennifer Lawrence (“Joy”), che ai Golden è stata invece premiata nella sezione commedia. È rimasta come previsto in secondo piano la Carey Mulligan di “Suffragette”, così come da molto più tempo dichiarato la “furiosa” Charlize Theron di “Mad Max: Fury Road”.
Miglior attore non protagonista
Sylvester Stallone, vinto il Golden Globe, nominato ad un Razzie Redeemer Award (ossia un riconoscimento di “redenzione”) “per tutti i premi che sta vincendo grazie a Creed – Nato per combattere”, potrebbe davvero aspirare alla statuetta, seguito dal rivalutato Tom Hardy (“Revenant – Redivivo”), da Mark Ruffalo (“Il caso Spotlight”), Mark Rylance (“Il ponte delle spie”) e Christian Bale (“La grande scommessa”). Fuori dai giochi a sorpresa Michael Keaton (“Il caso Spotlight”), il vincitore del SAG Idris Elba (“Beasts of No Nation”), Jacob Tremblay (“Room”), Michael Shannon (“99 Homes”), Paul Dano (“Love & Mercy”) e Benicio del Toro (“Sicario”).
Miglior attrice non protagonista
Il discredito che nelle ultime settimane aveva improvvisamente avvolto Rooney Mara (co-protagonista a tutti gli effetti in “Carol”, ma in tale sede ovviamente favorita) è stato clamorosamente sconfessato: ad oggi la concorrente più temibile pare essere Alicia Vikander, che con la performance in “The Danish Girl” si è conquistata il suo primo SAG. S’accodano Jennifer Jason Leigh (“The Hateful Eight”), Kate Winslet (“Steve Jobs”), che ha ottenuto il Golden Globe, e Rachel McAdams (“Il caso Spotlight”). Non ce l’hanno fatta Joan Allen (“Room”), Helen Mirren (“L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo”), la Vikander del fantascientifico “Ex Machina”, Elizabeth Banks (“Love & Mercy”), Kristen Stewart (“Sils Maria”) e infine la tanto discussa Jane Fonda di “Youth”.
Miglior sceneggiatura originale
La certezza è che, qualora non dovesse vincere “Il caso Spotlight” (scritto da Thomas McCarthy e Josh Singer), il premio andrebbe a “Inside Out” (i cui autori sono, in definitiva, Meg LeFauve, Josh Cooley, Ronnie del Carmen e il grande Pete Docter). Non pare rimanere qualche speranza a Matt Charman e i fratelli Coen (“Il ponte delle spie”), Alex Garland (“Ex Machina”) e Jonathan Herman, Andrea Berloff, Alan Wenkus e Leigh Savidge (“Straight Outta Compton”). Sorprendentemente non è stato nominato il gigante Quentin Tarantino per “The Hateful Eight” (diversamente che ai Golden Globe), oltre ai favoriti di un tempo Ramin Bahrani, Amir Nader e Bahareh Azimi (“99 Homes”), László Nemes e Clara Royer (“Il figlio di Saul”), Paolo Sorrentino (“Youth”), David O. Russell e Annie Mumolo (“Joy”).
Miglior sceneggiatura non originale
Parallelamente, se non dovessero spuntarla Adam McCay e Charles Randolph con “La grande scommessa”, trionferebbe Drew Goddard grazie a “Sopravvissuto – The Martian”. Costituiscono altre interessanti possibilità Emma Donoghue per “Room”, Nick Hornby per “Brooklyn” e Phyllis Nagy per “Carol”. Aaron Sorkin ha vinto il Golden Globe per “Steve Jobs”, eppure agli Academy Awards non è nemmeno stato nominato; lecitamente esclusi Alejandro González Iñárritu e Mark L. Smith per “Revenant – Redivivo” (ove i dialoghi sono parzialmente messi al muro dalla spettacolarità della natura e delle imprese del protagonista), oltre al Charlie Kaufman di “Anomalisa”. Il prossimo 13 febbraio si terrà la cerimonia dei WGA (gli Writers Guild of America Awards), che, particolarmente contestati quest’anno a motivo delle loro tendenze anti-meritocratiche, premieranno sia le migliori sceneggiature originali che non.
Miglior film d’animazione
La categoria riservata ai lunghi d’animazione è forse la più grande (e gradita) sorpresa di quest’edizione. Vinceranno Pete Docter e Jonas Rivera per “Inside Out” (sarebbe assurdo che i votanti preferissero degli autori così fini e distanti dalle masse come Charlie Kaufman e Duke Johnson, assieme alla produttrice Rosa Tran genitori di “Anomalisa”). L’unico altro nominato predetto è l’inglese “Shaun, Vita da pecora – Il film” di Mark Burton e Richard Starzak. “Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts”, “Il profeta” e/o “Il viaggio di Arlo” sono stati inaspettatamente superati dagli splendidi “Quando c’era Marnie” (diretto da Hiromasa Yonebayashi, prodotto da Yoshiaki Nishimura) e “Il bambino che scoprì il mondo” (diretto da Alê Abreu). Non sono stati ammessi, giustamente, i comunque gradevoli “Minions”, “Hotel Transylvania 2” e “Home – A casa”. Il prossimo 6 febbraio verranno annunciati i vincitori dei 43esimi Annie Awards, che da quest’anno introducono la categoria “Miglior film d’animazione indipendente” (ospitante fra gli altri i film di Yonebayashi e Abreu).
Miglior film straniero
Il senso comune suggerisce che il pressoché invincibile “Il figlio di Saul” dell’ungherese László Nemes si lascerà alle spalle “Mustang” della franco-turca Deniz Gamze Ergüven, “El abrazo de la serpiente” del colombiano Ciro Guerra, “A War” del danese Tobias Lindholm e “Theeb” dell’anglo-giordano Naji Abu Nowar. Restano ad abitare la shortlist “Il labirinto del silenzio” (Germania), “Viva” (Irlanda), “Dio esiste e vive a Bruxelles” (Belgio), “The Fencer” (Finlandia).
Miglior film documentario
“Amy” (diretto da Asif Kapadia e prodotto da James Gay-Rees) si avvicina sempre più ad una marcata vittoria a livello internazionale. Come seconda possibilità, Indiewire sceglie “The Look of Silence” (diretto da Joshua Oppenheimer e prodotto da Signe Byrge Sørensen), vincitore peraltro lo scorso dicembre dell’IDA (International Documentary Association Award), mentre l’Hollywood Reporter punta più su “What Happened, Miss Simone?” (diretto da Liz Garbus e coprodotto da Amy Hobby e Justin Wilkes). Saturano la cinquina “Cartel Land” (diretto da Matthew Heineman e prodotto da Tom Yellin) e “Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom” (diretto da Evgeny Afineevsky e Den Tolmor). Non ce l’hanno fatta (in maniera più o meno imprevedibile) “Where To Invade Next”, “The Hunting Ground”, “Going Clear: Scientology e la prigione della fede”, “Malala”, “Best of Enemies”, “Heart of a Dog”, “Listen to Me Marlon”, “Meru”, “3 ½ Minutes, 10 Bullets”, “We Come As Friends”.
Miglior colonna sonora
Si profila un memorabile duello all’ultima nota fra due leggende come Ennio Morricone (“The Hateful Eight”, trionfatore ai Golden) e John Williams (“Star Wars: Il risveglio della Forza”): è la quinta volta che i due si ritrovano assieme in cinquina, mentre la prima risale al lontano 1979. Non è comunque detta l’ultima parola in merito a Thomas Newman per “Il ponte delle spie”, Carter Burwell per “Carol” e Jóhann Jóhannsson per “Sicario”. Discorso chiuso invece per Howard Shore (“Il caso Spotlight”), Alexandre Desplat (“The Danish Girl”), Daniel Pemberton (“Steve Jobs”), Michael Giacchino (“Inside Out”). Restiamo in attesa degli IFMCA 2015 (International Film Music Critics Association Awards).
Miglior canzone
Le cinque fortunate sono “Til It Happens To You” (probabile vincitrice, scritta da Lady Gaga e Diane Warren per il documentario “The Hunting Ground”), “Earned It” (scritta da Belly, Stephan Moccio, Jason Quenneville e The Weeknd per “Cinquanta sfumature di grigio”), la “Simple Song #3” (scritta da David Lang per “Youth”), “Writing’s on the Wall” (scritta dai vincitori del Golden Globe Sam Smith e Jimmy Napes per “Spectre”) e “Manta Ray” (scritta da J. Ralph e Antony Hegarty per il documentario “Racing Extinction”). Non sono state ammesse “See You Again” (da “Fast and Furious 7”), “Love Me Like You Do” (da “Cinquanta sfumature di grigio”) e “So Long” (da “Zona d’ombra”).
Migliori effetti speciali
Stando ai verdetti dei VES (Visual Effects Society Awards) comunicati poche ore fa, risulta probabile la vittoria di “Star Wars: Il risveglio della Forza” (a cura di Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh e Neal Scanlan); Indiewire suggerisce anche “Revenant – Redivivo” (a cura di Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith e Cameron Waldbauer), così come l’Hollywood Reporter cita in seconda posizione “Mad Max: Fury Road” (a cura di Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams e Tom Wood). Gli altri 2 titoli in contesa sono “Sopravvissuto – The Martian” (a cura di Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers e Steven Warner) ed “Ex Machina” (a cura di Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris e Andrew Whitehurst). Nessuna candidatura per “The Walk”, “Jurassic World”, “Ant Man”, “Avengers: Age of Ultron” (davvero?), “Tomorrowland – Il mondo di domani”.
Miglior montaggio
Il fronte maschile ospita Hank Corwin con “La grande scommessa”, probabile vincitore, Premio Eddie (aka ACE, American Cinema Editors Award), Stephen Mirrione (“Revenant – Redivivo”) e Tom McArdle (“Il caso Spotlight”); quello femminile l’agguerrita Margaret Sixel (“Mad Max: Fury Road”, altro probabile favorito e Premio Eddie) e Maryann Brandon e Mary Jo Markey (“Star Wars: Il risveglio della Forza”). Fuori dalla cinquina Pietro Scalia (“Sopravvissuto – The Martian”), Nathan Nugent (“Room”), Michael Kahn (“Il ponte delle spie”) ed Elliott Graham (“Steve Jobs”).
Miglior fotografia
Arriverà l’Academy a concedere il terzo Oscar consecutivo ad Emmanuel Lubezki per “Revenant – Redivivo”? È quello che pensano sia Indiewire che l’Hollywood Reporter, collocando come seconde scelte l’uno Roger Deakins per “Sicario”, l’altro John Seale per “Mad Max: Fury Road”. Sono riusciti a entrare in competizione anche Edward Lachman per i meravigliosi colori patinati di “Carol” e Robert Richardson per “The Hateful Eight”. Nessun risultato invece per Janusz Kaminski (“Il ponte delle spie”), Dariusz Wolski (“Sopravvissuto – The Martian”), né tanto meno per Mátyás Erdély (“Il figlio di Saul”). Il 13 febbraio saranno resi noti i vincitori degli ASC (American Society of Cinematographers Awards).
Miglior scenografia
Tre titoli sembrano contendersi con maggior vigore la statuetta dorata: si tratta di “Mad Max: Fury Road” (Colin Gibson, vincitore dell’ADG, ossia dell’Art Directors Guild Award, e Lisa Thompson), il fino a qualche tempo fa non così appetibile “Sopravvissuto – The Martian” (Arthur Max, altro ADG, e Celia Bobak), e la sorpresa “Revenant – Redivivo” (Jack Fisk, terzo ADG cinematografico di quest’anno, e Hamish Purdy). Rimangono in pista “Il ponte delle spie” (Rena DeAngelo, Bernhard Henrich e Adam Stockhausen) e “The Danish Girl” (Michael Standish ed Eve Stewart). Buchi nell’acqua per “Brooklyn”, “Carol”, “Star Wars: Il risveglio della Forza” e il sontuoso “Cenerentola”.
Migliori costumi
Lottano per la vittoria principalmente “Mad Max: Fury Road” con Jenny Beavan (di recente errata esclusione dalle previsioni) e “Carol” con la pluripremiata Sandy Powell. Seguono… ancora Sandy Powell per “Cenerentola”, Paco Delgado per “The Danish Girl” e Jacqueline West per “Revenant – Redivivo”. Gli sconfitti di maggior rilievo risultano “Brooklyn”, “L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo” e “Via dalla pazza folla”. Il prossimo 23 febbraio si terrà la cerimonia di premiazione dei CDG (Costume Designers Guild Awards).
Migliori trucco e acconciatura
Si presume vincano Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin per “Mad Max: Fury Road”, e se non loro, Siân Grigg, Duncan Jarman e Robert Pandini per “Revenant – Redivivo”. I terzi (non poi così) incomodi sono Love Larson ed Eva von Bahr con “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”. Completavano la shortlist “Black Mass”, “Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto”, “Zona d’ombra” e “Legend”. I Make-Up Artist and Hair Stylists Guild Awards annunceranno i propri vincitori il prossimo 20 febbraio.
Miglior sonoro
Attendendo i CAS (Cinema Audio Society Awards), i cui vincitori saranno annunciati appena una settimana prima della cerimonia degli Oscar, guida la corsa “Star Wars: Il risveglio della Forza” (con Andy Nelson, Christopher Scarabosio e Stuart Wilson), tallonato da “Revenant – Redivivo” (con Jon Taylor, Franck A. Montaño, Randy Thom e Chris Duesterdiek) e da “Mad Max: Fury Road” (con Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo). Nominati anche Paul Massey, Mark Taylor e Mac Ruth per “Sopravvissuto – The Martian” e, a sorpresa, Andy Nelson, Drew Kunin e il grandissimo Gary Rydstrom per “Il ponte delle spie”. Giungono ad un nulla di fatto “The Hateful Eight”, “Sicario”, “Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick” e “Spectre”.
Miglior montaggio sonoro
Ritroviamo un panorama molto simile: restano saldi i primi tre titoli, cambiando naturalmente rappresentanti (Matthew Wood e David Acord per “Star Wars: Il risveglio della Forza”, Martin Hernández e Lon Bender per “Revenant – Redivivo” e Mark A. Mangini e David White per “Mad Max: Fury Road”). Anche “Sopravvissuto – The Martian” fa interamente suo il settore dedicato al sonoro grazie ad Oliver Tarney, mentre sostituisce il film di Spielberg “Sicario” con Alan Robert Murray. Delusioni nuovamente per “The Hateful Eight” e “Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick”. La 63esima cerimonia dei Golden Reel Awards (patrocinati dall’MPSE, Motion Picture Sound Editors) si terrà un giorno prima della Notte degli Oscar.
Statistiche e curiosità
- “Revenant – Redivivo” e “Mad Max: Fury Road” sono gli unici altri film, dopo “Titanic” (1997), ad aver collezionato tutte e 8 le nomination tecniche.
- Tom Hardy risulta parte del cast di entrambi i film che hanno ricevuto più candidature (“Revenant – Redivivo”, in cui è non protagonista e “Mad Max: Fury Road”, in cui è invece co-protagonista).
- “Cinquanta sfumature di grigio” è l’unico film tra quelli candidati che è stato (ampiamente) nominato anche ai Razzie Awards (6 categorie su un massimo di 10, come testimoniato dal campione “Jack e Jill”, del 2011).
- Gli studios che hanno fatto maggior incetta di nomination sono la Fox (20, grazie principalmente a “Revenant – Redivivo” e “Sopravvissuto – The Martian”), la Disney (14, grazie principalmente a “Il ponte delle spie”, “Star Wars: Il risveglio della Forza” e “Inside Out”), la Warner (11, grazie principalmente a “Mad Max: Fury Road”) e la Weinstein (9, grazie a “Carol” e “The Hateful Eight”).
- A discredito di chi (probabilmente senza cognizione di causa) afferma che gli Oscar premiano solo i film che “fanno cassetta”, eccovi la lista degli 8 lungometraggi inseriti nella categoria règia ordinati per incassi su suolo americano (aggiornata ad oggi, non alla chiusura delle candidature): “Sopravvissuto – The Martian” (227 milioni di dollari), “Mad Max: Fury Road” (153 milioni), “Revenant – Redivivo” (138 milioni) “Il ponte delle spie” (71 milioni), “La grande scommessa” (60 milioni), “Il caso Spotlight” (34 milioni), “Brooklyn” (30 milioni), “Room” (9 milioni). Per contro, i maggiori incassi americani della stagione che non partecipano in alcun modo all’edizione di quest’anno, neppure nell’ambito di qualche categoria “minore”, sono “Jurassic World” (652 milioni), “Avengers: Age of Ultron” (459 milioni), “Fast & Furious 7” (353 milioni), “Minions” (336 milioni), “Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2” (280 milioni).
- Sono stati presentati 81 film da altrettante nazioni straniere; nel corso dell’edizione 2015 ne erano stati vagliati 83, 76 in quella del 2014, 71 in quella del 2013, 63 in quella del 2012. Quest’anno per la prima volta il Paraguay propone un proprio lungometraggio, il documentario “El tiempo nublado”. Si tenga comunque conto che, per quanto non si tratti di un prodotto di finzione, esso è riconosciuto dall’Academy come “film in lingua straniera” e non come “lungometraggio documentario”. Un caso simile si era verificato nel 2009 quando l’israeliano “Valzer con Bashir” è stato candidato come miglior film straniero, pur essendo un film d’animazione.
- Quest’anno sono stati assegnati 3 Oscar speciali: 2 alla carriera, rispettivamente al sopracitato regista, attore, sceneggiatore e produttore Spike Lee (*1957) e all’attrice Gena Rowlands (*1930), e il Premio umanitario Jean Hersholt all’attrice, cantante e ballerina Debbie Reynolds (*1932).
- Con l’ultima nomination per la colonna sonora del settimo episodio di Star Wars, John Williams giunge a collezionare 50 candidature all’Oscar, detenendo già da anni il record di persona vivente con il numero più alto di tali riconoscimenti. Varcando le epoche, lo supera solo l’irraggiungibile Walt Disney, fermatosi a quota 59… solo a causa di un collasso cardiocircolatorio che l’ha stroncato alla non così veneranda età di 65 anni.
- Altre personalità coinvolte in condizioni d’indubbio interesse sono Steven Spielberg (alla sua 17esima nomination in totale), George Miller (alla sua prima nomination come regista, la sesta in totale, dopo la vittoria con “Happy Feet”), Ridley Scott (alla sua prima nomination come produttore, solo la quarta in totale), Alejandro González Iñárritu (alla sua nona nomination, per la terza volta accompagnata da almeno una “sorella” nello stesso anno), Tom Hardy, Mark Rylance, Bryan Cranston, Brie Larson, Alicia Vikander, Rachel McAdams, Jennifer Jason Leigh e Charlotte Rampling (tutti nominati per la prima volta, rispettivamente a 38, 55, 59, 26, 27, 37, 53 e 69 anni), Leonardo DiCaprio (alla quarta nomination come protagonista, la sesta in totale), Matt Damon (alla quarta nomination in totale, dopo la vittoria come sceneggiatore per “Will Hunting – Genio ribelle”, del 1997), Cate Blanchett e Kate Winslet (entrambe alla settima nomination in totale), la 25enne Jennifer Lawrence (alla sua quarta nomination), la 21enne Saoirse Ronan (alla sua seconda nomination), Sylvester Stallone (alla sua seconda nomination come attore nel giro di 39 anni, la terza in totale), i fratelli Coen (entrambi alla 14esima nomination in totale), László Nemes, Deniz Gamze Ergüven e Naji Abu Nowar (tutti e tre all’esordio nel lungo nominati per l’Oscar al miglior film straniero), Charlie Kaufman (alla sua quarta nomination in totale, dopo la vittoria per la sceneggiatura di “Se mi lasci ti cancello”, del 2004), i direttori della fotografia Richard Richardson (alla sua nona nomination, dopo 3 vittorie), Emmanuel Lubezki (alla sua ottava nomination, dopo 2 vittorie) e Roger Deakins (alla sua 13esima nomination, senz’alcuna vittoria alle spalle), i compositori Thomas Newman (anche lui alla 13esima nomination in totale, senz’alcun coronamento), Ennio Morricone (alla quinta nomination per la miglior colonna sonora nel giro di 37 anni, dopo l’Oscar alla carriera del 2007) e Diane Warren (alla sua ottava nomination), il sound designer Gary Rydstrom (7 vittorie su 16 nomination), le costumiste Sandy Powell (3 vittorie su 11 nomination) e Jenny Beavan (una vittoria su 10), l’animatore Richard Williams (vincitore di 3 Oscar, compreso quello speciale per gli effetti visivi di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, del 1988, e nominato quest’anno per il miglior cortometraggio d’animazione).
- Ennio Morricone è l’unico artista italiano in competizione. L’anno scorso Milena Canonero ha vinto il suo quarto Oscar per i costumi di “Grand Budapest Hotel”; due anni fa Paolo Sorrentino ha trionfato con “La grande bellezza”; tre anni fa Dario Marianelli è stato nominato per la colonna sonora di “Anna Karenina”; quattro anni fa grazie alle scenografie per “Hugo Cabret” Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo hanno ottenuto la loro terza statuetta. Sono davvero rari gli anni in cui non si faccia notare la presenza italiana in casa Academy.
- L’88esima cerimonia degli Oscar, l’accredito per la quale è stato richiesto da ben 787 testate giornalistiche, verrà trasmessa in 225 paesi nel mondo (compresa l’Italia, su Sky Cinema Oscar e in chiaro su Cielo) per la 15esima volta dal Dolby Theatre (ex Kodak Theatre) di Los Angeles, condotta per la seconda volta da Chris Rock.
- La capienza del teatro è di 3300 posti a sedere, cui si accede solcando un red carpet di circa 152 metri di lunghezza per 10 di larghezza (in realtà su questo punto le fonti sono discordanti, visto che c’è chi parla di mezzo chilometro di estensione).
- Ogni statuetta dorata è alta 33 cm, pesa circa 3 kg e mezzo, e vale all’incirca 300 dollari (prima che sia assegnata). Nel 1999 Michael Jackson ha voluto aggiudicarsi l’Oscar vinto da David O. Selznick nel 1940 per “Via col vento”… al prezzo di un milione e mezzo di dollari.
- Dalle mie ricerche non emerge l’esistenza di un riconoscimento che vada a premiare specificatamente l’ambito delle canzoni scritte per film (sulla scia dei CAS per i migliori missaggi sonori, o dei Golden Reel per i migliori montaggi sonori, o ancora degli IFMCA per le migliori colonne sonore).
La rubrica si rinnoverà grazie ad un aggiornamento fra un mese esatto, con l’intento di commentare l’avvenuta premiazione.
Written by Raffaele Lazzaroni