Oscar awards: fashion & etiquette

Creato il 27 febbraio 2013 da Giovanistilisti

Ph_AnsaEPA_Paul Buck

Il termine kermesse non mi entusiasma per definire gli Oscar Awards 2013, non abbiamo assistito alla festa del paese, ma a una manifestazione al Dolby theatre chiamato prima Kodak theatre che ha permesso di ricompensare i migliori attori e i films della settima arte. In verità, dopo architettura, scultura, pittura, musica, letteratura, danza teatro e circo, il cinema fu chiamato tale nella Francia del primo novecento dal famoso critico Riciotto Canudo.

Il cinema rappresenta un fenomeno sociale e contribuisce spesso al lancio di una moda, basta pensare alla “petite robe noire ” che Audrey Hepburn portava in Colazione da Tiffany o alle gonne corolle che sfoggiava Grace Kelly in Caccia al ladro, o l’impermeabile portato Humphrey Bogart in Casablanca outfit di base che sarebbero diventati dei veri capi trendy ma intramontabili.

La ricerca scenografica per un evento mediatico di grandissima portata è stata all’altezza di un parterre d’eccezione, luci e colori hanno fatto da cornice anche alle tre vedettes che hanno cantato: Adèle con Skyfall, una retrospettiva di Goldfinger con Shirley Bassey e Barbara Streisand in memorial tutte interpretavano la loro parte con eleganza e passione.

Jennifer Aniston (Photo by Steve Granitz/WireImage)

E’ stata resa molto bene l’atmosfera chic delle grandi serate di gala in America non troppo formale ma in cui conta molto il dress code. Dall’ abito chiaro della collezione di quest’ultima stagione sfilata in un giardino, di Jennifer Lawrence si nota lo stile lineare di Raf Simons direttore artistico da Dior dopo John Galliano. Jennifer Aniston sfoggiava un look semplice in un classico tafeta rosso di Valentino, Salma Hayek sembrava una principessa orientale in un fourreau di velluto nero con empiècement in oro filigranato disegnato per Alexander Mac Queen.

Appariva dolcissima e un po’ troppo donna in blu, Guwentane Wallis, però la bambina avevo portato con se un’amico, un peluche portafortuna a mo’ di borsa, quasi militare e a farci ricordare che è stata una James Bond Girl, Halle Berry in un un’abito stellare di Versace faceva risaltare il suo corpo atletico. Preferisco Michelle Obama in outfit più semplici, monocolore, di Nicole Kidman, sirena nera scintillante non si notava più l’espressione del viso, come del resto, i colori beige e oro del vestito di Catherine Zeta Jones non facevano altro che spegnere la bellezza esotica della bellisima attrice.

Spesso le star non ascolatano minimamente le loro V.I.S. very important stylist, in Italia chiamati semplicemente consulenti d’immagine, ma chi ha carta bianca, racconta che finche l’attrice o la celebrity non esce dalla limousiine, per il creatore di moda è una suspens, non è mai sicuro se la sua cliente indosserà il vestito, scelto nella sua Maison per l’occasione. Il nome del designer rappresenta una scelta di stile di vita, se non un portafortuna.

Ricordiamo che Liz Taylor, quando ritirò un oscar nel 1961 portava un bellissimo modello di Christian Dior, fu fedele al couturier del new look per tutta la vita, lo stesso avvenne nel 1954 per Audrey Hepburn con Hubert de Givenchy. Assistiamo a un mix di modernità retro e tradizione storica rivisitata con due abiti che sono esempi di stile ed eleganza nel contesto di un evento mondializzato.

Amy Adams (Photo by Jason Merritt/Getty Images)

Jessica Chastain voleva apparire come Marilyn quando cantò happy birthday mister president per J.F.Kennedy, nel prezioso abito di Re Giorgio che forse aveva scommesso per lei il top, e cosi creato un effetto fluido e scintillate con una miriade di Swaroski per finire con uno strascico sontuosamente glamour. Invece Amy Adams in Oscar della Renta rappresentava quasi un ricordo dell’America di ” via col vento” tutto frou frou e

Sally Field in Valentino photo © Getty Images

gonna crinolina in tulle ma semplice e immacolata. Peccato che Sally Field avesse i capelli non perfettamente in ordine per indossare un magnifico abito rosso Valentino con maniche lunghe in voile drappeggiato.

E se tutto questo fosse, se non un capriccio degli stilisti, una voglia di libertà per le protagoniste di sentirsi a loro agio negli outfit più vari senza calcolare la scelta degi accessori, solo che una scarpa con plateau poco stabile è stata complice dell’emotività di Jennifer Lawrence per farla inciampare, ma la giovane attrice ha saputo recuperare una situazione con l’intelligenza disinvolta che caratterizza gli americani che sanno vivere.

Qualche piccolo eccesso ha confermato la regola, Brandi Glamvill ha forse voluto produrre un effetto mediatico approfittando del set su cui non è mai apparsa in quanto limitata alle soap opera. Per lei una scollatura sculturalmente di mauvais ton e un spacco da imitare Angelina Jolie sul catwalk non sono serviti, ma si è ritrovato invece sul cakewalk dei giudizi della stampa internazionale.

Il made in Italy presente anche con le creazioni del mago del tuxedo in America, Domenico Vacca, poteva servire a difendere il bonton, se tutte le signore avessero indossando guanti lunghi per completare una mise da sera elegante .

Amy Adams (Photo by Jason Merritt/Getty Images)

Helen Hunt che portava un abito di H&M ci ha dato la prova che si può creare un look degno di una soirée di alto livello in tempo di crisi, purchè si sappia giocare con gli abbinamenti anche con un gioiello di famiglia.

Se mi fossi recata al Derby theatre per la notte degli Oscar avrei scelto la più glamour delle mie toilette haute couture vintage e come mia abitudine, ci avrei aggiunto un’acconciatura con la veletta, oggi sempre più trendy anche grazie all’ultimo film Anna Karenina, la protagonista che le indossa in ogni occasione. Il mio cavaliere avrebbe rubato la scena a mezza Hollywood con una giacca da smoking amaranto.

di Michelle M. Kling Hannover


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