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Oscar Miglior Sceneggiatura non originale: Paradiso amaro con George Clooney

Creato il 27 febbraio 2012 da Emeraldforest @EmeraldForest2

Oscar Miglior Sceneggiatura non originale: Paradiso amaro con George Clooney

Hawaii. Giorni nostri. Matt King (George Clooney), uomo in carriera, si ritrova solo con le figlie dopo che sua moglie Elizabeth è entrata in coma a causa di un incidente in barca. Già si tratterebbe di per sé di un compito non facile per un padre che è sempre stato assente, ma le cose si complicano ancora di più a causa di una decisione che gli spetta di diritto in merito alla vendita di un’ampia terra vergine, ereditata niente di meno che dall’ultima principessa indigena dell’isola (da qui il titolo originale: The Descendants). Ciò infatti gli comporta, nel momento del dolore massimo causato dalla notizia dell’irreversibilità del coma della moglie e della conseguente necessità del distacco della spina come lei avrebbe voluto, di avere anche a che fare con una serie di cugini al verde che vorrebbero vendere a tutti i costi la terra. Le due trame sembrerebbero diversissime e antitetiche ma, nel corso del film, le vedremo lentamente e abilmente congiungersi in un unico quadro in quanto intimamente collegate tra di loro. Dopo tutto, quella terra incontaminata, era proprio il paradiso dove sua moglie portava le figlie a campeggiare con lei quando loro avevano qualche problema. Già la terra in sé è il simbolo del materno e del femminino, poi in questo film in particolare, si va mischiando con i ricordi di lei, Elizabeth, una donna vulcanica e indomita proprio come la natura delle Hawaii, dove la storia è ambientata.

Oscar Miglior Sceneggiatura non originale: Paradiso amaro con George Clooney

Diciamo pure che non è una novità assoluta (vedi Quarto Potere), ma di questi tempi è apprezzabile il fatto che questa donna, che non può parlare perché sulla via della fine, la conosciamo esclusivamente attraverso le persone che la conoscevano e nelle loro dichiarazioni, le idealizzazioni e denigrazioni. Sì, anche denigrazioni, anche cose negative! Di contro alla comoda morale corrente sinteticamente (d)enunciata da J. Lennon (“Tutti ti amano quando sei due metri sotto terra”), in questo film si pone il problema della difficoltà e impossibilità immediata di reprimere odio e rancori verso chi è in fin di vita perché che ci ha profondamente deluso/ferito quando era in vita. Sia Matt che la figlia Alexandra (ben interpretata da una promettente Shailene Woodley) hanno molti conflitti irrisolti con la misteriosa e multisfaccettata donna ora in coma, in particolare a causa della sua recente infedeltà coniugale. Quella che però potrebbe pagare di più le conseguenze di tutto questo è la figlia più piccola, che è un vero e proprio fenomeno in stile Sundance nella sua irreverenza, precocità e sincerità, tutti elementi che rendono difficile all’inizio la strada per papà Clooney, la cui interpretazione attoriale è davvero eccellente ed è già stata premiata con il Golden Globe e una nomination agli Oscar di quest’anno.

Oscar Miglior Sceneggiatura non originale: Paradiso amaro con George Clooney

Il punto forte del film, oltre le ottime interpretazioni, sono indubbiamente i dialoghi, scritti estremamente bene, ironici al punto giusto che non si scade mai nel puro patetico, come facilmente avviene nelle altre commedie/tragedie che trattino di coma irreversibili e in generale di perdite in famiglia. Molto indie, forse anche un’anticchietta troppo, la colonna sonora, che contribuisce a dare uno stile “antilacrimoni” per la maggior parte del tempo. La seconda parte della pellicola è decisamente la più bella e meglio diretta dal regista Alexander Payne (A proposito di Schmidt, Sideways): il gruppetto costituito da Matt, le figlie e il ragazzo di Alexandra parte in una strana ricerca sulle tracce di questo amante della madre/moglie, forse per vendetta, forse per scoprire qualcosa in più su di lei e sulla sua vita. Il finale è molto incompiuto, di quelli come piacciono a me: tante domande ma nessuna risposta facile. Gli unici punti fermi restano i familiari strettissimi e il tentativo di farsi forza insieme. Molto agrodolce è il contrasto tra la dolorosità degli eventi e il vestiario locale sempre così allegro e pieno di fiori stampati che sanno di vacanziero, mentre il più profondo contrasto tra la morte e il paradiso che continua a essere paradiso nonostante un immenso dolore, lo definirei a dir poco poetico. La natura, anche se e quando la morte entra a volte nelle nostre vite, continua a essere meravigliosamente viva e splendida: in realtà questo è un contrasto solo in apparenza poiché la morte è prevista dalla natura stessa, la quale sa dunque come offrirci un po’ di amara consolazione… Tutto questo sempre che noi glielo permettiamo ovviamente, sempre se non si cede alla tentazione, nel tentativo di aumentare il proprio divino e beneamato benessere economico, di mercificare anche l’ultimo baluardo incontaminato della propria isola natìa e della propria storia.

Oscar Miglior Sceneggiatura non originale: Paradiso amaro con George Clooney

Voto:

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