Poi siamo passati alla Certificazioni ISO (qua i costi salgono fino a 30.000-50.000 euro l’anno), per certificare, rintracciare, ricevute scritte in nepalese, hindi, emesse da benzinai del Mali o del Congo. Anche qui i privati non possono scapparne ma alle ONLUS cosa serve certificare un ufficio in Burkina Faso dove procedure, strumenti, metodi di lavoro non possono ragionevolmente essere assimilati a quelli europei. Infine l’Oscar di Bilancio (qua servirebbe la voce di Fantozzi). Anche qui necessitano un po’ di soldi (teoricamente donati per bambini\progetti) e sponsorizzare un evento.
Ci sono società che fanno anche questo, fra le altre cose, come la FERPI (Federazioni Relazioni Pubbliche Italiane) che, in genere s’occupa di “ promuovere iniziative che elevino e approfondiscano sul piano professionale la conoscenza del ruolo delle attività di relazioni pubbliche in Italia”, cioè fanno corsi di formazione, studi e altre iniziative dirette a migliorare il marketing delle aziende. Infatti nel Comitato Direttivo siedono i responsabili della comunicazione di ENEL, Enac, di Vodafone, di Coca Cola, ENI e di qualche Banca, che, giustamente, sponsorizzano la società.
Cosa centri le relazioni pubbliche e il marketing con i bilanci delle ONLUS e relativi OSCAR non si capisce se non leggendo una dichiarazione della giuria ““per aver dimostrato con il suo bilancio di volere e sapere comunicare non solamente i risultati economici. I numeri non sono tutto”. Affermazione che può suonare un po’ bislacca dato l’argomento anche se siamo in un paese in cui con i bilanci si fa di tutto, compreso fasciare le verdure.
Poi, però, la giuria qualche numerino sembra tenerlo in considerazione, del resto se 2+2 fa 3 anche degli esperti comunicatori non possono farlo sembrare 4. Infatti fra i partecipanti\sponsor c’era anche Centro Cooperazione Sviluppo (CCS Italia ONLUS) con gli ultimi tre bilanci in perdita che nessuno ha avuto il coraggio di premiare.
Ma oltre i casi limite; vi è qualche utilità per le ONLUS\ONG rincorrere diplomi di carta come questo e che capacità ha una società come il FERPI (bravissima nel settore della formazione dei comunicatori aziendali) di valutare qualità ed efficacia delle attività di una associazione no-profit. Che senso ha, in questo settore, badare più all’immagine che alla sostanza delle cose che si fanno a favore dei beneficiari? Domande che lasciamo ai donatori, magari un po’ stanchi di tante puttanate.