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La piramide dove si tengono le meditazioni e’ in altro settore rispetto all’entrata e al centro di informazione. E’ di marmo nero, decisamente tetra, tutto intorno c’e’ una fila di vetri opacizzati, non penso si possano aprire. Filtra poca luce, fuori piove. Per via dell’aria condizionata lo stanzone e’ gelido come una tomba a Ognissanti. Il pavimento, in granito verdastro scuro (per un’ora cerchero’ di ricordarmi il nome, ma non mi viene) e’ tirato a lucido. Un kapo’ sanyasi, con una cintura bianca sulla tonaca bordeaux, ordina a un mio compagno di rimuovere una borsa di plastica da un davanzale della pseudofinestra. Ovviamente siamo a piedi nudi e io sono sprovvista di tappetino. Le istruzioni dicono che ‘’gli occhi rimangono chiusi per tutta la meditazione’’, ma io non ci riesco. Mentre inizia la musica, tipo new age, quella che mettono nelle sale di aspetto degli aeroporti, sbircio intorno. Siamo una ventina, di tutte le eta’. Le ragazze hanno tuniche attillate, sicuramente su misura, non come il sacco di patate della mia. Noto che c’e’ una certa ricercatezza. Decisamente si muovono meglio dei maschi. La mia vicina piroetta su se stessa, un’altra dietro corre seguendo un misterioso tracciato. Ho paura che ci si scontri visto che (in teoria) siamo a occhi chiusi. All’inizio non ho proprio voglia di ballare, poi ci prendo gusto, per un po’ immagino di volare e poi di tuffarmi in acqua, da cui emergo con un salto e mi libro in cielo. Mi piace l’idea. Dopo un po’ mi stufo. Controllo l’orologio per vedere quanto manca. Finalmente scatta il gong e tutti si accasciano sul pavimento gelido. Siccome ero molto stanca e anche un po’ febbricitante per via di un ascesso al dente, penso di essermi addormentata…Al gong mi sveglio indolenzita e congelata. Gli ultimi dieci minuti di danza sono un po’ svogliata. All fine, tutti se ne vanno, in assoluto silenzio, come automi. Ma come? Dopo aver condiviso un tale turbinio di energie, neppure un grazie, ‘’e’ stato bello’’, nulla. Alcuni mi sembravano molto tristi, altri amorfi. Sicuramente non socievoli. In due giorni di ashram non ho parlato con nessuno…
La tanto declamata piscina, di cui gli amici mi avevano parlato, e' a forma di S, non va molto bene per nuotare, e' piuttosto da relax. Ma non c'era nessuno, forse perche’ pioveva, ho scoperto che a Pune fa molto piu’ freddo che a New Delhi. L’ingresso non era pero’ compreso nel daily pass, ma era a parte (150 rupie) e ci voleva il costume bordeaux da comprare nella boutique di Osho, con i famosi buoni. Ho rimunciato e ho optato per una passeggiata nel giardino. Pur sapendo che le foto sono vietate, di soppiatto ho fatto una foto a un angolo di piscina, con il terrore di essere sorpresa dalla kapo’ dell’ufficio stampa. Mi sarebbe piaciuto almeno avere una foto di me stessa conciata in quel modo. Ho chiesto al sanyasi addetto alla sicurezza (prima di entrare nella piramide c’e’ un body search accurato) se mi faceva uno scatto. ‘’Le foto sono assolutamente proibite’’ mi ha risposto seccamente. ‘’Ma non voglio farla all’ashram, ma a me stessa..’’ ho replicato. Stesso diniego. Dopo un paio di occhiatacce dai compagni sanyasi vicino ho desistito e me ne sono andata alla mensa.
(segue)
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