Continua a tener banco la situazione ed il futuro dell’Ospedale di Luino. Negli scorsi giorni la Comunità Montana Valli del Verbano, tramite il presidente della Commissione Sanità, il dottor Paolo Enrico, ha scritto al direttore Bravi per il blocco delle prenotazioni per le ecografie nelle strutture di Cittiglio e per le lunghe attese nel nosocomio luinese. Nel frattempo continua l’attività del Comitato a sostegno dell’Ospedale di Luino, arrivato ad oltre 6mila firme raccolte, che continua a trovare adesioni da parte dei primi cittadini della zona. E’ Diego Intraina oggi, attraverso un comunicato stampa, a proporre alcuni possibili strade per migliorare il servizio, cercando nell’ente territoriale “Piano di Zona” un possibile alleato, che si faccia promotore di stimolare riflessioni e trovare soluzioni.
L’entrata dell’Ospedale di Luino
Ospedale di Luino: “Perchè non pensare ad una struttura diversa? L’ente ‘Piano di Zona’ stimoli riflessioni e soluzioni”. ”Si, ad un ospedale diverso - si legge nella nota stampa firmata da Diego Intraina -. Cosa vuol dire questa affermazione? Vorrei che l’ospedale di Luino non si esternalizzasse, ma interagisse con le problematiche quotidiane e le risorse territoriali. Esternalizzarsi vuol dire programmarsi e strutturarsi ignorando tutte quelle realtà capillari presenti o potenziali che potrebbero contribuire a non irrigidire il servizio ma, tuttalpiù, ad alleggerire le sue competenze. Questa separazione netta dal quotidiano e dal concetto di salute, per costringerlo in quello della sola condizione di malattia, ritengo sia la questione da dibattere e da superare concretamente e creativamente.
Se l’ospedale diventasse centro di coordinamento della salute (o capitale caratterizzante di questo coordinamento), diventando promotore o coordinatore di una rete di relazioni che gestiscono e rappresentano il livello della salute, diventerebbe uno strumento diverso ed efficace oltre che un sistema più facilmente controllabile dalla popolazione.
Ma cosa vuol dire promotore o coordinatore di una rete di relazioni? Nel territorio esistono differenti strutture decentrate che collaborano a determinare l’attuale livello di qualità della salute, strutture che potrebbero esprimere maggiori potenzialità se venissero considerate sinergicamente nel loro insieme: penso ai medici di base, ai centri d’accoglienza per anziani, alle case protette, ai centri diurni che svolgono alcune funzioni sanitarie (prelievi, trasporti, ecc.), al fenomeno in espansione dell’assistenza domiciliare (ndr, OPA, ANFFAS, AVIS le badanti, le relazioni familiari e di vicinato ecc.), alle scuole (materne, elementari ecc.), alla Croce Rossa, alla Padana e perché no anche ai poliambulatori privati.
Queste sono solo alcune di quelle strutture di creatività sociale esistenti nel territorio, altre ne esistono e mi scuso se non sono state citate, ma credo che ne potrebbero nascere altrettante al fine di operano e contribuire alla qualità della vita dei nostri territori. È un esempio il centro diurno che si aprirà in Val Veddasca. Dunque, sono opportunità aperte che andrebbero (ri)valutate all’interno di una visione generale che non può essere ignorata dall’azione di pianificazione ospedaliera. Questa considerazione a rete della salute, questo diretto coinvolgimento dell’ospedale ai reali bisogni territoriali (oltre l’attenzione al sistema sulla qualità professionale del personale), sicuramente caratterizzerebbe e influirebbe sull’indispensabile qualità di fiducia che viene assegnata alla struttura ospedaliera.
Dalla nuova riforma sanitaria ci dovremmo aspettare questa felice applicazione: una rappresentazione articolata e complessa del ‘sistema salute’, espressione diretta di una rete dinamica di relazioni quotidiane che guardano al territorio come ad una fonte di ricchezza e non come ad una difficoltà da ignorare.
Su questo ‘sistema salute’ il Piano di Zona è l’Ente territoriale di maggior rilievo e il più adatto, visto la sua sovracomunalità, a stimolare riflessioni e soluzioni. A questo Ente si può dunque chiedere espressamente di fare uno sforzo aggiuntivo: dare un contributo istituzionale al dibattito politico e alle importanti testimonianze di civismo che si stanno organizzando; contribuire e diventare sintesi sia sul terreno dell’informazione che su quello della ‘concreta narrazione’ (visione strutturata). In tale modo i cittadini potranno rendersi coscienti e consapevoli politicamnete e, perché no, propositivi nei riguardi della nuova riforma Regionale in elaborazione”.