La vicenda Fivet e Icsi, un milione di prestazioni di fecondazione assistita erogate e mai pagate, ora corre su due binari ben distinti: l’azienda ospedaliera, pronta a far salire sul banco degli imputati coloro che avevano il compito di far pagare le prestazioni, si muove anche per recuperare il denaro mai incassato. Sul tavolo del direttore generale Adriano Cestrone da un lato novecento lettere destinate ad altrettante pazienti in cui si chiede loro di pagare la prestazione ricevuta e non ancora saldata, dall’altro le controdeduzioni presentate ieri mattina da Guido Ambrosini, responsabile dell’Unità operativa semplice di Fisiopatologia della Riproduzione, centro in cui vengono effettuate sia le Fivet che le Icsi. Nelle poche pagine recapitate in direzione la difesa del ginecologo dalla pesante accusa di «gravi inadempienze nei doveri d’ufficio», che potrebbe costargli sospensione e allontanamento dall’azienda. Dopo l’analisi dei documenti da parte della direzione sanitaria, il plico potrebbe finire nella mani del comitato dei Garanti. Tra lettere e difesa il neonato comitato di donne che non hanno alcuna intenzione di pagare la fecondazione medicalmente assistita effettuata in via Giustiniani. La proposta? Un mega ricorso contro l’azienda ospedaliera. Anima della battaglia Daniela Tosato, madre di una splendida bimba venuta alla luce dopo un trattamento di fecondazione assistita nel centro di Guido Ambrosini: «Lancio un appello a tutte le donne che hanno eseguito queste cure, ma anche a tutti coloro che vorranno sostenerci in questa battaglia etica e morale sul libero accesso alle cure di procreazione assistita. Perché queste cure vengono ritenute non indispensabili? Perché si vuole considerare la volontà di avere figli e costruire una famiglia una prestazione non essenziale, al pari di un intervento di chirurgia estetica?». Daniela ha pensato a tutto: dall’indirizzo mail (dani.tosato@virgilio.it) al telefono (349.3982386). «L’invito è quello di mettersi in contatto con noi», continua «mi rivolgo a tutte le donne che hanno eseguito queste cure, che hanno già pagato di tasca propria sia in termini economici che psicofisici».
Fabiana Pesci
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