Io e mia moglie eravamo già comodamente infilati nei nostripigiami e ci stavamo pregustando le calde morbidezze della notte quando ilcampanello suonò. Ci guardammo in faccia con la medesima espressioneinterrogativa: ma chi poteva suonare a quest’ora di notte? La prudenza nonessendo mai troppa la mia lei si rintanò in camera mentre io guardavo dallospioncino. Riconobbi il mio vicino di pianerottolo, Gavino Murru, un tipotranquillo, originario di Ovodda, che non avrebbe fatto del male a una mosca.Viveva da solo ma non era il solito orso solitario che scaccia lo scocciatoreoltre i confini del suo territorio. Al contrario, si mostrava in genere molto disponibilecon tutti e in qualche occasione lo fu pure con noi. Aprii, certo di noncorrere nessun pericolo. Lo feci accomodare sul divano del salotto e scusandomidi farmi trovare pronto per la notte gli proposi un limoncello. “No, grazie.Come ricevuto!”“A cosa devo la sua visita?” indagai.“Mi scuso per l’intrusione a un ora così tardiva, signorPorrella, ma sto vivendo un periodo di difficoltà…”In effetti non aveva la sua solita espressione sorridenteche ostenta in ogni circostanza.“Ha dei problemi di denaro?”, chiesi.“No, non di denaro… Ora le spiego…” In un certo senso misentii sollevato da queste parole perché dovete sapere che sono il tipo che nonsa dire di no e non avrei avuto la forza di sottrarmi a una richiesta diprestito. E chi l’avrebbe sentita mia moglie! “Come avrà notato da unasettimana ho degli ospiti a casa.”“Sì”, risposi “Mi sembra di avere visto quattro persone conlei.”“Sei, sono sei. Si tratta di mio fratello con la moglie e lealtre due coppie sono dei loro amici di Bologna. Li ho invitati a casa per ilNatale e si tratterranno fino a capodanno.” Ah! Mi tranquillizzai, probabilmente la classica richiestadi aglio e prezzemolo al vicino di casa.“Le serve qualcosa?” chiesi di nuovo.“Ora le spiego”, proseguì il signor Murru. “ Sa com’è fattacasa mia?”“Certo che lo so: tutti gli appartamenti del palazzo sonouguali, per lo meno tutti quelli sopra e sotto il mio sono uguali al mio mentreil vostro è simmetrico così come quelli sopra e sotto il vostro.”“E come saprà abbiamo solo un bagno…”Nel frattempo, mia moglie, che aveva riconosciuto la vocedel vicino, era tornata in sala dove avveniva la nostra conversazione. Salutò.“Per noi non è un problema . I nostri figli sono grandi evivono per conto loro”, dissi.“Neanche per me, in condizioni normali, solo che attualmenteho degli ospiti…”“Ah! E come fate?” chiesi tra il preoccupato e il divertito.“Si fa a turno, come al solito quando si è in parecchi.”“Allora non è un problema neanche per voi!” dissi sollevato.“Beh, un problema c’è. E’ che ogni volta che dovrebbetoccare a me si presenta sempre qualcuno alla porta del bagno e io non possonon lasciare il mio posto. Sapete, gli ospiti vanno trattati con riguardo…Fatto sta che quando mi avvicino al bagno, a qualsiasi ora del giorno, c’èsempre qualcuno che si presenta e mi chiede se per favore lo faccio entrare.Quando dicono di avere fretta, quando che ne hanno proprio bisogno… Insomma,per una ragione o per l’altra, sapete com’è, cedo il mio posto…” “E va bene”, dissi “ci sarà pure un attimo per lei, magarila notte!”“No. La notte è peggio! Entrano ed escono in continuazione,quando non è l’uno è l‘altro. Le signore specialmente! Stanno a casa da unasettimana e da una settimana non riesco ad andare in bagno! Non trovo mail’occasione giusta. Una volta, ero già seduto sul water, bussarono alla portadel bagno. Era un’urgenza mi dissero. Meno male che non avevo ancora iniziato:mi alzai e cedetti il mio posto…”“Non mi dica che davvero è da una settimana che non va inbagno!” dissi.“Sì, è proprio così. E non ce la faccio più…”Ci guardammo un’altra volta in faccia con mia moglie. “Posso?” chiese il signor Murru guardando nella direzionedel nostro bagno.“Certo che può!” risposi.Il signor Murru si alzò. La sua espressione era quella di unsanto martire alle porte del paradiso. “Conosco la strada”, disse. “Con permesso…”Il resto lo potete immaginare… Preciso solo che tiro cinque volte losciacquone.
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