E mi stupisco del paesaggio.
Avere figli che frequentano la scuola è un’istruttiva finestra sul mondo. Non solo quello dell’istruzione, che uno capirebbe pure, ma soprattutto quello dei cagacazzo professionisti.
Iome scopre a metà mattina da un’allarmatissima madre che domani la mensa sospende il servizio causa sciopero. Ai nani verranno mollati dei panini (quindi no, non temete, non verranno lasciati a digiuno).
Né iome né l’Uomo si sono accorti del foglio campeggiante in bacheca. Non che il saperlo avrebbe in alcun modo variato il corso degli eventi, peraltro. Per cui, iome educatamente ringrazia e per non dare proprio totalmente l’idea di sciacquarseli proferisce la seguente frase: ‘Beh, saranno contenti i bambini, potranno pensare di fare un picnic’.
Se state pensando che è una frase del cazzo, vi prego di tener presente che in quel momento ella era in ben altre faccende affacendata, che la questione le pareva residuale, e che, soprattutto, non poteva fregargliene di meno.
E comunque se è vero che tale frase non suggerisce gran profondità di pensiero, è vero anche che non pare recare in sé i germi della polemica. Di nessuna polemica. Né presente, né passata, né futura
Invece, nostrasignoradellalogorrea dà la stura alle sue lamentazioni.
In primis i panini non sono ‘alimentarmente eliquibrati’. Ora. A parte che dipende da quel che ci metti dentro. E a parte che per una volta non gli si scompensa il metabolismo, alla creatura, possiamo per favore ricordare che il compleanno di tuo figlio l’hai organizzato nel regno del cheeseburger? E secondariamente, che ogni volta che ti incontro a spasso con detta creatura essa tiene in mano una fettazza di pizza unta e bisunta. E sono di media le sette e mezzo di sera. Ma stammi su di dosso, va’.
Ma non finisce lì. Perchè poi si arriva al punto focale del problema. ‘E poi farci pagare il ticket mensa per i panini, roba da denunciarli’. Ah, ecco. Cioè in realtà quel che ti ruga bella mia è che tuo figlio paghi ticket pieno per dei panini.
Il primo istinto è di dire la verità. E cioè che non me ne può fottere di meno. Che non perdo il mio tempo dietro cotante cagate. E che comunque considerando che in quel ticket mensa rientrano panini + merenda (come tutti i giorni) non mi sento comunque defraudata. Ma mi son fatta furbina. Che l’ultima volta che ho tagliato corto (non me ne può fregare di meno) mi è stato risposto che è perchè ‘sono ricca, evidentemente’. Che detto da una che non fa un cazzo e ha un patrimonio pari al PIL di un medio stato africano avrebbe anche delle notazioni comiche, ma vabbé.
Quindi per evitare la rissa, sono stata sul neutro e professionale. ‘Temo che per questo non ci sia nulla da fare. Ma se vuoi occupartene tu e poi tenermi informata…’
Detto ciò torno ad osservare il mondo da un oblò, sperando di potermi annoiare, come diversivo