I numeri contano. Oggi più di ieri. Domani poi non oso pensare, ma ho il vago presentimento che la situazione andrà peggiorando. Questi simpatici segni hanno da sempre scandito la misura della vita umana, in tutti i suoi aspetti: dall’età che passa (maledetti), ai soldi che entrano in banca (che spesso sono meno di quelli che escono), dal peso indicato sulla bilancia (maledetto pure quello, che non è mai il numero sperato) fino al numero di flirt avuti. Oggi però i veri numeri che contano (e dai quali siamo quasi tutti ossessionati, qualcuno più qualcuno meno) sono quelli racimolati sul web e sui social a suon di like/cuoricini. Una gara a chi ce l’ha più lungo in formato 2.0, dove ad essere valutate non sono le michie ma le minchiate che quotidianamente vengono messe online da milioni di utenti. Contemporaneamente.
Siamo innegabilmente nell’epoca del narcisismo digitale, dove per innalzare l’autostima momentaneamente scesa sotto i piedi non bisogna aspettare il bigliettino di un ammiratore segreto, ma postare una foto e visionare il numero di “mi piace” che sale ogni minuto di più (sempre che salga); dove il “penso quindi sono” è stato sostituito dal “condivido quindi esisto“, dove è possibile essere i registi della propria vita virtuale scegliendo le luci migliori, studiando le battute e scegliendo i costumi che ci stanno meglio (la vera domanda è: ma a quanti interessa vedere ‘sto film?). E fin qui tutto bene, dopotutto è solo cambiato il mezzo e si è allargato giusto un po’ il numero degli ascoltatori, ma le dinamiche sono antiche come le riunioni nel circolo dei filosofi dove Platone faceva il figo davanti a tutti sciorinando massime come non ci fosse un domani (forse oggi farebbe dei quotes* (*aforismi) con i controcazzi).
Ah già, ma in effetti quei numeri lì si possono anche comprare. E allora ti dicono che no, non contano i numeri totali, ma le interazioni reali e le conversioni, ovvero il potere di evangelizzare quei numeri e trasformarli in seguaci attivi, che oltre a pigiare sulle tastiere sono capaci anche di uscire di casa e partecipare ad un evento o acquistare, sempre comodamente on-line, un prodotto. Già più onesto, ma a valutare questo parametro, di solito, ci arrivano dopo. Dopo che la campagna marketing si è conclusa.
Perché parliamoci chiaramente, questa smania numerica viene proprio da quelli lì, quelli del Marketing con la M maiuscola, quelli dell’Economia, quelli che per far girare il mondo bisogna produrre di più, vendere di più, guadagnare di più per poter spendere di più e rimanere incastrati a vita in questo meccanismo di “sono perché possiedo“. Dopotutto anche questo meccanismo è antico, se prima si chiamavano i testimonial ora si interpellano gli influencer, però questi ultimi, a differenza dei primi, sono star del web divenute tali per scelta “popolare e democratica” (o perché sono in mano ad un’agenzia di quelle brave). In base a cosa e per quali meriti, per molti di loro (non tutti, sia chiaro), mi rimane ancora oscuro. Forse da piccoli erano bravi in matematica. Io invece con i numeri ho sempre avuto un pessimo rapporto. E si vede…non c’ho ancora capito un cazzo!!! ;)
Pare che il sistema sia questo. Dalla Zia Pina che controlla i like della foto del suo nuovo taglio di capelli alla Pro blogger che conta il numero di follower crescente, siamo tutti incollati davanti ai telefoni a contare numeri. Sempre. A volte sembriamo tutti pazzi, altre volte penso che sia solo una nuova naturale abitudine comportamentale giustificata dall’evoluzione (o involuzione?) Ma sarà mica una nuova malattia?!? Chiaramente l’ossessione dei numeri ha colpito anche me! Aiuto, forse voglio uscirne, o forse mi devo solo adattare al sistema e convivere con “l’ansia da numero“, oltre che con “l’ansia da prestazione“! Suggerimenti? Ansia da numeri anche voi? Parliamone che ci fa bene…
Ph. Kamil Kotarba (Hide and Seek)
Ecco, adesso potete condividere e mettere like a caso sulle mie pagine. Anche per simpatia. Tanto per fare numero ho visto che funziona… :P