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Sensazionale ritrovamento di un carico navale di ossidiana risalente a oltre cinquemila anni addietro nel mare dell’isola di Capri. Autore della scoperta è Vasco Fronzoni, l’esperto subacqueo caprese che in una delle sue immersioni quotidiane si è trovato di fronte a un incredibile avvistamento. Fronzoni, nel rendere pubblica oggi la notizia dopo aver depositato in Soprintendenza la denuncia e la relazione del rinvenimento, afferma che “il ritrovamento potrebbe aggiornare la storia del golfo di Napoli e scrivere nuove pagine sui commerci e sulle rotte dell’antichità”. Il carico, che secondo il sub giace sui fondali dell’isola da oltre cinquemila anni, è legato, dice Fronzoni, “alla presenza di un relitto navale di epoca neolitica che trasportava lungo le nostre coste un carico di ossidiana che nell’epoca preistorica veniva adoperata come materia prima per la fabbricazione di armi, utensili e altri manufatti ed era tra i più pregiati elementi prima dell’avvenuto dei metalli”. Il relitto giace con tutta probabilità nel substrato del fondale al di sotto e serba in sé una caratteristica esclusiva ed unica al mondo, poiché non è mai stato rinvenuto alcun relitto di tale epoca e, soprattutto, mai uno che trasportasse ossidiana. Dopo l’avvento dei metalli, l’ossidiana venne poi impiegata come pietra preziosa da egizi, greci e romani. Prima dell’Età del Bronzo, dunque, per poter ottenere degli strumenti taglienti, resistenti e di agevole lavorazione (caratteristiche non altrettanto consentite dalle pietre e dalle selci), era possibile ritrovare questo vetro vulcanico esclusivamente in pochi siti. Nel Mediterraneo occidentale esistevano solo quattro giacimenti ove il repentino raffreddamento di magmi acidi effusivi, vetrificava formando ossidiana: Lipari, Pantelleria, Palmarola e il Monte Arci in Sardegna. Desta stupore il rinvenimento di Capri che potrebbe dunque aggiornare la mappa delle rotte dei commerci dell’epoca. Probabilmente quello rinvenuto a Capri è uno dei più antichi carichi marittimi ritrovati nel bacino del Mediterraneo. Il relitto appartiene, verosimilmente, ad una imbarcazione che naufragò mentre stava trasportando blocchi di vetro vulcanico sull’isola di Capri, divenuta nell’antichità, secondo alcuni autori, uno dei principali centri di lavorazione per la produzione di manufatti di ossidiana. Nel prossimo mese di settembre, mediante rilievi geodetici e geofisici, sarà individuata la sua precisa localizzazione e saranno raccolti tutti gli elementi per inquadrare da un punto di vista storico e archeologico il sito e i reperti da parte di un gruppo di lavoro di cui faranno parte il Centro Studi Subacquei Napoli e l’università Parthenope, con l’appoggio della Soprintendenza Archeologica di Napoli e del Comune di Capri. Fronzoni non ha svelato il punto esatto dell’isola in cui è avvenuto il ritrovamento né la sua profondità, preferendo attendere il sopralluogo che avverrà a settembre da parte del gruppo di lavoro.
fonte: Caprinews
Immagine di Napolitoday
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