Tratto da: Ozio, catalogo mostra d’arte, presso Art & Ars Gallery, Galatina (le), a cura di Lorenzo Madaro.
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Otium. O della dimensione del creare. O dell’abbandonarsi al ritmo della produzione poietica, della ripetizione archetipa che sostanzia il reale, comune universale, districata nella dimensione del sogno, come produzione, come ritorno thalassiale, come fonte foce e letto dove la pulsione scorre, nell’intima condizione della ripetizione poietica che origina, del reclamare il diritto all’interrupt sociale, in un contesto degenerativo che condiziona, crea e ricrea assorbendo la dimensione sognante, astraendola per destrutturazione, divisione. E distruzione, dissolvendola. Quando cediamo in pegno questa nostra dimensione, siamo dimentichi della nostra esistenza, conformati alle estensioni della condizione primigenia replicante e replicata dalle new-tecnologie sociali. Il corpo della madre, il primo media. Un pezzo di sesso dimenticato. Oggi. Mirror media che annullano, privano reprimono. Impediscono il ritorno ad un io che è un noi che è altro da noi. Il sogno il sogno. O dell’otium thalassiale, fuori dalla dialettica sociale odierna che ci determina in quella «peu de realité» lacaniana, costituente più che costitutiva. Francesco Aprile, poetaFiled under: Frammenti, Poetry_