Se il Milan balla la Samba e il Napoli il rock, per Ranieri e per l’Inter riecheggia il Silenzio
Claudio Ranieri
Claudio Ranieri venne presentato come il “normalizzatore” che avrebbe risanato lo spogliatoio ed il gioco dell’Inter, per riportarla ove dovuto e per un periodo c’è pure riuscito, umiltà e sacrificio sembravano essere divenuti i mantra nerazzurri e la sfilza di vittorie ottenute consecutivamente sembrava aver dato ragione a Moratti.
Ma la pazza Inter non può esser guidata da un normalizzatore, per renderla grande serve un tipo se non pazzo quantomeno originale e nella storia gente così s’è chiamata Herrera, Trapattoni o Mourinho, non certo il buon Ranieri che fa del lavoro e della serenità il suo marchio di fabbrica e con cui ha risollevato le sorti di molti cantieri allo sbando (vedi Valencia, Chelsea – per altro toltogli dalle mani proprio l’anno in cui poteva finalmente vincere qualcosa – Juve e la Roma ammutinatasi a quello Spalletti che a Ranieri somiglia tanto e che in Russia sta vincendo tutto). Purtroppo all’Inter il lavoro non basta, serve disciplina in società e nello spogliatoio e quella si ottiene con la fermezza imposta direttamente dal presidente ai quadri dirigenziali ed ai giocatori in concerto con il mister.
Mi riferisco a quel codice etico che fu imposto da Sacchi al suo arrivo al Milan per compattare uno spogliatoio anarchico e demotivato, quello imposto da Conte alla Juve oggi e da Montella al Catania, un codice che è molto più che una dichiarazione d’intenti, un vero e proprio dictat per dirigenti e giocatori in base al quale si rema tutti per la squadra e chi non rende in campo come negli uffici viene multato,sospeso o epurato senza troppi problemi, un’impostazione che DEVE partire dal presidente e che Mourinho riuscì ad imporre a e su Moratti, portando inn due anni a cogliere tutti i frutti dell’ottimo e longevo lavoro portato avanti da Mancini (eccone un altro non proprio comune che ha imposto disciplina ai nerazzurri vincendo titoli).
La disciplina è quello che ieri è mancato a tutti però, Ranieri in primis, perchè il pur bravo mister romano sembra essere stato lui contagiato dalla pazzia dell’Inter, altro che normalizzare i meneghini, puntando su una squadra sorprendente anche per gli stessi giocatori. Una squadra con l’età media più alta d’Europa e se anche avesse girato a dovere non sarebbe stato un problema, ma il fatto è che Zarate sembrava un giocatore amatoriale proiettato di sorpresa su un campo di Champions, Chivu – che pure non era poi un cattivo tentativo mettere in campo per rinforzare la scricchiolante difesa – sbagliava di tutto e di più, sia in posizionamento che nei tempi di gioco, per non parlare di Sneijder, sempre più solo in campo ed egoista nel modo di giocare – è inutile lui all’Inter non vuole restare, i compagni non lo vogliono in campo ma finché resta il mister sono costretti a farlo giocare dai dirigenti per non far calare il suo valore di mercato – mentre il buon capitan Zanetti ed il volenteroso Cambiasso provavano di tutto, lottando e sgolandosi per risollevare la squadra.
Un’Inter tanto remissiva non la si vedeva dai tempi di Pancev, parlo del ’92, roba da rattristare perfino milanisti e juventini; una squadra che ha difeso in 10 ma attaccato in 3-4 come si faceva prima dell’avvento di Cruijff e Sacchi ( atteggiamento e gioco spezzato che s’era visto anche con Leonardo a tratti l’anno passato ma in un’ottica tutta sbilanciata in avanti come il Brasile del 1970) e la scelta di lasciar fuori entrambi i centravanti per far largo a due seconde punte non ha giovatto per nulla, sopratutto se una delle due sembrava a Marsiglia in visita e mi riferisco a Zarate, sì perchè il buon Forlan ha corso ed ha lottato davvero seppure con scarsi risultati.
Non c’è identità in questa squadra, non c’è disciplina, c’è poca voglia di lottare e di sacrificarsi, o meglio ce n’è molta ma solo da parte di acuni giocatori e Ranieri fa il possibile con ciò che ha sbagliando e sbandando talvolta anche lui, come ieri sera appunto, mentre gli inutili e fallimentari acquisti di una dirigenza incapace e disinteressata non hanno fatto altro che peggiorare la situazione.
C’é chi invoca Mourinho ma non è quello il problema, non è nemmeno la partita di ieri ,perchè in normali condizioni al Meazza l’Inter il Marsiglia lo può tranquillamente superare visto che i francesi sono apparsi poca cosa, ma il problema vero è tutto il resto, Moratti DEVE riprendere in mano la squadra e farlo non significa licenziare Ranieri e metter Figo al suo posto; prendere in pugno la situazione significa congedare fin da subito elementi e figure dello staff e dirigenziali tutt’altro che pulite o professionali, significa imporre disciplina a tutti i giocatori (sì anche col ritiro e con multe se ve ne fosse bisogno), significa far sentire il proprio peso e la propria forza su tutti e nei confronti di tutti i ranghi societari.
Perché guardate, vedere un’Inter così fa male a chiunque, anche a un milanista come chi scrive, aldilà degli sfottò etc l’Inter è stata da tutti ammirata quando ha vinto il triplete per come lo ha vinto e per il modello societario compatto e solido che Mancini,Mourinho e Moratti avevano saputo costruire e fa davvero male vedere un ragazzino delle elementari mettere cartelli chiedendo ai propri idoli di vincere per non esser preso in giro, non perchè questo non accada mai, ma per il fatto che quei giocatori e quella società sembrano quasi aver scelto di prendere la strada del declino, trascinando con sè tutto ciò che di buono era stato fatto, ma sopratutto calpestando l’affetto e la stima che i tifosi hanno riversato e continuano a riversare sulla società.
Suona il silenzio per l’Inter si diceva prima, ma è un silenzio di risultati e motivazioni che fa più rumore di un’esplosione, è un silenzio che si spera non rappresenti per i nerazzurri il tramonto dell’Inter dei Moratti.