Scegliere di scrivere su un uomo non è stato casuale. Quando si analizzano personaggi dello spettacolo, personaggi che hanno creato la moda o che la rigenerano collezione dopo collezione, è un compito arduo per chi come me non vuole essere banale. In questi post tento di approfondire la vita e la passione di chi coglie la mia curiosità. Questa volta il mio sguardo indagatore si è posato su una foto, su un uomo le cui visibili rughe hanno storie e decenni da raccontare. Ottavio Missoni.
Ha compiuto 90 anni in Febbraio. Novanta. Un bel traguardo, ma lui con i traguardi sia professionali che sportivi ha dimestichezza e non ha il timore di superarli brillantemente.
È stato in guerra come tantissimi altri suoi connazionali e durante la battaglia del 1942 ad El Alamein riuscì per un soffio di vento, in un secondo intenso, a sfuggire ad una bomba lanciata nel cuore della notte in un luogo in cui solo la terra e la polvere hanno il diritto di esistere.
Da lì l’incontro con la raggiante Rosita che dopo 57 anni di matrimonio gli sta accanto, lo abbraccia e lo stima come fossero eterni fidanzati alle prese con un amore intimo e adolescenziale.
Non fanno parte di quel mondo patinato, dedito al glamour, ai tappeti rossi e alle grandi acclamazioni in pubblico, al contrario proseguono il proprio stile di vita in una cittadina piccola della provincia di Varese, Sumirago, dove c’è anche la sede della maglieria che lo ha reso celebre agli occhi del mondo.
L’immagine Missoni è tutta in quelle righe colorate, quelle fila di tessuti giustapposti e incredibilmente eccentrici. Quello che mi piace di questa casa di moda è il fatto che sia identificabile non attraverso un logo, attraverso una lettere ingigantita, ma attraverso le policromie e l’essere audace senza risultare volgare. L’attenzione dei filari, dei tessuti è la firma artigianale per abiti, mantelle e foulard.
Da Sumirago alle prime delle star di Hollywood passando per le sfilate d’alta moda, sempre umili, sempre coi piedi per terra. Non si aspettava di certo questo enorme successo il signor Ottavio Missoni che iniziò con una piccola maglieria, non sono i soldi la sua preoccupazione ammette in un’intervista. Non ora, né mai. Lui sportivo e frizzante, potrebbe stupirvi superandovi durante la vostra corsetta della domenica, senza che gli costi fatica alcuna. Tutto merito della tenacia con cui partecipò alle Olimpiadi di Londra del 1948 arrivando sesto ai 400 metri ad ostacoli.
Non raggiunse il podio, se non quello affettivo conoscendo la sua futura sposa proprio in questa felice occasione. La famiglia Missoni è una famiglia autentica, di poche parole ma di tanto entusiasmo, di innata vivacità trasmessa alle nuove generazioni e nella genetica delle loro creazioni.
La nipote Margherita Missoni è la nuova icona di stile, immaginario di una ragazza di buona famiglia che prende parte allo sviluppo dell’impresa offrendo al marchio uno “svecchiamento”, un rinnovamento del look attraverso capi più giovanili e collaborazioni esterne.
Nonno Ottavio è un arzillo signore che non si alza prima delle nove e mezza e non esce senza aver prima letto le più importanti notizie su quotidiani freschi di stampa. La lettura è una grande passione riscoperta attraverso i classici della filosofia greca o con l’Ulisse di Joyce che definisce “un libro che tutti noi abbiamo comprato ma nessuno di noi ha letto”. Poi aggiunge “La lettura è una cosa miracolosa. Con pochi euro puoi passare una serata con il signor Voltaire mentre tante volte ti siedi al bar a parlare con un coglione qualsiasi”. La parolaccia l’ha detta lui, io la trascrivo per onor di cronaca. Per amore incondizionato verso le citazioni d’autore.
Respirare il buon umore del signor Missoni e della sua famiglia è cosa buona e giusta. Osservare il mondo della moda attraverso la gamma cromatica dello stile di casa loro, è questione di inclinazione artistica. Qui di arte si parla, di quell’arte che non risente del tempo, non risente degli anni che incurvano la schiena. Al contrario, una ruga in più diventa la consapevolezza che il saggio ha di sé. E Ottavio Missoni saggio lo è davvero.
Lorenzo Bises