Si era fatta oramai sera, con il buio i miei occhi ci vedevano meglio e potevo così ammirare la gioia degli abitanti di Villa Patatona durante i preparativi per la cena. Erano tutti indaffarati e correvano avanti e indietro per la cucina: Tata Brunildina, brontolando come una pentola di fagioli, preparava il ragù di lumache, Zio Gedeone spellava le patate e si sbucciava anche un po’ le dita, Amilcare invece mangiava tutto ciò che gli capitava a tiro, comprese le bucce delle patate. Fulmine indossava un grembiule che gli ricopriva tutta la criniera, apparecchiava la grande tavola usando gli zoccoli e le orecchie per mettere le posate. Speranza suonava il pianoforte per allietare la serata e cantava con voce così soave e melodiosa, che sarei stata per ore ad ascoltarla. C’erano tutti, ma proprio tutti, a parte Anita che era ancora in giardino, nonostante il buio per allenarsi con gli scacchi umani. O almeno credevo di avere fatto la conoscenza di tutti i componenti di questa strana famiglia. Mentre un mio sbadiglio fece volare un piatto sul lampadario che pianse all’istante,vidi in lontananza una figurina vestita d’azzurro, avrà avuto sette anni circa e piano piano, trascinandomi le zampe oramai esauste, mi avvicinai a lei per fare la sua conoscenza. Aveva i capelli corti a caschetto di colore castano, occhi a mandorla come una gatta siamese di color verde acqua marina, il nasino era a patatina sempre luccicante di polvere colorata, le dita delle mani e dei piedi pitturate ognuna con un colore diverso e, cosa non trascurabile aveva otto dita per ogni mano! “Sì, avete capito bene bambini, la bambina aveva otto dita invece di cinque!”. “O gli occhiali nuovi sono già rotti o la mia vecchiaia avanza prepotentemente,” dissi tra me e me. Però mi feci coraggio e le dissi”Buonasera, simpatica e colorata bambina, come ti chiami?” “Il mio nome è Agnese”, mi rispose con voce gentile, “ho sette anni e sono la sorella di Anita e tu chi sei bellissima e pelosissima gatta? Da dove sbuchi? Dove abiti? Come mai sei arrivata a Villa Patatona?”. Mi riempì di tante domande che le chiesi di accomodarci su quelle poltrone a forma di renna, per conoscerci meglio.”Innanzitutto ti ringrazio, perché da quando sono qui sei l’unica persona che mi tratta con gentilezza e mi fa anche dei complimenti, ne sono molto lusingata”. E mentre dicevo queste parole il mio folto pelo rosa si rizzò talmente tanto che mi pareva di essere diventata un leone. La bambina se ne accorse, si spaventò ed immediatamente si mise a piangere. Cercai con tutte le mie forze di ritirare indietro il mio pelo e di farlo tornare al posto giusto. Piangendo le dissi che facevo così solo quando ero felicissima, le chiesi di non spaventarsi e la abbracciai, ricevendo in cambio sulla punta del mio nasino un bacio al sapor di limone.”Sei la bambina più educata e gentile che io abbia mai conosciuto, se vuoi diventeremo amiche e ti potrò raccontare tutte le avventure che ho vissuto fino ad oggi.”. “Mi faresti molto felice Gattolona Pasticciona, devi sapere che purtroppo ho difficoltà ad addormentarmi alla sera e nessuno si prende la briga di raccontarmi una favola, in questa casa sono tutti sempre indaffarati con Fulmine. E’ lui il vero Re della casa e la Zia Spery è tutta per lui”, disse Agnese con una vena di malinconia. “Ma se tu, con la tua zampina morbida tieni la mia manina e mi racconti le storie che sai, io mi metto buona e tranquilla, ti ascolto e certamente mi addormenterò beata nel mio bel lettino.” “Ne sarò felice” le risposi. “Quando non riuscirai a dormire fammi un fischio ed io arrivo subito nella tua cameretta! Ora però Agnese, toglimi una curiosità: come mai hai otto dita per ogni mano invece di cinque come tutti gli altri esseri umani? E come mai sono tutte colorate una diversa dall’altra?” “Te lo spiego subito, cara Gattolona, io sono la pittrice di casa, ho il dono della pittura e dei colori dalla nascita e queste sedici dita mi servono per dipingere più velocemente. Se tu vuoi un disegno o un quadro, io te lo realizzo in pochissimi minuti con colori che nemmeno esistono nella realtà. “Ho capito” le dissi, “Ma con le dita colorate dei piedi che cosa ci fai?” “Quelle mi servono per decorare torte, pizze, le bibite, i palloncini, i vestiti e tutto ciò che Tata Brunildina mi chiede di fare. Alle volte mi stufo però lavoro sempre, sono indaffarata come una persona grande, gli altri non lo capiscono, ma io sono troppo buona e non dico mai di no a nessuno. Ci sono certe giornate in cui con le mani dipingo un quadro e con i piedi decoro dieci torte e faccio tutto nel medesimo istante”. Rimasi veramente sbalordita di apprendere, che una bambina di quell’età potesse essere così buona, dolce, educata, ma soprattutto dotata di questi particolari doni che Madre Natura le aveva regalato. O forse chissà, date le stranezze degli abitanti di questa casa, mi aspetto che i doni che possiede glieli abbia forniti qualcuno magico e speciale. La lasciai intenta a terminare le decorazioni per la cena e da lì a poco mi addormentai.