Magazine Ecologia e Ambiente

Ottima alternativa allo zucchero: Sciroppo d'agave

Creato il 13 aprile 2011 da Howtobegreen

Ottima alternativa allo zucchero: Sciroppo d'agave

Dolcificante naturale ricavato dalla linfa dell’agave blu. Lo sciroppo d’agave ha origine in Messico. E’ insapore e dolcifica il 25% in più dello zucchero bianco.
Il dolcificante che possiede un indice glicemico molto basso, per questo è indicato per i diabetici.
Lo sciroppo o miele d’agave è un dolcificante naturale estratto dalla linfa di una pianta, l’agave blu proveniente dal Messico.
La linfa viene filtrata dalle parti solide per ottenere un liquido che viene successivamente scaldato, causando una idrolisi termica che trasforma i carboidrati in zuccheri. Il carboidrato principale è una forma complessa di fruttosio chiamato inulina. Il succo filtrato viene poi concentrato in forma di sciroppo leggermente più fluido del miele.
L’agave blu (Agave tequilana Weber - varietà Azul) è la qualità più pregiata della pianta agave. Grazie allo strato particolarmente spesso ed uniforme di cera presente sulle foglie la pianta riesce a trattenere una quantità d’acqua superiore rispetto alle altre varietà di agave.
La zona del Messico dove si registrano le migliori condizioni ambientali per la coltivazione dell’agave blu è l’area geografica di Jalisco, vicino a Tequila.
L’agave è piantata in grandi aree aperte dove i contadini la fertilizzano e nutrono per diversi anni. Dopo i primi tre anni, le cime delle foglie vengono tagliate per accelerare la crescita e la pianta, per maturare, impiega così dagli 8 agli 11 anni
Le proprietà del succo d’agave furono scoperte dai nativi del Messico, gli Aztechi.
Si usa come dolcificante, ideale per i diabetici. Ha una elevata solubilità, e si mischia anche benissimo a freddo. Se si vuole usare per cucinare, proprio per il suo alto potere dolcificante, ricordarsi di usarne meno rispetto allo zucchero bianco. Ad esempio per sostituire 100 gr di zucchero usare 75 gr. di sciroppo d’agave.
L’indice glicemico misura la capacità di un determinato saccaride di alzare la glicemia dopo il pasto rispetto a uno standard di riferimento che è il glucosio puro. Nel 1981 il canadese David Jenkins introdusse una scala di riferimento standard per misurare facilmente il potere iperglicemizzante di ogni saccaride e paragonarli tra loro. Assegnò arbitrariamente un indice 100 al glucosio e poi misurò per vari alimenti gli effetti glicerizzanti paragonandoli sempre a quelli del glucosio e assegnando così ad ognuno di essi un valore, cioè un indice. Oggi è possibile fare altrettanto con qualunque alimento; ad indice elevato corrisponde risposta glicemica elevata e viceversa.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog