Gli uomini, specie i ben portanti, gli impettiti, coloro che vorrebbero dare a bere di chissà quale missione da svolgere nella vita, furono sempre i miei bersagli preferiti e fino a quando non ho potuto dimostrare la tragedia della loro presenza sulla terra per mezzo di un pezzo di matita, mi son divertito a pigliarli a sassate
E sono sassate le parole di Ottone Rosai, pittore fiorentino erede dei macchiaioli e contiguo a un mostro sacro come Paul Cézanne, di cui ora la casa editrice Vallecchi ha ripubblicato insieme Diario di un teppista e Via Toscanella. Sono sassate, altro che le pennellate dei suoi quadri. E può piacere o non piacere, quest'uomo irrequieto e controverso, inebriato da tutti i furori avanguardistici di inizio Novecento, incontrollabile come un teppista in libera uscita, appunto.
Può piacere e non piacere, e nell'uno o nell'altro caso magari finirà sempre per irritare.
Però che potenza, che esplosione di libertà che si sprigiona dalle sue pagine. Vita che diventa inchiostro, che irride a ogni ragionevolezza, che si fa urlo di protesta.
Poi il teppista parte per le trincee della Prima Guerra Mondiale, volontario che condivide idee pericolose - come quelle di chi diceva la guerra era la sola igiene del mondo - ma almeno parte, la guerra non è estetica da consegnare ad altri. Parte e già comincia un'altra storia.
Sfrenato, insopportabile, sempre sorprendente, lui che ha sempre bisogno di boccate d'aria intelligente, lui che ogni tanto cede ai morsi di una vita che cerca ben altre risposte, lui che lavora nella tranquillità di chi sa di essere sulla strada che porta a quel certo paese chiamato l'irraggiungibile.
E forse la storia ha fatto giustizia di quei furori, ma certe pagine rimangono: ed è perfino necessario.