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Out of the furnace [2013] – Scott Cooper

Creato il 16 agosto 2014 da Sweetamber

Out-of-the-Furnace-Movie

Russell e Zio Red a caccia di cervi, John Petty e Rodney in cammino verso le sperdute terre senza legge in cui vive e degenera Harlan DeGroat. Russell s’imbatte in un cervo che, indisturbato, bruca erba fra gli alberi: lo punta con il fucile ma non h cuore di ucciderlo dopo aver visto gli occhi dell’animale. In questa sequenza si racchiude parte del carattere di un personaggio come quello di Russell Baze, un tipo tranquillo e mansueto che lavora in fabbrica da una vita e conduce una vita regolare finché non viene coinvolto, ubriaco, in un brutto incidente automobilistico che lo porta a scontare una pena in carcere lontano dal padre malato e dal fratello.
Uscito dal carcere, le cose sono cambiate, soprattutto per il fratello Rodney, un reduce dell’Iraq profondamente colpito da quanto ha veduto e invischiato in un pericoloso giro di debiti e lotte clandestine.
Harlan DeGroat gestisce questo sottobosco di senza legge, gente che non scherza e che finisce per coinvolgere Rodney, disperatamente in cerca di una ragione cui aggrapparsi per tirare avanti e disgustato dal lavoro in fabbrica e dal paese che ha servito per quattro turni in guerra.

Sempre due fratelli, sempre una famiglia difficile come in The fighter ma qui Christian Bale sfrutta tutti i lati della sua poliedricità attoriale per non scadere nel ridicolo e nella riproposizione di quel ruolo che gli è valso l’Oscar. Casey Affleck è davvero eccellente nel ruolo del fratello minore perso e traumatizzato da quanto ha visto in Iraq, a tal punto da non comprendere più quale sia il limite da porsi per non sprofondare.
Woody Harrelson è un autentico cattivo, drogato e violento la cui creudeltà viene mostrata in apertura al film dove DeGroat per poco non uccide l’amante ficcandole un wurstel in gola e quindi, non pago, picchiando l’uomo che tentava invano di difenderla. Un personaggio orribile, con cui nemmeno John Petty (un Willem Dafoe perfettamente nella parte), il piccolo malvivente che gestisce gli affari loschi nella desolata cittadina post-industriale nella quale si snodano le vicende, intende averci troppo a che fare. In True detective Harrelson mi aveva stupita, qui mi ha definitivamente convinta, nel caso ve ne fosse il bisogno: è un attore sottovalutato ma capace ben più di alcuni altri fin troppo usati ed abusati nel panorama cinematografico contemporaneo e altresì tanto acclamati.

Ottimi personaggi secondari sono Forest Whitaker e Zoe Saldana, rispettivamente Walter Dugan e Lena, ex fidanzata dello sventurato Russell. Il maggiore dei due fratelli si accolla tutto il peso del minore e la responsabilità sulle sue azioni, ignorando quanto gravoso possa risultare un carico di questo genere.

Fotografia gelida, inquadrature opprimenti sull’orizzonte chiuso dalla fabbrica di acciaio e sui boschi sterminati che non offrono altra vista se non quella di cascine fatiscenti abbandonate  o abitate da tossicodipendenti distrutti e dallo stesso DeGroat, che incute timore ma che è in realtà un uomo come tutti gli altri e che il film ci mostra anche in quest’ultima sfumatura.

Quella di Russell è una discesa verso l’inferno più puro, da una vita tranquilla e onesta ad un agire insospettabile per un uomo che soffriva alla sola idea di colpire a morte un cervo in un bosco.

Interessante il montaggio durante la scena della caccia (a mio avviso, una delle più riuscite di tutto il film, assieme a quella finale), con una bellissima e struggente assonanza fra lo scuoiamento del cervo e la sorte di Rodney: sangue animale e sangue umano.


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