Una splendida storia di potere, sangue, tradimento e (dis)onore: la Yakuza secondo Kitano.
Ciò che più mi ha colpito, in "Outrage", è l'assoluta sobrietà stilistica con la quale "Beat" Takeshi ha voluto raccontarci questa tragedia moderna, evitando per una volta le sperimentazioni stilistiche, i movimenti di camera innovativi e i continui flash-back e flash-forward a cui ci aveva abituato con i suoi lavori precedenti. La trama stessa di "Outrage" è quanto di più lineare si possa trovare in una sceneggiatura, tanto che ad una prima visione quasi si stenta a credere che l'abbia diretto veramente Kitano. E' come se il maestro abbia in qualche modo voluto concentrare la nostra attenzione esclusivamente sulla storia, cercando per una volta di non ammaliarci con le sue consuete stravaganze poetiche e geniali, da assoluto innovatore. Quando scorrono i titoli di coda, però, la tua anima esterrefatta si rende conto di aver assistito all'ennesimo capolavoro di uno degli artisti più importante dei nostri tempi: il poeta con il cuore da killer ha di nuovo colpito nel segno.