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Solo poche ore dopo aver portato a termine la lettura di “The Wall”, il concept-book di cui abbiamo parlato qui, mi stavano già balenando nel cervello un milione di domande. L’Autrice aveva raccontato molto di sé ma, allo stesso tempo, aveva lasciato aperte un sacco di questioni. Chi era quella ragazza e perché aveva deciso di affidare la sua anima alle pagine di un libro? Cosa si nascondeva dietro a tutti quei “te lo dico ma non troppo”, a quelle frasi lasciate a metà, a quei riferimenti sottili che parevano nascondersi tra le pieghe della carta?
Il passo successivo è stato quasi automatico: Ornella Spagnulo vive a pochi blog di distanza da me e quindi non è stato difficile accendere il computer e bussare alla sua porta. Ornella si è resa immediatamente disponibile a parlare di sé e del suo ebook qui su Obsidian Mirror, e quello che state per leggere è il resoconto del tempo trascorso insieme dietro la tastiera. Non aspettatevi domande piccanti da parte mia o risposte eccessivamente rivelatrici da parte di Ornella: il bello di “The Wall”, nel caso non si fosse capito, è proprio nel “non detto”, nella flessibilità di un racconto che chiunque, leggendo la storia di una ragazza come tante, può far proprio ed adattare alla propria esperienza personale.
Lascio senza altro indugio le chiavi del blog a Ornella Spagnulo che, vedrete, ne farà buon uso e le cui parole, ne sono certo, non mancheranno di affascinarvi.
T.O.M.: Ciao Ornella. Innanzitutto grazie per aver accettato di essere mia ospite su Obsidian Mirror. Con chi abbiamo il piacere di chiacchierare oggi? Con Ornella la blogger oppure con Ornella la scrittrice?
O.S.: Grazie a te, con Ornella l’intervistata, quindi né la blogger né la scrittrice. Ornella l’intervistata è una persona che risponderà a domande più o meno invadenti (come è normale per un'intervista) cercando di non rivelare né troppo di sé né troppo poco, e magari di capire meglio se stessa proprio in virtù di queste domande.
T.O.M.: Visto che siamo su un blog (e che anche tu hai un blog) che ne dici se parliamo proprio di questo, tanto per iniziare? Vuoi dirci qualcosa circa la tua esperienza di blogger, sul perché hai aperto un blog e cosa ti spinge ad aggiornarlo? Se non sbaglio tutto è iniziato da una convivenza, no?
O.S.: Cronaca di una vita intima è nato due anni fa per condividere l’esperienza della convivenza, un fatto nuovo per me, che mi ha cambiato molto e mi sta cambiando. Ma tratto anche altri argomenti: recensioni per esempio, eventi culturali a cui partecipo, poesie (grazie al blog ho ricevuto una segnalazione di Claudio Damiani)... Sono un po’ caotica, questo è vero. Essere blogger mi ha fatto sentire spesso appoggiata da persone che con un commento mi dimostravano solidarietà su vari fronti, anche se non mi conoscevano. Scrivere un blog ti permette di sentire, quasi di toccare con mano, che tu stai scrivendo per qualcuno, che non è solo un flusso di coscienza o un esperimento letterario solitario quello che stai facendo. Mi piacerebbe molto che Cronaca di una convivenza (la sezione principale del mio blog) diventasse un giorno un romanzo.
T.O.M.: Solo qualche giorno fa qui sul blog abbiamo parlato del tuo concept book “The Wall”, ispirato all’omonimo album dei Pink Floyd. Mi è molto piaciuta l’idea che hai avuto di associare ciascun capitolo ad un brano di quel mitico album. Come ti è venuta questa intuizione? Vuoi raccontarci un po’ la genesi del tuo “The Wall”?
O.S.: Quando da adolescente avevo visto il film The Wall mi ero sentita capita. Non conoscendo bene l'inglese non ero riuscita a tradurre, prima, i testi delle canzoni ascoltandole, ma leggendo le parole in sovraimpressione avevo potuto rendermi conto del significato. The Wall era un film molto forte che parlava di solitudine, esclusione e di dolore. Finita l'università, scrissi un racconto ("La banca") per una rivista letteraria che non lo accettò perché l'argomento non era abbastanza "sociale" per loro, ma decisamente introspettivo. Poi Roberto Cotroneo, direttore di un master in scrittura creativa alla Luiss durato dal 2009 al 2011, un giorno chiese a tutti di scrivere un racconto su una parete. Ecco: da due racconti che parlavano di un muro feci uno più uno, e mi venne l’idea. Andai avanti raccogliendo racconti e impressioni sul tema del muro, mura fisiche come quelle di Berlino, mura psicologiche come quelle che tengono separate le persone. Prima scrissi i racconti, poi li ordinai seguendo con coerenza i testi delle canzoni dei Pink Floyd, la cornice del libro. Lo chiamai concept book perché si ispirava a un concept album.
T.O.M.: Una frase che mi ha colpito molto leggendo “The Wall”, e che ho riportato nel mio post precedente, è quella che dice: “Io credevo che una volta distrutto il muro sarebbe scomparso tutto. Invece resta, nella cenere, come nella parte più antica di me.” Se non sbaglio questo punto non l’aveva detto nemmeno Roger Waters. Cosa è rimasto del tuo muro oggi, diversi anni dopo la stesura dell’ebook? Quanti mattoni di quel muro conservi gelosamente, intatti o sbriciolati che siano?
O.S.: I mattoni ora sono sbriciolati, ma ci sono, eccome, per fortuna non sempre! Conservo piccoli mattoni con le persone con cui non ho molto in comune, che conosco poco, conservo mattoni più grandi quando non mi fido di qualcuno. Credo di non avere mura con le persone che mi amano e che amo, parlo della mia famiglia e del mio compagno, soprattutto. La frase che hai citato si riferisce all’illusione che la psicoanalisi ti possa salvare del tutto e rifare da capo. Certamente può aiutare e anche parecchio, ma se ti sei sempre sentita unica e incompresa, fin da quando eri piccola, una parte di questo sentimento resterà. E non è detto che sia da buttare, non del tutto almeno.
T.O.M.: In “The Wall” si parla spesso del tuo rapporto con la fede. Molto toccante il capitolo dedicato a Santa Teresa d’Avila, ma forse ancora di più il resoconto delle ore trascorse sulle panche della chiesa di San Frumenzio, dove andavi a “depositare i tuoi dubbi”. Quanto è stata importante la Fede nella tua crescita personale? Quanto è ancora importante?
O.S.: Vivo la fede con molta passione, mi ha aiutato a stare meglio e mi aiuta. So che posso sembrare una bigotta ma se non vado a messa non mi sento un granché bene, il fatto è che mi sono sempre chiesta il senso di tutto questo e l'unica risposta che trascende la vita terrena è quella della fede. Ma la fede può anche fare male. Può sembrare una bestemmia ma dando retta a certi preti si può anche finire male, non sono tutti dei santi.
T.O.M.: Oltre ai momenti di fede, nel tuo ebook ci racconti anche di scioperi e manifestazioni, degli anni in cui ti definivi politicizzata e di quando decidesti di andare a vivere in una comune. Come sei riuscita a far coesistere serenamente il Don Camillo e il Peppone che vivevano dentro di te?
O.S.: In realtà nella comune ci sono stata solo per due settimane, avevo 16 anni. Una bella esperienza, senz’altro. Si cucinava, si raccoglievano patate, si facevano raduni con altre comuni suonando e ballando intorno al fuoco... Per me era quella la vita ideale, da ragazza: una vita a contatto con la natura. Poi sono cambiata e a Peppone è subentrato don Camillo. Ancora, sotto sotto, i due coesistono, ma sono diversa da allora.
T.O.M.: La tua tesi di laurea specialistica in Critica letteraria si è trasformata qualche anno fa in un saggio dal titolo “Il reale meraviglioso di Isabel Allende”, un percorso esplorativo attraverso tutti i lavori della scrittrice cilena, da “La casa degli spiriti” ai racconti di “Eva Luna”. Vuoi parlarcene?
O.S.: Il saggio è stato un traguardo e una sconfitta. Pubblicare la tesi di laurea magistrale grazie a una lettera di presentazione del professore e critico Francesco Muzzioli ha rappresentato, per me, il primo step ufficiale per diventare quella che volevo diventare, una scrittrice (ancora adesso non mi potrei definire così, aspettiamo il primo romanzo pubblicato regolarmente da una casa editrice, che uscirà a breve). Un'altra soddisfazione grande: Isabel Allende mi ha spedito un biglietto bellissimo, che ovviamente tengo conservato, per ringraziarmi. Era il primo saggio italiano su di lei. Ma il libro non ha avuto nessun riscontro su giornali o siti: la casa editrice non si è occupata di niente e io ero troppo alle prime armi per darmi da fare. Inoltre i (pochi) professori universitari di letteratura sudamericana a cui ho scritto un’email non hanno dimostrato interesse, in Italia c’è pregiudizio sugli scrittori che vendono. L’unica docente che mi ha risposto ha scritto che secondo lei la Allende non era una scrittrice. All'estero la studiano nei dottorati e nei master, e qui da noi c'è chi non la considera una scrittrice.
T.O.M.: Nel tuo ebook scrivi che “gli scrittori sono spesso esseri tormentati che cercano nelle lettere impresse d’inchiostro una via di fuga da se stessi e di permanenza nel mondo oltre la morte.” Inoltre dici che “con la mediazione di libri lo scrittore pensa si possa arrivare al cuore di qualcuno”, ma che “nessuno vuole veramente conoscere l’autore di un libro”. Tu stessa oggi sei una scrittrice. Rivedi ancora te stessa in quella tua vecchia affermazione?
O.S.: Sì, mi rivedo, per me la letteratura è essenzialmente un modo per rimanere eterni sulla terra. Questo è un mio vero e proprio pallino. Sarebbe ottimo riuscirci, ognuno scrive con degli obiettivi in testa: c'è chi scrive per fare soldi e chi scrive per la gloria, sono entrambi traguardi faticosi ma il secondo si potrebbe definire più idealista del primo. Credo ancora che gli scrittori siano esseri tormentati, che motivo avrebbero sennò di chiudersi in casa davanti a uno schermo a inventarsi situazioni irreali o a ricordare avvenimenti per descriverli con le parole giuste, isolandosi da tutti gli altri? Si vuole arrivare al cuore delle persone o perché non ci si riesce nella vita normale in mezzo alla gente o perché l’amore che si raggiunge in quel modo non basta. Lo scrittore cerca sempre qualcos’altro, la gloria, che cos’è la gloria? La stima degli altri: lo scrittore ne ha sete. Ai lettori può piacere leggere e fantasticare sulla personalità, sulla vita dello scrittore, ma la realtà e la letteratura possono essere davvero distanti e conoscendo l’autore di un libro si può ricevere una grossa delusione, talmente grande da non voler leggere più niente di lui. Per questo è molto pericoloso per gli scrittori farsi conoscere.
T.O.M.: Solo pochi giorni fa il mondo ha celebrato il venticinquesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, avvenimento al quale hai anche dedicato un ampio spazio nel tuo ebook. Hai voglia di spendere qualche parola in proposito?
O.S.: In questi anni ho vissuto un riflusso nel privato e così evito di immergermi troppo in ciò che mi sta intorno, perché ogni volta è una delusione, mi arrabbio, prendo una direzione e mi rendo conto che la mia opinione non conta e soprattutto che non serve, non basta. Riguardo al muro di Berlino e al modo in cui ne ho parlato nel mio concept-book, posso dire senz'altro che quel muro per me è stato un segno esterno di qualcosa di interiore, credo che si capisca leggendo. Ecco, mi sono chiesta questo: se una città è riuscita a sopravvivere a una divisione del genere, potrò sopravvivere anch'io a questo muro che mi separa dagli altri? La risposta, passato qualche anno, è sì: il muro a volte si fa muretto, a volte lo scavalco per atterrare per bene lì, vicino a una persona, ma il muro può essere anche un'ottima difesa, sarebbe un perbenismo negarlo. A volte, ed è raro, semplicemente non c'è.
T.O.M.: Ultimissima domanda e poi, giuro, la smetto di importunarti. Anzi, no. Invece di una domanda facciamo che ti lascio il campo completamente aperto. Questo è lo spazio dove puoi andare a ruota libera, dove puoi raccontarci i tuoi progetti presenti e futuri, dove puoi farti tutta la pubblicità che vuoi, anche in maniera spudorata.
O.S.: A fine ottobre ho consegnato finalmente l’ultima versione del mio primo romanzo, Solo una fotografia, a un piccolo editore romano che lo vuole pubblicare. Non so ancora la data precisa in cui uscirà, se fosse per me lo correggerei all’infinito ma a un certo punto bisogna staccarsi. Solo una fotografia affronta temi simili a The Wall: l’adolescenza, l’amore non corrisposto, il muro con gli altri, ma la struttura narrativa è quella tradizionale del romanzo e la protagonista è una fotografa che ha sofferto di disturbi alimentari. Chi è interessato può iscriversi al mio blog: Cronaca di una vita intima e ricevere gli aggiornamenti via email, vorrei dedicare tutta una sezione del blog a questo romanzo. Altrimenti ci sono i canali Social, Twitter, Facebook, Google Plus, Linkedin. Su Facebook però non aggiungo tutti, così è meglio mandarmi prima un messaggio. Attualmente sto portando avanti un dottorato di ricerca in Italianistica, questo è il secondo anno, l'argomento della tesi è un critico di origine pugliese, Oreste Macrì, che si è dedicato molto all'ermetismo e alla traduzione.
T.O.M.: Grazie Ornella per questa interessantissima chiaccherata e per il tempo che hai dedicato a Obsidian Mirror e a tutti i suoi lettori. Tra le mille cose mi accorgo solo adesso, scrivendo queste righe conclusive, che non abbiamo ancora detto dove si può trovare "The Wall". Forse non ce n'è bisogno, ma a scanso di equivoci rimedio io adesso: The Wall si trova qui. Che altro dire? Non ci resta che l'augurio che il tuo romanzo "Solo una fotografia" possa presto diventare una realtà. E magari anche un successo. Nell'attesa comincio a preparagli uno spazietto qui sul blog .
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